di Pierpaolo Pierleoni
foto di Simone Corazza
Un fiume di gente, parole e chitarra, lacrime e applausi. Decine di palloncini fuori che si levano al cielo all’uscita del feretro, la chiesa gremita e ai piedi dell’altare una spianata di fiori bianchi. Sopra la bara una foto con l’immancabile sorriso e la maglia del Milan, la sua squadra del cuore, col suo nome ed il numero 94. Fuori uno striscione del gruppo ultras 63018: “Col tuo grande sorriso Pse ti ricorderà per sempre, Ciao Fede”.
Commovente, questo pomeriggio alla chiesa della Santissima Annunziata, l’addio a Federico Salvucci, il 23enne di Porto Sant’Elpidio morto martedì mattina dopo il terribile incidente stradale di sabato scorso sulla Statale Adriatica.
Tocca a don Andrea Andreozzi cercare le parole per una fine così prematura, partendo da un aneddoto “Oggi Federico ci chiede di trasformare questa scena in un grande banchetto. Qualche anno fa andai a casa sua, gli chiesi cosa studiasse, qualo fossero i suoi interessi, lui mi disse: quando verrai a cena ti preparo un bel piatto di tagliatelle. Per colpa mia non lo abbiamo mai mangiato sulla terra, ora quell’appuntamento è in cielo. Pensaci tu a preparare da lassù, prepara per noi. Prepara il sapore dell’amicizia, il gusto dell’accoglienza, il piatto della consolazione”. Trasformare il dolore in festa, l’invito del parroco, che assicura: “Oggi Federico ha vinto per noi. Oggi celebriamo la vittoria della vita e non della morte. I vangeli spesso parlano al futuro perchè il presente talvolta è insopportabile, dobbiamo guardare al futuro”.
Al termine della cerimonia tocca agli amici di sempre. Salgono uno dopo l’altro, ai piedi dell’altare, dietro la bara. Si abbracciano, arriva una chitarra, inizia una lettura. “Un amico diventa come un fratello, è quello che chiamiamo nelle difficoltà e nella gioia – ricorda uno di loro – Un amico è chi ci ha visto crescere, cadere, ci ha aiutato ad alzarci. Non si è mai pronti a perdere un amico, soprattutto a 23 anni. Il cuore grande di Federico ci incitava tutti. Sarà sempre parte di noi. Ci ha regalato un sorriso in ogni momento, aveva una positività contagiosa e trovava sempre la parola giusta. Abbiamo condiviso esperienze che ci accompagneranno per tutta la vita. Federico c’è sempre stato per i familiari e gli amici, ci aspettava sempre a braccia aperte per una birra e recuperare il tempo perduto. Anche se eravamo mancati per un po’, ci faceva sentire di nuovo a casa. Era inevitabile volergli bene”. “Eri pronto a tendere una mano ed a sdrammatizzare – continua un altro – Sapere che il tuo cuore batterà in qualcun altro dimostra la tua generosità. Dacci la forza, non sarà facile andare avanti senza di te”.
Poche parole, cariche di affetto e gratitudine, dalla mamma Maria Pia. “Una cosa la voglio dire io. Al prossimo che verrà da me e dirà una parola contro i ragazzi di oggi, giuro che darò uno schiaffo. Questi ragazzi non ci hanno lasciato mai un solo minuto in questi giorni. Ho chiesto loro consigli e mi hanno sempre aiutato. I ragazzi di oggi sono eccezionali, responsabili, rispettosi”.
Poi la folla lentamente sciama verso l’uscita, attende lungo la scalinata l’uscita del feretro per un ultimo saluto, un lungo scrosciante applauso omaggia la bara di Federico che abbandona la chiesa, mentre i palloncini volano alti, si arrampicano verso la sommità della torre campanaria, a ricordare il ragazzo dal sorriso contagioso.
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