Sotto il ponte Morandi poco dopo il crollo,
il racconto di una famiglia maceratese:
«Ci siamo salvati per qualche secondo»

ELSA ITRI vive a Corridonia, lei e il marito, di Pieve Torina, si sono trovati a passare sotto il viadotto: «Era caduto al massimo 60 secondi prima. Non capivamo se fosse un attentato, un terremoto. Una scena apocalittica, la paura era tantissima. Eravamo stati al centro commerciale, l'abbiamo scampata per aver sbagliato a prendere una scala mobile»

Uno scatto fatto dall’auto in cui si trovava Elsa Itri poco dopo il crollo

 

di Gianluca Ginella

«Abbiamo sbagliato a prendere la scala mobile al centro commerciale, quei pochi secondi ci hanno salvato la vita». Elsa Itri, 45 anni, vive a Corridonia ma è originaria di Genova e per questo quel giorno si trovava con il marito, di Pieve Torina, la figlia e la sorella a passare sotto il ponte Morandi, proprio pochi istanti dopo il crollo.

Elsa Itri

«Il 14 agosto siamo usciti per andare al centro commerciale l’Aquilone – racconta Elsa –.  Al ritorno pioveva tantissimo e la visibilità era scarsa. Ad un certo punto mio marito supera un tir e davanti a noi ci sono due auto ferme. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo». Allora Elsa guarda dentro una delle auto e vede un uomo. E’ terrorizzato e guarda verso l’alto. «Poi mia sorella ha cominciato a urlare: “E’ crollato il ponte di Brooklyn”. Io non riuscivo a capire, ma a Genova lo chiamano così il ponte Morandi». Davanti a loro, oltre la pioggia, c’è la sagoma del ponte, spezzata. «Una scena apocalittica. Non capivamo se fosse un attentato, un terremoto. La paura era tantissima» racconta Elsa. Il marito nel frattempo vuole andare a prestare aiuto «ma non si riusciva ad arrivare». Intanto lungo la carreggiata iniziano a fermarsi altre auto, per fortuna senza che avvenissero incidenti. Più avanti, sulla strada, erano caduti parte dei detriti del ponte Morandi. «Credo fosse caduto massimo 60 secondi prima che passassimo noi.

Sbagliare a prendere la scala mobile al centro commerciale ci ha salvati» continua la 45enne. Per circa un’ora rimangono bloccati e assistono all’arrivo dei soccorsi. «Sulla destra c’era una via per poter uscire, ma era bloccata, forse perché le persone avevano paura di percorrerla perché si trovava sotto il ponte rimasto in piedi. Alla fine siamo riusciti ad uscire passando per questa strada: i minuti più lunghi della nostra vita». Elsa in provincia di Macerata vive dal 1997 e dal 2005 risiede a Corridonia. Era tornata in Liguria per far visita ai famigliari. Quello che è accaduto «È surreale: loro non ci sono più e noi invece siamo qui – dice la 45enne –. Mi sento vuota come senz’anima. Mangio bevo e dormo, ma che senso ha progettare il futuro? Non ne capisco più il senso». Nel crollo del ponte Morandi, avvenuto intorno alle 11 di mattina di martedì scorso, sono morte 41 persone. Le ultime tre vittime sono state trovate nella notte. Ma si continua a scavare tra le macerie.

Il crollo a Genova

 


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