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Monte Urano: il regista Minervini
premiato alla mostra
del cinema di Venezia

MONTE URANO - Al regista originario di Monte Urano, ma da anni negli States, il premio 2018 'Vivere da sportivi - Fair Play al cinema' con il suo "What you gonna do when the world's on fire?". Il regista: "Non puoi togliere le Marche a un marchigiano"

di Francesca Marsili

Minervini da applausi alla mostra del cinema di Venezia. Al film del regista originario di Monte Urano Roberto Minervini “What you gonna do when the world’s on fire?” (Che fare quando il mondo é in fiamme?) è stato infatti assegnato il premio 2018 ‘Vivere da sportivi – Fair Play al cinema’. A ritirare il premio nello spazio della Regione Veneto all’Hotel Excelsior al Lido di Venezia, il produttore del film di Minervini, Dario Zonta. Nella motivazione del premio si legge che il film “ha saputo evidenziare i più alti valori etici e sportivi”. “Solo la narrazione sportiva o cinematografica, diretta o indiretta – ha detto Monica Promontorio, presidente dell’Associazione Vds (Vivere da Sportivi) – riesce a promuovere, su scala mondiale,comportamenti etici e valori sociali più consapevoli”. Il film documentario presentato alla Mostra del Cinema di Venezia ed accolto alla proiezione ufficiale da 10 minuti di applausi, racconta le storie di una comunità nera di New Orleans ancora oggi schiava di disuguaglianze sociali e razzismo, dopo che una serie di brutali uccisioni di giovani africani da parte della polizia ha scosso tutti gli Stati Uniti.

Un frame del film di Minervini

“Ci hanno sparato durante le riprese ma la troupe ha continuato a girare, consapevoli che questa che stavamo raccontando è un’opera non solo importante ma urgente, da fare subito” – ha detto commosso Roberto Minervini in conferenza stampa al termine della proiezione del suo ” What you gonna do when the world’s on fire?” –
“Ho raccontato storie del Sud americano che si sono svolte in forme inaspettate sotto i miei occhi. Nella fase di ricerca e preparazione del film siamo riusciti ad avere accesso a quartieri e comunità off-limits per i più. Mossa dalla collera e dalla paura, la gente cercava un’occasione per raccontare a voce alta le proprie storie – ha proseguito il cineasta fermano che da anni vive in America e che nel frattempo non dimentica le proprie origini, anzi, ricorda a tutti che – sono prima di tutto un regista marchigiano, non puoi togliere le Marche a un marchigiano”.


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