“Il nostro lavoro nasce dalla consapevolezza che in cucina si sta perdendo la memoria storica e della tradizione della nostra terra, ricca di prodotti eccellenti. Il nostro impegno è stato quello di documentare certezze e allo stesso tempo dal desiderio, oseremmo dire dal dovere, di ricercare le fonti di una cucina in grado di garantire un sano stile di vita, attraverso testimonianze ancora capaci di recuperare le memorie di un tempo”.
L’hanno affermato Alessandro Pazzaglia e Massimiliano Petrelli, coautori del libro “Antiche Ricette, cultura, tradizione, salute”, il cui progetto è stato illustrato dagli autori presso la splendida location del “Didacus” di Lapedona, presenti autorità locali tra le quali il sindaco di Lapedona Giuseppe Taffetani, il presidente della Camera di Commercio Graziano Di Battista, il direttore della sede Rai di Ancona Giovanni Iannelli, l’editore Valentina Conti e numerosi ospiti e collaboratori che hanno sostenuto l’iniziativa editoriale.
“Il libro – fanno sapere dall’organizzazione della conferenza stampa – arriverà nelle migliori librerie regionali e nazionali a fine ottobre, ma fin da ora è possibile affermare che quella scritta martedì a Lapedona è un’importante pagina della storia della tradizione culinaria delle Marche e in particolare del Fermano. Dalle Rigaglie e creste di gallo in fricassea alla Lattarina alla marinara, dai Tagliolini pelosi con il sugo finto ai Moccolotti de lo vatte, dalle Uova in trippa all’Oca arrosto, sono oltre 80 le ricette proposte dallo chef Alessandro Pazzaglia, “Senatore a vita” della Federazione Italiana Cuochi, con a fianco le tabelle nutrizionali del dottor Massimiliano Petrelli, endocrinologo e nutrizionista. E’ nato così il libro Antiche ricette. Cultura, tradizione, salute, voluto da alcuni produttori illuminati (coordinati da Luigi Donnari, che ha sposato il progetto) che in questa nostra regione, grazie alla passione e alla ricerca continua della qualità, non svolgono semplicemente la loro attività imprenditoriale, ma divengono, nei fatti, custodi del territorio e del paesaggio”.
Così, a fronte di una standardizzazione che avanza a livello planetario, ecco un modo per mantenere viva la cucina dei nostri antenati, «non solo perché gustosa e stimolante – ha affermato Pazzaglia, visibilmente emozionato – ma anche perché rappresenta le nostre radici, la nostra storia, quindi anche parte integrante della nostra identità culturale». Partiamo dunque per questo viaggio – storico, antropologico ed enogastronomico – alla ricerca dei sapori e delle ricette di una civiltà contadina ancora viva nelle Marche, una regione che per molti versi ha saputo preservare intatto il fascino della sua memoria territoriale. Un viaggio emozionale di suggestioni che si legano all’immaginario e che inevitabilmente diviene anche una scoperta del territorio. Un viaggio, però, senza l’ansia di arrivare e, anzi, con la disponibilità a perdersi, per ritrovare quella “bellezza” e “armonia” dei sapori che per Leopardi costituivano la “dimenticanza de’ mali, e trascuranza de’ beni”.
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