Dondero, un archivio di oltre 500.000 scatti “È come se ogni volta Mario tornasse in vita”

ALTIDONA - Il punto sul lavoro svolto in questi anni dalla Fototeca provinciale. Le parole di Pacifico D'Ercoli, Andrea Del Zozzo e Fernando Felicetti dell'associazione Altidona Belvedere

di Andrea Braconi

Loro Mario Dondero l’hanno conquistato con lunghe e succulente cene tra il centro storico e la campagna di Altidona. “Ma per costruire un rapporto divenuto poi meraviglioso è stata importante la nostra semplicità e la nostra passione per la fotografia” avevano rimarcano Pacifico D’Ercoli, Andrea Del Zozzo e Fernando Felicetti, intervenuti a San Benedetto del Tronto la scorsa estate in rappresentanza dell’associazione Altidona Belvedere ad un incontro organizzato dal Fiof (Fondo internazionale per la fotografia video e comunicazione).

“Delle foto di Mario – sottolinea oggi D’Ercoli, presidente dell’associazione e responsabile della Fototeca provinciale con sede proprio ad Altidona, che ha l’incarico di curare l’archivio del compianto fotoreporter – abbiamo sistemato tutta la parte del bianco e nero fino al 1994-95 e sono stati inventariati 212.000 scatti. Poi ci sono quelli che vanno da quel periodo fino al 2015, con altri venti anni di fotografia che vanno inseriti. Quindi, quando ho quantificato in 350.000 scatti in bianco e nero mi sono sbagliato di pochissimo: ci saranno almeno altri 80-100mila scatti, oltre 30-40mila che non sono in archivio, che sappiamo che Mario ha realizzato ma che sono in giro, a partire dalle redazioni dei giornali”.

Sulle diapositive la Fototeca ricomincerà a lavorare prima della fine dell’anno, grazie anche a dei finanziamenti erogati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali. “Credo che il numero andrà dai 150 ai 200mila scatti e così, complessivamente, saremo intorno alle 500.000 fotografie. Pensate che la Fototeca con i suoi 17-18 fondi acquisti ha circa 850.000 immagini, comprese quelle di Mario: quindi ci avviciniamo al milione, un traguardo importante”.

Lungo l’elenco di chi lavora alla catalogazione e alla valorizzazione di questo autentico patrimonio culturale. “Oltre al sottoscritto – spiega – ci sono Andrea Del Zozzo, Diego Pizi come tecnico, Fernando e Roberto Felicetti che lavorano costantemente e gratuitamente almeno due volte a settimana, l’instancabile Mario Pompa che ha realizzato un database fenomenale per il sito web, piaciuto anche ai referenti della Soprintendenza. In più c’è Laura Strappa, compagna di Mario, che ci sta aiutando ad individuare soggetti, situazioni e date di tutto ciò che va oltre il 1995”.

Il gruppo storico della fotografia altidonese, attivo dal 1999, si è costituito in associazione nel 2004 e ha curato 20 mostre estive, portando in questo piccolo centro della Valdaso gli scatti dei più grandi fotoreporter italiani, come Uliano Lucas, Letizia Battaglia e Tano D’Amico. “Nel 2010 abbiamo fatto la mostra di Mario Dondero – ricorda D’Ercoli – molto importante perché una delle prime volte con una sala dedicata al colore”.

Nel 2011 si costituisce la Fototeca provinciale di Fermo, grazie alla Provincia di Fermo e al Comune di Altidona. “La nostra attività come responsabili della Fototeca inizia nel 2012. Nel novembre 2013 c’è stata l’acquisizione dell’archivio di Mario Dondero con contratto di comodato d’uso”.

Ma l’anno veramente importante è stato il 2014. “Mario si è dedicato molto all’archivio e abbiamo avuto l’occasione di fare 40 sedute durante le quali lui selezionava le diapositive e noi le inventariavamo. È stata un’esperienza indimenticabile. C’è stato un rapporto stretto e forte con Mario, un qualcosa che nessuno di noi potrà mai dimenticare. Naturalmente, durante il lavoro abbiamo preso alcune accortezze: abbiamo registrato tutte le sedute fatte, con circa 80 ore di registrazione, materiale di grandissima importanza anche per il futuro lavoro che faremo sull’archivio”.

Sempre piacevole e disponibile, Dondero non aveva però nell’ordine il suo miglior pregio. “Le diapositive erano nell’assoluta casualità, ma poi lui tirava fuori una serie di racconti che allietavano il pomeriggio. E noi eravamo curiosissimi, di ascoltarlo e di studiare quelle immagini”.

La dichiarazione del Ministero dei Beni Culturali come archivio di grande importanza storico culturale, avvenuta nel 2016, ha aperto la prospettiva di ottenere risorse per poter incrementare l’attività sull’archivio e sui portali web. “Per noi portare in rete il database di questi scatti è fondamentale, sia per dare ancora più luce al lavoro fatto da Mario, sia per stimolare nuovi progetti legati alle sue foto”.

“Ogni volta anche la stessa mostra montata in luoghi diversi pone problematiche diverse, è sempre una sfida – evidenzia Del Zozzo -. Da qualche anno a questa parte abbiamo allestito molte mostre di Mario: ad Ascoli nel 2014 con 40 scatti, a San Benedetto del Tronto 30, per la stessa mostra a Macerata gli scatti sono diventati 55. Mettere mano a negativi o diapositive permette di scoprire centinaia di inediti. Le mostre di Mario prima del 2010 non sono state tante e circolavano gli scatti più noti. Oggi, invece, è possibile fare mostre più tematiche”.

Dentro la casa di Mario in vicolo Zara a Fermo, ricorda Del Zozzo, si respirava una vera passione per la fotografia. “Eravamo incuriositi dal materiale e abbiamo chiesto di curiosare nelle scatole. Così ci siamo accorti che si poteva dare un senso alle foto a colori. Dopo tanto bianco e nero ci siamo infatti domandati: perché no il colore? Per la mostra fatta a Roma (dal dicembre 2014 alla primavera 2015 alle Terme di Diocleziano, ndr) sono stati inseriti molti scatti a colori, proprio per dignità del lavoro di Mario. Nel tempo, inoltre, sono nate tante collaborazioni per altre mostre in Italia, non necessariamente partite per nostra iniziativa. Dentro le foto di Mario, persoona che si amava dal primo momento e che aveva empatia con chiunque incontrasse, ci sono 60 anni di storia e di eventi mondiali raccontati e fotografati con la sua stessa semplicità”.

A puntualizzare gli aspetti tecnici, Fernando Felicetti. “I negativi, quasi tutti inventariati in un database, sono risultanti dai libri di Mario. Parliamo di oltre 200.000 fotogrammi. Inoltre, abbiamo 2.500 diapositive catalogate su 11.000 viste insieme a lui. Con un macchinario che abbiamo allestito (una macchina fotografica con sotto un cursore retro illuminato dove scorrono i negativi e con un telecomando collegato) complessivamente abbiamo prodotto 20.000 file che ci permettono di fare una selezione in occasione di una mostra”.

“Nel leggere e nel guardare le sue foto è come se ogni volta lui tornasse in vita – conclude D’Ercoli, che ricorda anche il grande lavoro fatto da Nunzio Giustozzi e Laura Strappa per la mostra di Roma -. Ogni volta non vediamo l’ora di rimettere mano alle fotografie, anche se è la sfida più difficile, un mosaico con migliaia di tasselli da mettere insieme”.

 


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