Erosione, Felicioni: “Via il pennello a sud e arretramento del lungomare, alcuni chalet vanno chiusi impossibile salvarli”

PORTO SANT'ELPIDIO - Il Laboratorio civico sui danni delle mareggiate: "Non parliamo di emergenza, è così da 15 anni e le responsabilità dell'Amministrazione sono evidenti; aspettare i soldi per le scogliere non basta. Per alcuni stabilimenti non c'è nulla da fare, serve il coraggio di dirlo"

“La vicinanza e la sensibilità del sindaco ai balneari, la tempestività nell’essere presente e mandare le foto del disastro in Regione non fanno venir meno le responsabilità dell’amministrazione in tutto quello che sta succedendo. Parliamo di emergenza ma sono 15 anni che puntuali arrivano le mareggiate. Dal 2005 abbiamo speso, carte alla mano, più di 7,5 milioni per cercare, invano di contrastare il fenomeno; non si può dire che è una emergenza mai vista o anomala”. Così il Laboratorio civico capitanato da Alessandro Felicioni, sulla critica situazione della costa elpidiense, dopo le violente mareggiate dei giorni scorsi.

“Io non mi fido della Regione – il j’accuse del consigliere civico – Troppe volte abbiamo dovuto risvegliarci bruscamente dopo essere stati illusi da promesse vane. E se non succede nulla prima di quattro o cinque anni? E se cambia il timone della regione e occorre ripartire daccapo? Che facciamo? Lottiamo tutti gli anni per mettere i sacchi, le radenti, il ripascimento, buttando 2-3 cento mila euro all’anno senza alcun risultato? Non possiamo restare con le mani in mano sperando che da qualche parte spuntino i soldi per le scogliere emerse”.

Dalla critica alle proposte del Laboratorio. “Interventi immediati, come la rimozione del pennello a sud per riattivare il ripascimento naturale, di medio periodo come una interlocuzione seria con il Consorzio di Bonifica che gestisce la diga di San Ruffino, la cui chiusura ha contribuito a ridurre l’afflusso di detriti e il ripascimento naturale e di lungo periodo, come l’arretramento del lungomare sud che ha creato una rigidità strutturale ed ha alterato i rapporti di forza tra mare e costa, scatenando l’escalation dell’erosione. Questi interventi possono essere fatti anche in attesa delle scogliere emerse che come minimo per altri 3 o 4 anni non si vedranno. Se danno risultati questi interventi che proponiamo, le scogliere potrebbero non servire su tutto il litorale e i soldi eventualmente stanziati per la difesa della costa dalla Regione potrebbero essere riallocati (con risparmio sicuro) per contribuire alle opere strutturali (arretramento del lungo mare sud)”.

Proposte, quelle del Laboratorio civico, che anche se non funzionassero, secondo Felicioni, “non farebbero peggio e  quando arriveranno le scogliere le metteremo. Bisogna che qualcuno abbia il coraggio di dire che per alcuni degli chalet del lungomare sud non c’è alcuna possibilità, non possono più essere protetti, vanno chiusi. E lo sanno anche loro: chi può si sposta, trasloca, altri si sposteranno a breve, altri ancora hanno mollato. Hanno imparato a vivere senza la spiaggia, molti vivono di ristorazione. Il comune potrebbe proporre incentivi a chi si sposta visto che, senza attività private sul lungomare, risparmierebbe per le opere di difesa che altrimenti dovrebbe contribuire a pagare stante l’orientamento della Regione. Oppure potrebbe offrire una sorta di prelazione per la riapertura dell’attività quando la spiaggia sarà tornata fruibile”.

“È dura da digerire – conclude l’ex candidato sindaco – ma sentiamo tutti i giorni che la calzatura è finita, che non ha futuro a meno che non si innovi e non sappia recepire i cambiamenti socio culturali e superare la crisi economica. Bene; se nessuno si indigna e tutti sono disposti ad accettare che l’attività su cui si è fondatoa Porto Sant’Elpidio e che ci ha portato fin qui sia finita per come la conoscevamo noi e debba essere totalmente ripensata, allora anche quegli operatori devono essere aiutati a capire che ora l’emergenza vera è ricreare una spiaggia per poter poi ritornare a lavorarci. Tutti siamo vicini ai balneari perché il dolore, la rabbia e la frustrazione di vedere la propria spiaggia portata via dal mare senza poter intervenire sono anche le nostre, giacché la spiaggia stessa è di tutta la cittadinanza”.


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