Niente abete in Piazza del Popolo. La Lipu di Fermo lo chiede ormai da alcuni anni, ma quest’anno è diverso. “Già da tempo – spiegano i componenti della delegazione di Fermo – riteniamo che la città di Fermo sia matura per una decisione sempre più necessaria: quella di lasciar perdere, “darci un taglio” con l’albero di Natale vero, fatto utilizzando un abete vero, che viene tagliato chissà dove ed è poi destinato all’oblio o alla demolizione.
Anche a Fermo è ora di passare ad un albero di Natale finto, simbolico, artistico, o costruito e illuminato secondo le più svariate idee che si possono trovare in giro. Se ci guardiamo intorno vediamo che ormai tutte le maggiori e le più belle città italiane ed europee si sono decise il tal senso, e la sensibilità ecologica dei cittadini è matura al punto da non ritenere più necessario che nella piazza centrale della città ci sia un abete vero”.
Lipu che entra poi nel merito dei drammatici danni ai boschi arrecati dalle ultime settimane di maltempo: “Quest’anno la richiesta assume un valore particolare. Abbiamo visto tutti sui tg la devastazione che è stata subita dai boschi di conifere del Trentino e del Veneto: abbattimento ci centinaia di migliaia di abeti in poche ore, la perdita di intere foreste rappresentano, oltre che spaventosi danni economici per le due regioni, anche una immane perdita di patrimonio vegetale e della biodiversità, inauditi danni alla salubrità dell’aria, alla tenuta dei terreni, alla fotosintesi, insomma una catastrofe da ogni punto di vista. E per favore non ci si venga a dire, che quel singolo specifico albero viene – forse – da un vivaio o sia destinato ad una qualche forma di ripiantumazione, peraltro desinata sicuramente al fallimento: queste cose sono assolutamente irrilevanti in confronto all’aspetto culturale e pedagogico di cui stiamo parlando: e’ il messaggio di base che e’ sbagliato. Perché qui non si sta parlando di un singolo albero, di quell’esemplare, ma di un approccio etico generale agli elementi e agli equilibri naturali, considerati come se fossero al servizio dell’uomo, subordinati non solo ai nostri bisogni materiali, ma addirittura ai nostri capricci e divertimenti, o alle nostre decorazioni festive, fugaci e passeggere come un panettone. E per di più questo messaggio avviene in concomitanza con una spaventosa devastazione che il patrimonio vegetale del nostro paese ha appena subito, e non ha ancora neanche finito di quantificare, per ricostruire il quale serviranno decine e decine di anni, e forse neanche i nostri figli riusciranno a rivederlo com’era. E se mai dovessero mancare le idee si potrebbe sempre indire un concorso tra i ragazzi dell’Istituto d’Arte, o di tutte le scuole della città, ed avremo sicuramente decine di proposte più interessanti e carine di quel triste abete momentaneo, che ricorda con mestizia tutti suoi simili persi sulle Dolomiti. Per questo chiediamo all’attuale amministrazione di voltare una pagina, a fare un passo avanti, dare un messaggio positivo e rispettoso della natura, e magari a dare seguito ad una sensibilità che tra i cittadini – siamo sicuri – esiste già”.
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