di Andrea Braconi
video intervista di Janneson Cabral da Silva
Non è bastato il Teatro dell’Iride a contenere le centinaia di richieste per assistere allo spettacolo di Paolo Nani, attore e regista teatrale. Classe 1956, residente da quasi 30 anni in Danimarca, Nani – che dice di essere conosciuto “a macchie” in Italia – ha estasiato il pubblico con il suo spettacolo “La lettera”, che porta in scena dal 1992, un vero e proprio “classico della risata” con le sue oltre 1.200 repliche in tutto il mondo e con le sue molteplici varianti su un unico ma semplice tema: “Un uomo entra in scena, si siede a un tavolo, beve un sorso di vino che però sputa, essendo chissacchè, contempla la foto della nonna e scrive una lettera. La imbusta, affranca e sta per uscire quando gli viene il dubbio che nella penna non ci sia inchiostro. controlla e constata che non ha scritto niente. Deluso, esce. Tutto qui” come sottolinea lo stesso Nani.
“Perché questo spettacolo continua a piacere ancora? – afferma a Cronache Fermane -. È difficile dirlo, Quello che è speciale è che c’è una gag dietro l’altra, è inzeppato di dettagli usciti con il tempo. È pieno di sorprese che sorprendono sempre. Poi c’è la cosa del timing che è comica, un ritmo quasi da cartone animato”.
Per Nani il teatro è un rituale di condivisione. “La gente si trova e qualcosa succede. Succede in quel modo lì, quella volta lì. Si condivide insieme questo spazio/tempo e questa festa. Siamo tutti lì e questo succede solamente oggi, domani sarà diverso e chissà se e dove si ripeterà”.
Scherza, Nani, sulla sua “apparizione” a Petritoli per il Bianconiglio Festival. “Sono qui perché mi avete chiamato. Se mi chiamano in Giappone vado in Giappone, se mi chiamate a Petritoli vengo qui. Poi è carino vedere nel piano di tournée sul mio sito Okinawa e poi Petritoli. E questa volta qua avevo tempo”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati