Bebe Vio, Frida Kahlo, Alex Zanardi
e le vite straordinarie di disabili
disegnate da Corrado Virgili

FERMO - A curare l'edizione di “Vite straordinarie” è stata Antonella Patete, giornalista di Redattore Sociale, che si è avvalsa del supporto dei suoi colleghi e, soprattutto, del fermano Virgili, che ne ha illustrato i protagonisti

di Andrea Braconi

Helen Keller, Ludwing Van Beethoven, Frida Kahlo, Oney Tapia, Temple Grandin, Evgen Bavčar, Rosanna Benzi, Franklin D. Roosevelt, Maud Lewis, Nick Vujicic, Lizzie Velásquez, Madeline Stuart, Stephen Hawking, Beatrice Vio, Louis Braille, Sudha Chandran, Alex Zanardi, Marlee Matlin, Stevie Wonder, Django Reinhardt, Melanie Gaydos e Stephen Wiltshire. Ventidue vite straordinarie, legate da varie disabilità e confluite in un albo illustrato prodotto come numero speciale della rivista SuperAbile dell’Inail.

A curare l’edizione di “Vite straordinarie” è stata Antonella Patete, giornalista di Redattore Sociale, che si è avvalsa del supporto dei suoi colleghi e, soprattutto, del fermano Corrado Virgili, che ne ha illustrato i protagonisti.

Ventidue storie, ventidue vite di personaggi famosi che nella loro professione hanno fatto un percorso importante. Persone qui raccontate con uno stile molto fresco, per una narrazione, questa sì, diversa.

“Il primo lavoro è stato quello di fare una selezione – ha spiegato la Patete -, il secondo capire chi doveva scrivere le storie. È un lavoro fatto a tempo di record. Scegliamo la semplicità, ci siamo detti, altrimenti rischiamo di diventare banali: questa è stata la sfida che ci ha accompagnato sempre. E abbiamo pensato ad un pubblico che fosse anche giovane. È stata una bella avventura di gruppo, coinvolgendo giornaliste e giornalisti di Redattore Sociale. Ed è stato un modo per far emergere molte sensibilità diverse”.

Virgili è nel mondo della computer grafica da oltre 20 anni ma non è un illustratore in senso stretto. “L’input è stato quello di far emergere la persona e la sua storia, non la sua disabilità. Non è stato un lavoro ordinario, ma straordinario. Per quello che riguarda me è stato complicato dare una risposta nel momento in cui sono stato coinvolto, ma mentre il cervello diceva non si può fare, ho detto sì, lo faccio. Da lì è stato tutto un iniziare un percorso molto personale, complicato dal come affrontare il ritratto”.

Un lavoro interamente in digitale, affrontato come una sorta di ritiro spirituale. “Avevo circa 25 giorni, un giorno per ogni ritratto e 3 per riflettere sulla mia vita. Al mattino mi svegliano, studiavo il personaggio, lo disegnano. Il pomeriggio lo definivo e lo coloravo. Alla sera lo testavo con mio figlio di 8 anni, che ne ha bocciati alcuni”.

Per alcuni personaggi, ha sottolineato Virgili, è stato semplice far quadrare il cerchio perché non considerate icone della nostra epoca. “Ma Bebe Vio no, è un’icona mediatica e normalmente la conosciamo con un’immagine con un sorriso in cui è facile sprofondare dentro. Io invece ho cercato di andare da un’altra parte”.

 


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