Cittadinanza attiva nella valorizzazione del ruolo intellettuale delle donne nel territorio: tale il senso della visita effettuata dagli studenti della 3D liceo scientifico scienze applicate del Carlo Urbani di P. S. Elpidio, accompagnati dalle docenti Maria Pamela Bulgini e Samuela Pallottini, curatrici del progetto, alla Società Operaia “Giuseppe Garibaldi” di Porto San Giorgio.
Il presidente Maurizio Mattioli, spiegando i molteplici significati dell’attivismo del sodalizio in direzione culturale, sociale e solidaristica ha guidato il gruppo nelle stanze di un vero museo aperto, tra cimeli garibaldini, lapidi indicanti eventi e figure essenziali del patriottismo ottocentesco o benefattori, opere pittoriche di Sigismondo Nardi, le pregiate marine di Pennacchietti, “le mani”, simbolo del sodalizio, di Guttuso, ricordando anche la tradizione antifascista, l’entità del patrimonio librario ed il valore dell’archivio, tutelato dai beni culturali. Nella sala Max Salvadori, leggendo il primo elenco dei soci affisso alle pareti ha sottolineato come a differenza di altre realtà gemelle, che hanno costituito sezioni maschili e femminili, la Società operaia sangiorgese non abbia mai eretto steccati coinvolgendo invece nelle diverse epoche le donne, intitolando i Premi “Bravo” a figure femminili di spicco come Alessandra Nibbi o Ione di Rosa Armandi ed ospitando il Centro nazionale Joyce Lussu. Il professor Alfredo Luzi, correlando vicende locali e nazionali, ha ripercorso le tappe biografiche e le direzioni intellettuali dell’impegno socio-politico della repubblicana Lussu, tra valorizzazione della microstoria e recupero della civiltà al femminile collegata alle leggende e alla tradizione sulle Sibille, attuata nei nuclei comunitari montani guidati da donne, ove era stata eliminata la proprietà privata, sino a delineare l’interesse per la traduzione delle avanguardie di protesta, l’attività poetica e narrativa.
Passando alla vicenda umana ed intellettuale di Sibilla Aleramo, ha richiamato il dramma della violenza subita negli anni civitanovesi, il salto al prestigio nazionale e la vocazione all’autonomia e alla difesa della libertà ed autodeterminazione femminile in un panorama di intellettuali uomini. Ha chiosato sul legame sentimentale con Franco Matacotta, da lei spinto a scrivere “La lepre bianca “ e sull’ ospitalità a scrittori famosi come Vasco Pratolini, che ospite della Aleramo nel nostro territorio scrisse “Il quartiere”. Ha ricordato l’impegno sociale della stessa con Giovanni Cena per favorire l’alfabetizzazione, verso la nascita delle scuole popolari ed ha consegnato agli studenti il motto della scrittrice “noi siamo poeti, per questo apparteniamo a tutte le classi”.
La professoressa Clara Stefanelli ha ricordato come “Una donna” della Aleramo sia il romanzo che nella stagione del Sessantotto ha ispirato molte insegnanti nella loro pratica educativa sulla necessità storica di una parità descritta in termini di “sguardo sul mondo”, uguaglianza nella responsabilità, nell’assunzione di un ruolo socio-politico ed intelletual-umano che attraversando addirittuara la trasgressione come spinta storica conducesse ad infrangere i limiti della disparità; ha ricordato anche l’orgoglio consapevole di Joyce sulla lacerazione dell’impegno al femminile e sulla capacità di accoglienza e la valorizzazione della storia in tutte le sue articolazioni come patrimonio comune.
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