Il consiglio comunale di Fermo (immagine di repertorio)
di Paolo Paoletti
Il Comune di Fermo è salvo da possibili ricorsi milionari o la maggioranza cittadina ha preso una decisione che rischierà di deturpare con la cementificazione selvaggia le campagne del fermano? Un voto, quello di ieri sera, che non mancherà di far discutere. Assenti per protesta i consiglieri 5 Stelle (Marco Mochi e Mirko Temperini), Massimo Rossi (Fermo Migliore), Giulia Torresi (L’altra Fermo Sinistra Unita) e Sonia Marrozzini (Articolo 1). Presenti dietro ai banchi i consiglieri Pd che dopo aver contestato il cambio di rotta dell’amministrazione Calcinaro sono usciti fuori dall’aula al momento del voto. Con loro anche Gianluca Tulli della Lega. Diversa la posizione di Giambattista Catalini ed Alessandro Bargoni: prima si sono dichiarati favorevoli alla decisione ma poi al momento del voto erano fuori dall’aula.
Minoranza che prende le distanze da quello che viene definito un atto esclusiva espressione dell’amministrazione Calcinaro e: “Potenzialmente devastante per la salvaguardia del paesaggio”. Con il voto di ieri coloro che dal 2006 ad oggi hanno realizzato un annesso agricolo, superato il vincolo dei dieci anni, possono far richiesta di cambio destinazione e trasformarlo in abitazioni civili nel rispetto delle volumetrie esistenti. Una rimessa per attrezzi, serre, oleifici, stalle, edifici per la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli possono diventare abitazioni o magari una serie di villette a schiera.
Discorso che non è valido invece per tutti coloro che da oggi in poi realizzeranno strutture simili. Al centro del dibattito c’è infatti l’aspetto della retroattività a partire dall’entrata in vigore del PRG 2006.
I consiglieri Mirko Temperini e Marco Mochi, in foto con Di Maio
Marco Mochi del Movimento 5 Stelle spiega i passaggi di una vicenda quanto mai intricata: “Durante l’amministrazione Brambatti l’allora dirigente di settore, con una determina, aveva dato un indirizzo in merito ai dubbi nel Piano Regolatore del 2006, limitando la possibilità di cambiare destinazione d’uso agli annessi agricoli a tutela del paesaggio e delle colline delle campagne fermane. Tutti gli annessi agricoli realizzati dopo l’approvazione del PRG 2006 non potevano più essere trasformati. Per bloccare una cementificazione selvaggia in campagna presentai una mozione, fatta propria dalla maggioranza, che adottasse la determina dell’allora dirigente. Proposta che venne fatta propria dall’attuale maggioranza del sindaco Calcinaro. Così nella seduta del 29 novembre 2016 del Consiglio Comunale, con una votazione all’unanimità, è stata adottata una delibera che ha corretto e perfezionato l’articolo 58 delle norme di attuazione del PRG ricomprendendo nelle disposizioni generali il divieto assoluto e perenne di cambio di destinazione d’uso di tutti i manufatti fino ad ora utilizzati nelle attività agricole. Questo atto è stato oggi molto ridimensionato. Tutto per paura e dietro la minaccia di ricorsi. Viene tolta la retroattività e resta solo il vincolo dei dieci anni. Chi dunque ha realizzato un annesso nel 2006, oggi, in quanto trascorsi dieci anni è libero di cambiare destinazione d’uso. Chi realizzerà strutture simili da oggi in avanti invece, non potrà fare nulla. Per la realizzazione di un annesso agricolo serve presentare un piano aziendale. In base a quello viene dato il via libera per la realizzazione. Ho il timore che in questi anni i controlli sull’effettiva corrispondenza tra programmazione e annessi realizzati siano stati scarsi. A volte ci troviamo di fronte ad annessi agricoli con camini e finestre”.
Pierluigi Malvatani
Un tema che ha visto agguerrito anche il capogruppo del Partito Democratico Pierluigi Malvatani: “Sollevai la questione ‘lottizzazioni in zone agricole’. La determina venne fatta durante l’amministrazione Brambatti dall’allora dirigente come chiarimento sulle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore 2006. Sono poi subentrati i comitati di coloro che hanno fatto richiesta di cambio destinazione minacciando ricorsi. Dietro parere legale del Comune, che diceva che l’ente poteva essere esposto, l’amministrazione si è lasciata impaurire ed ha cambiato rotta consentendo la possibilità di cambio destinazione dal 2006 in poi, con l’unico vincolo dei dieci anni. Siamo di fronte ad amministratori che si lasciano influenzare non dal bene comune e dalla tutela del territorio ma dalla paura e dalle minacce di ricorsi. Avevamo la possibilità di salvaguardare le nostre colline, uno dei paesaggi più belli delle Marche, che ora viene messo a rischio“.
Malvatani che punta il dito anche contro le tempistiche dell’amministrazione: “Ancora una volta siamo stati informati della volontà della maggioranza in commissione due giorni prima del voto. Non ci hanno dato il tempo di discuterne e magari di trovare delle soluzioni condivise a tutela della difesa del paesaggio. Si poteva alzare il limite a 20 anni invece che dieci, assicurandosi così che la trasformazione avrebbe riguardato effettivamente le realtà agricole. Si potevano porre delle regole ben chiare alle superfici, ai volumi, ragionare sulle zone dove si poteva costruire, magari dando anche voce in materia all’ispettorato agrario. Non ci è stato modo di fare niente di tutto questo. Avremmo potuto trovare insieme degli strumenti idonei alla tutela del paesaggio. Questa maggioranza rimarrà da sola e si dovrà assumere le responsabilità delle proprie scelte“.
Marco Mochi che mette il carico:” Per dirla tutta, secondo me, neanche la scelta del periodo natalizio per l’approvazione è stata casuale ma una volontà ben chiara per sviare l’attenzione di questa votazione”. Resta ancora il silenzio a riguardo delle associazioni ambientaliste.
Fermo, opposizione compatta: “Fanno costruire in campagna e intanto il centro si svuota”
Trasformazione annessi agricoli, parte la petizione, Rossi e Torresi:”Una scelta sciagurata”