“Il malato ha anche una mente, non solo un corpo” Il plauso a Macarri e ai 10 anni di Gastroenterologia

FERMO - All'incontro voluto dal primario del "Murri" hanno preso parte tante autorità. Unanime il coro a difesa di un sistema sanitario che "non si lascia condizionare né dalle qualità umane né dall'appartenenza di tipo religioso ed etnico"

di Andrea Braconi

L’annuncio della nascita di Gastroenterologia, 10 anni fa, venne dato in occasione di un convegno a Porto San Giorgio dall’allora direttore dell’Area Vasta 4, il compianto Mario Forti. Lo ha voluto ricordare in apertura di convegno il primario Giampiero Macarri, al cui invito al Teatro dell’Aquila hanno risposto in tanti. “Ho voluto come tutti coloro che hanno partecipato alla vita di questa famiglia, dai giovani laureati che hanno fatto esperienza al personale Oss, dagli infermieri ai coordinatori. Ci sono anche i medici di Medicina generale e gli esperti che ci hanno accompagnato in questi anni e hanno contribuito alla crescita di questa realtà” ha sottolineato.

Una breve carrellata di immagini ha marcato il lungo percorso del reparto diretto da Macarri: i primi 4 posti letto “dove gestire qualche paziente”; Filippo Antonini spedito a Parigi per tre mesi per iniziare l’attività di endoscopia; i corsi sulle malattie del pancreas; i tanti momenti di confronto e di crescita, come quelli vissuti con il gruppo Graces attraverso corsi itineranti in tutta Italia e anche all’estero; l’immancabile anestesista Massimo Valente; il contributo della dottoressa Luisanna Cola; l’entusiasmo alle stelle, soprattutto da parte dei giovani dell’equipe; le sedute dedicate; lo spy glass; la presenza degli studenti di Infermieristica “che hanno dato un valore aggiunto”; l’arrivo di un reparto molto più accogliente, con 14 posti letto; l’inaugurazione dopo anni di lavoro della Ibd Unit; infine, anche le poche ombre che però sono state momento di crescita.

Questo, ha detto Macarri, il passato. Ma per il futuro? “Intanto, continuare la programmazione con tutti voi. Sentiamo la necessità di creare un vero network sulle malattie bilio pancreatiche. Inoltre, integrare le procedure endoscopiche è la direzione verso cui bisogna muoversi. E poi creare percorsi e processi gestionali accreditati per la presa in carico di pazienti complessi che a volte diventano critici. Questo è ciò che vorremmo fare e tra 10 anni vi dirò se siamo riusciti a fare qualcosa. Ma con con gruppo così credo che avremo buone chance per riuscirci”.

Accanto al primario, che ha ringraziato anche la sua famiglia, tanti amministratori e figure di riferimento del territorio, come il sindaco Paolo Calcinaro. “Gastroenterologia qui a Fermo è diventata un punto di riferimento importante – ha rimarcato il primo cittadino – e questo ci rende molto orgogliosi come amministratori, in un momento in cui per il sistema Stato e quindi anche per quello sanitario non è tutto così facile e scontato. La sanità fermana è fatta da tantissimi valori, anche personali. C’è una forte vicinanza umana tra la dirigenza, i primari e i singoli specialisti e professionisti rispetto alla comunità e ai cittadini. Noi cerchiamo di favorire questo scambio attraverso una serie di incontri nei centri sociali. Anche la facoltà di Infermieristica sta dando un valore aggiunto alla nostra città”.

“Questo teatro è una delle bellezze di Fermo – ha affermato Sauro Longhi, rettore dell’Università Politecnica delle Marche -, la seconda è il professor Macarri. Questo è stato un progetto partito 10 anni fa, forse inusuale perché non c’era una collaborazione dell’università con le strutture sanitarie del territorio, se non con Torrette. Oggi vedete i risultati e celebrate 10 anni di attività scientifica e formativa”.

Longhi ha ricordato il ruolo di Macarri come presidente e coordinatore del corso di Infermieristica a Fermo. “Tutti i nostri studenti sono inseriti a vario livello nell’attività assistenziale e questa è un’apertura che la Univpm ha fatto verso i servizi del territorio. Ho cercato di estendere questo esperimento verso Marche Nord e cercando di rafforzare la collaborazione con l’Inrca. Cerchiamo, quindi, di fare sistema per portare dentro tutte quelle competenze che sono utili a rafforzare il nostro sistema assistenziale”. Un sistema, ha voluto rimarcare, “che dobbiamo difendere, che gli altri Paesi ci invidiamo. Il fatto che come sancito dalla nostra Costituzione l’assistenza sanitaria sia data a tutti, anche a quelli che sbarcano nei nostri territori, è un fatto unico in Europa che dobbiamo difendere”.

Dei 40 anni del modello organizzativo nazionale, nato nel dicembre 1978, ha voluto parlare anche l’arcivescovo monsignor Rocco Pennacchio. “Negli ospedali, e quindi anche qui, ho sempre incontrato tanta attenzione alla persona e questo credo sia sempre l’obiettivo a cui tende ogni operatore sanitario. Altro motivo che lega il vostro lavoro con la fede cristiana è che non è il cuore di Dio che va in subbuglio ma le viscere. Voi trattate delle parti che appartengono alle profondità, non solo fisiche ma anche emotive. E se la Bibbia usa proprio le viscere per indicare la misericordia un motivo ci sarà” ha ribadito. “Il vostro è un lavoro straordinario, il medico non si fa domande morali, interviene senza lasciarsi condizionare né dalle qualità umane né dall’appartenenza di tipo religioso ed etnico”.

Un grazie a Macarri e Univpm è giunto anche da Anna Maria Calcagni, presidente dell’Ordine provinciale dei medici. “Hanno dotato la realtà fermana di un’eccellenza, altrimenti saremmo stati costretti alla migrazione. La situazione per tutta l’organizzazione sanitaria non è più così rosea, abbiamo tanta difficoltà ad operare. I tagli alle risorse e le nuove sfide ci costringono ad un ripensamento profondo, ma chiediamo a tutti di difendere questo sistema sanitario”.

Rivolgendosi all’arcivescovo, la Calcagni ha sottolineato l’importanza del codice deontologico. “Molti non lo conosco, lo dimenticano o non ci pensano, ma a questo codice dobbiamo adeguarci ed accogliere le persone senza condizioni di razza, genere e censo. E spero che questo nel mio territorio venga seguito sempre”.

Conclusioni affidate a Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4. “Un grazie a chi in questi anni ha lavorato nella nostra Gastro e lo ha fatto con molta professionalità e senso del dovere. Macarri qualche giorno fa riportava i numeri delle attività giornaliere e in un passaggio diceva che lavorava a 360 gradi su un paziente (LEGGI QUI). Questo significa che il modello lavoro si sta spostando da un visione di stampo meccanicistico che un po’ ha perso di vista il malato. Credo che invece Macarri volesse fare riferimento al malato nella sua interezza, che oltre ad avere un corpo ha anche una psiche. C’è anche un contesto sociale intorno ed il fatto di vedere il malato lì è rilevante. L’attenzione è posta quindi sulla persona, in una visione di questo tipo, olistica per certi versi, che obbliga i vari professionisti a lavorare insieme in forma multidisciplinare”.

“Nel 1978 – ha ricordato Livini – è nato un sistema sanitario nazionale che ha tante difficoltà, che deve fare i conti con la parte economica, con l’appropriatezza, ma che è un patrimonio troppo importante e che dobbiamo tenere a caro. Sparare addosso a questo sistema è facile, ma dobbiamo valutare gli aspetti positivi, con l’assistenza gratuita che viene data dal primo all’ultimo e senza distinzioni”.

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