di Giorgio Fedeli
Va a chiedere il permesso di soggiorno in questura. Ma non sfugge ai controlli incrociati della polizia. E così viene smascherato e finisce dietro le sbarre.
Un passo indietro. Partendo dai controlli in strada, a tutto campo, messi in atto dalla questura. “In questi giorni, sono stati incrementati i controlli della Polizia di Stato su tutto il territorio della Provincia per un ‘Natale più sicuro’. Queste giornate che vedono l’approssimarsi delle festività di fine anno, connotate da cerimonie religiose che richiamano un notevole afflusso di turisti e persone e di altre attività di intrattenimento, richiedono – spiegano dalla questura – necessariamente il massimo impegno delle forze di Polizia. In particolare, nelle giornate del 17 e del 18 dicembre , c’è stato il massimo sforzo del personale della Polizia di Stato per garantire il libero e sicuro svolgimento delle normali iniziative ed attività in programma in questo periodo di festività natalizie”.
Controlli in strada, certo. Ma anche in ufficio, nel cuore della polizia fermana, con i vari uffici a incrociare competenze e dati. “Ieri mattina si è presentato alla sportello dell’Ufficio Immigrazione un giovane di nazionalità marocchina, nato in Italia e domiciliato irregolarmente in provincia di Fermo, proveniente dalla Campania, che aveva presentato istanza per ottenere il permesso di soggiorno nello Stato e regolarizzare la sua posizione.
Immediati i controlli incrociati degli operatori, che hanno fatto emergere qualcosa di sospetto, dapprima in relazione alla palese assenza dei requisiti per ottenere il titolo di soggiorno in Italia.
Infatti, l’immediato intervento della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica e la sinergia tra i settori ha permesso di scoprire come il marocchino fosse in realtà un malvivente ricercato da tempo e destinatario di un mandato di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Bologna. Era stato condannato per rapina, a mano armata di coltello, commessa a Bologna nel marzo del 2013. Il giovane è stato così accompagnato in carcere, dove sconterà la sua pena definitiva di 2 anni, 8 mesi“.
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