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Meno leggi più uomini di buona volontà:
la predica che spopola sul web

Un racconto della natività adattato ad una società sempre più schiava di norme e cavilli. Una “fiaba natalizia” che fa davvero riflettere, scritta in chiave moderna dove emergono tutte le incongruenze di questo tempo figlio della più dannosa burocrazia.

di Nunzia Eleuteri

Ha letteralmente sbalordito i fedeli, il vescovo della diocesi di Macerata, Nazareno Marconi. E ora la sua omelia all’Abbadia di Fiastra nella notte di Natale, pubblicata dai nostri colleghi di Cronache Maceratesi (leggi articolo), sta spopolando sul web. In pochissime righe (riportate integralmente in  fondo) Mons. Marconi riassume, non solo tutti i problemi irrisolti in un territorio distrutto dal sisma, ma anche i tantissimi cavilli che ognuno di noi si trova quotidianamente ad affrontare, complicando una vita che è già difficile.

Il racconto della natività ne esce sicuramente stravolto ma, in effetti, più reale di quanto lo si potesse immaginare calandolo nell’anno 2018. E così i fedeli hanno sentito narrare di una stalla dichiarata inagibile per violazione delle norme urbanistiche ed igieniche, di bue ed asinello portati via dalla protezione animali perché non vaccinati, di un san Giuseppe in carcere per abuso della professione infermieristica avendo assistito una partoriente senza adeguati titoli, di una Madonna rinchiusa in comunità psichiatrica per aver dichiarato di essere incinta ma vergine in quanto opera dello Spirito Santo ed infine di un Gesù bambino sparito dalla culla che lascia un biglietto con queste parole: “Cari signori, ritorno in cielo, perché anche se sono onnipotente, temo di non riuscire a svolgere la mia opera di salvezza, finché non avrete trovato il modo di liberarvi da questa massa di leggi e decreti, che voi avete scritto, credendo di salvare il mondo a forza di leggi fatte per obbligare gli altri, ma senza impegnarvi davvero a diventare tutti, almeno un po’ di più, uomini di buona volontà.”.

Parole che non possono lasciare indifferenti. Non oggi, in un territorio che, persino, nella drammatica emergenza del sisma, è rimasto prigioniero di una burocrazia che ha ucciso la speranza di chi, dopo oltre due anni, sta aspettando una degna ricostruzione. In un territorio che sta assistendo ormai inerme alla chiusura di troppe aziende schiacciate da tasse, balzelli, leggi gravose e continui complessi adempimenti. In un territorio che è stato alla ribalta nazionale per il degrado della violenza più atroce, il diffondersi di droghe, alcool e furti. Il tutto, nonostante esistano leggi a volontà. Leggi scritte credendo di salvare il mondo mentre si è data sempre meno importanza a quei valori che sono gli unici da seguire per ritrovare una tranquillità ormai persa e che ha sempre caratterizzato le nostre terre popolate da gente semplice, accogliente ed operosa. Si riparta dall’insegnare il rispetto in ogni sua forma. Si combatta l’avidità con la generosità, l’individualismo con la condivisione, la rabbia con la cordialità, la prevaricazione con l’ascolto, l’egoismo con la solidarietà.

Sono queste le uniche regole che andrebbero seguite. E, prendendo spunto dall’omelia del vescovo maceratese, in prossimità del nuovo anno, l’augurio a noi tutti di impegnarci a salvare questo difficile mondo partendo dall’essere semplicemente uomini di buona volontà.

 

IL TESTO COMPLETO DELL’OMELIA:

In quel tempo l’Angelo di Dio portò l’annuncio ai pastori di andare a Betlemme: avrebbero trovato un bambino deposto in una mangiatoia. Come i pastori giunsero davanti alla capanna, la trovarono chiusa. C’era un cartello con su scritto: «Comune di Betlemme. A seguito di verifiche strutturali e della relativa documentazione edilizia, questa abitazione viene dichiarata inagibile, per violazione delle norme urbanistiche». I pastori allora chiesero in giro e venne detto loro che erano venuti anche gli ispettori del Dipartimento di Igiene ed avevano fatto uscire tutti, perché partorendo in una stalla avevano violato le norme igieniche. Poi la Protezione Animali aveva portato via l’asino ed il bue perché: l’asino non risultava vaccinato nel registro degli animali da trasporto, mentre il bue andava abbattuto avendo superato l’età prevista per gli animali da macello.

Quando chiesero dove fosse san Giuseppe, risposero che era in carcerazione preventiva in attesa di giudizio, dopo aver perso la patria potestà, perché non si era rivolto al reparto di ostetricia, ma aveva favorito una nascita a rischio. Poi era passibile del reato di: abuso della professione infermieristica, per avere prestato assistenza ad una partoriente, privo di adeguati titoli professionali.

La Madre invece era stata portata con ricovero coatto in una comunità di assistenza e cura psichiatrica. Perché non aveva voluto seguire la procedura di aborto terapeutico per motivi di disturbo mentale consigliatale a Nazareth dal Consultorio locale, quando aveva dichiarato di essere incinta, ancora vergine, per opera dello Spirito Santo.

Il Bambino infine era stato portato al reparto di neonatologia dell’ospedale di Gerusalemme, ma era misteriosamente sparito. Al suo posto era stato trovato un biglietto con questo scritto:

«Cari signori, ritorno in cielo, perché anche se sono onnipotente, temo di non riuscire a svolgere la mia opera di salvezza, finché non avrete trovato il modo di liberarvi da questa massa di leggi e decreti, che voi avete scritto, credendo di salvare il mondo a forza di leggi fatte per obbligare gli altri, ma senza impegnarvi davvero a diventare tutti, almeno un po’ di più, uomini di buona volontà».


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