di Andrea Braconi
Fermo e Ancona ancora più vicine. Con l’aggiornamento di una collaborazione tra le rispettive neurochirurgie avviata da tempo, l’Area Vasta 4 e l’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona hanno sancito un ulteriore passo in avanti nel loro rapporto decennale: saranno due gli ambulatori e due le sedute operatorie al mese previste dall’accordo.
“Spesso parliamo del paziente al centro di un sistema, ma non so solo se è uno slogan o una frase retorica – ha affermato il direttore dell’Area vasta 4, Licio Livini – Io sono fortemente convinto che sia uno slogan, perché al centro devono esserci medico e paziente. Devono essere un’entità unica e credo che il cittadino debba essere alfabetizzato rispetto a certi tipi di scelte che la sanità mette in campo, soprattutto in un contesto di crisi economica. E deve vincere per forza l’alleanza tra medico e paziente”.
La neurochirurgia di Ancona già nel 2007 si era resa disponibile per forme di lavoro coordinato ed integrato, in primis con il dottor Dallari e il dottor Signorino. “Oggi siamo in grado di mettere a sistema questo rapporto di collaborazione, creando anche dei canali facilitatori per i nostri cittadini, che non è detto che debbano andare ogni volta ad Ancona. In questo modo siamo in grado di garantire interventi urgenti e programmati, così come di garantire una presenza nella fase iniziale per attività ambulatoriali”.
Da sin. Michele Caporossi e Licio Livini
Prima di lasciargli la parola, Livini ha voluto ringraziare Michele Caporossi, direttore della clinica neurologica dell’Azienda Ospedali Riuniti, per il percorso avviato negli anni tra le due realtà. “Avete un direttore di grande eccellenza – ha prontamente rimarcato Caporossi – e il prossimo anno sarà foriero di altri incontri di questa natura. Cosa facciamo? Eseguiamo la nostra missione di essere un hub per ricerca e didattica, oltre a varie specializzazioni tra cui la neurochirurgia. Abbiamo 47 collaborazioni in giro nella regione”.
Per Caporossi non esiste una buona qualità dove non c’è un minimo standard di complessità e di numerosità dei casi trattati. “È uno dei concetti per il quale bisogna fare rete o meglio ancora comunità di professionisti e di pazienti. C’è un marketing fortissimo di alcune aziende private del nord, ma noi nei fatti smentiamo queste cose: per i risultati che possiamo annoverare nella nostra regione anche in questa disciplina, i nostri sono dati di assoluta eccellenza che dicono con chiarezza che non siamo secondi a nessuno. In questa particolarità abbiamo fatto tesoro dal 2007 ad oggi del fatto che ci sono illustri professionisti, come il dottor Dallari, per creare asset assistenziali di assoluta eccellenza. Questo vale anche per la scuola del dottor Signorino, riconosciuto come punto di riferimento. Continuiamo, quindi, a tessere tutti questi rapporti fino in fondo, per dare ai cittadini una risposta adeguata”.
Una piccola cronistoria di questa collaborazione interdisciplinare è stata fatta dal dottor Dallari. “Arrivato nel 2005 ho cercato subito delle collaborazioni, che nascono dalla stima professionale, dal parlare una lingua comune. Con Iacoangeli, che considero un maestro e un amico, abbiamo condiviso 10 anni di esperienze. Una miscela virtuosa che ha fatto sì che su base volontaria abbiamo iniziato a collaborare, io andavo ad operare ad Ancona e lui qui”.
“Se abbiamo iniziato a collaborare nel 2007 è anche perché i due ospedali hanno favorito questo rapporto – ha voluto aggiungere Maurizio Iacoangeli, direttore della clinica neurochirurgia dell’Università di Ancona -. L’importante è fare le cose. L‘altro aspetto è la comunità: se c’è un paziente di Fermo i professionisti devono spostarsi, se c’è bisogno di qualcosa di più specifico vengono ad Ancona. Ho anche notato che c’è molta gente motivata nella periferia con grande possibilità da un punto di vista scientifico e di ricerca, e questo è un qualcosa che va potenziato”.
“Un nostro pallino è quello di evitare lo spostamento del paziente e quindi anche dell’entourage familiare” ha aggiunto Dallari.
“Dove vogliamo arrivare? – si è domandato il dottor Signorino – Dobbiamo pensare da una parte al presente, alla realtà quotidiana, alla patologia che dobbiamo fronteggiare oggi, ma anche pensando al domani. Avere un reparto guida ed un supporto in loco ci permetterà di fare qui quello che abitualmente siamo costretti a fare ad Ancona.
Il dottor Rocchi, direttore delle professioni sanitarie, ha ripreso alcuni concetti emersi dagli interventi di Livini e di Caporossi. “Gli infermieri sono pronti a dare il loro contributo per la riuscita di questa collaborazione. Noi supportiamo tutte le occasioni di questo tipo”.
A chiudere il dottor Vesprini. “Questa è una messa in pratica di quella che è la clinical governance, tra professionisti che sanno fare il loro lavoro. La formazione è l’elemento dal quale dobbiamo partire, come ha più volte affermato il rettore Longhi. E serve una spinta sempre verso l’innovazione, come ci dimostra il dottor Dallari. Altro elemento da sottolineare è lo scambio tra professionisti del territorio regionale”.
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