di Andrea Braconi
video di Simone Corazza
“La nostra è una scuola destrutturata, c’è questo rapporto empatico tra studenti e professori che nel tempo è cresciuto e maturato”. Per immergersi nella realtà dell’Ipsia “Ostilio Ricci” di Fermo occorre partire dalla fine della nostra intervista alla dirigente Stefania Scatasta. Perché in quelle parole, in quel rimarcare la stretta relazione tra ragazzi e corpo docente c’è l’essenza di un istituto che continua a crescere e a rafforzare la propria identità a livello locale, regionale (la scuola è capofila della rete regionale degli istituti professionali per Meccanica Impianti Costruzioni, ndr) e anche nazionale.
“Stiamo registrando una situazione in crescendo – spiega la Scatasta – e siamo in una fase di riprogettazione per un Professionale nuovo. Stiamo lavorando bene come collegio docenti; il riconoscimento a livello territoriale c’è: abbiamo un numero di iscrizioni che ci conforta e che si attesta sulle 750 unità, in controtendenza rispetto al dato nazionale”.
Resta, quella dell’Ipsia, una realtà complessa, come rimarca la dirigente: “Abbiamo un’utenza fatta di ragazzi che hanno bisogno, soprattutto nel primo biennio, di ritrovare una loro collocazione all’interno del contesto scolastico. Il nostro è un progetto che si occupa di una visione generale dell’accompagnamento dello studente verso il suo successo formativo. E, come richiesto dalla riforma, gli interventi sono calibrati ai bisogni formativi dello stesso studente”.
Per comprendere meglio l’offerta e le dinamiche interne dell’istituto, la Scatasta ha voluto accanto a sé i professori coordinatori dei vari dipartimenti: Massimo Rossi per la Meccanica, Massimo Del Gatto per il Benessere, Roberto Spaccapaniccia per l’Elettrico Elettronico e Carmela Calabrò per la Moda.
L’ALTERNANZA SCUOLA LAVORO
Questo ambito, che vede come referente d’istituto il professor Rossi, resta uno dei cardini dell’azione dell’Ipsia nella formazione dei giovani. “Oggi c’è anche una visione nuova dell’alternanza scuola lavoro, considerando che sono state decurtate le ore rispetto al monte precedente – sottolinea la Scatasta -. Noi invece cerchiamo di mantenere uno standard che ci permette di lasciare aperto quel dialogo di corresponsabilità con le aziende, che ci permette di far entrare veramente i ragazzi. Un dato che non ci conforta molto, però, è che, a volte, ci capita di non riuscire a rispondere ai bisogni delle aziende, che ci sollecitano nell’indicare nomi che non abbiamo”.
Quotidiane sono le telefonate delle imprese in cerca di personale qualificato, come ricorda Rossi: “L’offerta di lavoro supera di gran lunga quella che noi riusciamo ad offrire come scuola. Quello che dispiace è che non c’è un adeguato orientamento quando invece ci sarebbe la possibilità di dare ai ragazzi, non solo un’istruzione, ma anche la possibilità di un inserimento immediato. Addirittura, dietro queste costanti richieste, trovano lavoro quegli studenti che non hanno ancora finito il percorso di studio, perché i diplomati sono tutti già occupati”.
LA LOTTA ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA
“Ci capita ancora di dover fronteggiare quella dispersione scolastica che nel biennio è più preoccupante – afferma la dirigente -. Ai ragazzi bisogna dare quella motivazione per superare i diversi ostacoli che trovano nel loro cammino”.
Ragazzi che, secondo Rossi, restano disorientati e con una bassa autostima: “Non conoscono le proprie attitudini e non si sono mai misurati, spesso immaginano di non essere capaci di far nulla ma così non è. La nostra è un’utenza più vulnerabile, che viene da situazioni sociali e culturali tra le più diverse, spesso il più alto tasso di disabilità si concentra negli istituti professionali, quindi le innovazioni sperimentali anche a livello nazionale, che la nostra dirigente è stata capace di intercettare, sono molto importanti”.
“I ragazzi hanno bisogno soprattutto di un riferimento significativo come figura scolastica – aggiunge la Scatasta – e per questo stiamo pensando ad una sorta di mentor che li accompagni. La cosa più importante è avere un docente che possa farsi facilitatore di un percorso formativo. Essendoci classi molto numerose, il coordinatore, benché attento ed attrezzato per gestire le diverse situazioni, non riesce a fronteggiare tutti i bisogni educativi. Quindi da quest’anno ad ogni docente vengono assegnati due o tre studenti, che segue in maniera specifica sia a scuola che a casa, in modo che il disorientamento venga fronteggiato dalla presenza di questo punto di riferimento”.
E per rafforzare questi obiettivi, i docenti dell’Ipsia inizieranno, in settimana, una formazione obbligatoria che avrà come tema la gestione della classe in contesti complessi.
“I nostri ragazzi hanno bisogni di ancoraggi valoriali, di certezze, di regole di comportamento. Contenendoli riusciamo meglio ad accompagnarli. E noi registriamo tante esperienze che si sono concluse positivamente, con studenti che hanno terminato da qualche anno gli studi, che bussano alla porta per farci gli auguri e per ringraziarci per essere riusciti a farcela” – racconta la Scatasta.
L’ORIENTAMENTO
Nel tempo il lavoro svolto dalla dirigenza scolastica e corpo docente (“Con il prezioso supporto del personale Ata”) è stato indirizzato verso un allargamento dell’ambito di orientamento: “Oltre ad accogliere i ragazzi che hanno una loro tipologia di approccio allo studio – precisa la Scatasta – tendiamo ad allargare questo campo verso quei ragazzi che sono motivati allo studio; studenti che possano vedere nella formazione professionale un’occasione di crescita ma anche di futuro, con collocazioni anche in ambiti importanti nelle aziende del distretto calzaturiero e di quello del cappello. La nostra, ci tengo a ribadirlo, non è affatto un’istruzione di ripiego”.
A riprova di questo, sottolinea Del Gatto, c’è il fatto che molti responsabili di produzione delle aziende sono ex allievi dell’Ipsia: “Persone con le quali spesso ci interfacciamo, andando nelle aziende per l’alternanza scuola lavoro e che occupano ruoli chiave o addirittura sono diventati titolari loro stessi di aziende. Uno di questi – ricorda il professore – l’ho incontrato ai colloqui nel mese di dicembre perché sua figlia studia qui e quando l’ho visto gli ho detto che avrei parlato prima con sua figlia. Lui mi ha chiesto cosa gli avessi detto e ho risposto: ‘Solo cose buone, se sei arrivato dove sei arrivato è perché sei bravo e determinato e forse anche grazie al contributo che ti ha dato la scuola’. Lui mi ha guardato e mi ha confermato: ‘Se non ci fosse stata la scuola, sarei stato in mezzo alla strada’. Ecco, questa è una frase che esprime perfettamente la nostra missione. E se qualcuno capisse che questa scuola riesce realmente a dare qualcosa in più…”.
Responsabile dell’Orientamento è la professoressa Calabrò, impegnata a coordinare l’iniziativa Scuola Aperta, il cui secondo appuntamento è in programma domenica 20 gennaio dalle ore 15.30 alle 19: “Ogni laboratorio è aperto, ci sono degli studenti con alcuni docenti che accolgono giovani e famiglie. Alle persone, che vengono accompagnate in giro per la scuola attraverso diverse tappe, si cerca di far capire come si passi dall’iter progettuale alla realizzazione. All’interno di Scuola Aperta si tiene anche una sfilata di moda, alle ore 17”.
Pieno il coinvolgimento degli studenti dell’Ipsia in questa attività, come riscontrato anche lo scorso 16 dicembre: “Una ragazza che ha mostrato ai ragazzi come disegnare – ricorda la Calabrò – mi ha detto: ‘Professoressa, ho scoperto un lato di me che non conoscevo, sono riuscita persino a parlare’. È importante che vivano queste esperienze che riescono a formarli anche sotto altri punti di vista”.
“L’idea laboratoriale non è solo del laboratorio – aggiunge la Scatasta – dove si fanno le cose, ma anche dell’area culturale. Per questo coinvolgiamo anche docenti di italiano ed inglese”.
OLTRE L’ALTERNANZA
“Oltre ad organizzare l’alternanza scuola lavoro da prima che diventasse obbligatoria – rimarca Rossi – accompagniamo gli studenti sino all’inserimento lavorativo che, a volte, avviene automaticamente, altre lo seguiamo attraverso lo strumento del tirocinio post diploma ai ragazzi che ne fanno richiesta. Questo serve per orientarli, per immaginare il termine del percorso di studi, per vedere se è ciò che piace fare veramente e che appassiona”.
Soltanto lo scorso anno sono state 320 le aziende coinvolte.
“Cerchiamo laddove possibile di calibrare gli interventi sui ragazzi, sulla loro provenienza. Sulle polemiche che sento spesso in merito, credo occorra distinguere in buona e cattiva alternanza: da noi i ragazzi non si lamentano, magari partono con ansia ma tornano soddisfatti ed orgogliosi, la loro dignità è cresciuta così come la voglia di imparare di più. E io sono fanatico di questa alternanza”.
“È bello che i ragazzi conoscano direttamente il mondo del lavoro, anche in maniera critica – aggiunge la Scatasta -. In questo modo riescono a migliorare il loro impegno”.
LA DIDATTICA E L’INTERDISCIPLINARIETÀ
Altro elemento che contraddistingue i docenti dell’Ipsia è la formazione su una didattica per esperienze di apprendimento: “Cerchiamo di far sì che i ragazzi anche a scuola lavorino con processi che non siano graduali – prosegue la dirigente – di metterli di fronte ad obiettivi concreti, a dei prodotti da realizzare lungo quel percorso.”.
A portare esempi sull’integrazione tra le varie materie – altro fronte “caldo” dell’Ipsia – è sempre il professor Rossi: “Abbiamo costruito dei compressori, delle piccole presse per schiacciare l’alluminio e adesso stiamo lavorando su dei tritacarte per distruggere i documenti. Lo facciamo in sinergia con i vari Dipartimenti, convinti attraverso l’interdisciplinarità si concorra per un compito unitario”.
“La didattica è spostata più che sull’insegnamento sull’apprendimento, oramai da 7 anni – ricorda la Scatasta – e questo lavoro interdisciplinare reticolare sicuramente aiuta i ragazzi a sperimentare. E in più imparano a lavorare insieme, un elemento assolutamente non secondario”.
LE ESPERIENZE
Quello che colpisce, ascoltando aneddoti o gettando lo sguardo verso le pareti, è come l’Ipsia sia molto di più. “Sappiamo andare sempre oltre – sottolinea con una punta di orgoglio Del Gatto -. Penso alla cena con delitto, con i ragazzi che hanno costruito la sceneggiatura e hanno recitato. In quel caso abbiamo destrutturato l’aula magna, invitando chi voleva venire ed è stata un’esperienza bellissima”.
“Per come siamo organizzati, ogni esperienza, anche la più lontana, è importante. Un po’ di pazzia, quella sana, ce l’abbiamo tutti – ironizza la Scatasta – ed in questa fucina di idee vediamo che il riscontro è positivo, anche da parte delle famiglie che ringraziano e che non immaginavano di trovare un ambiente così. Quindi proseguiamo nell’allargare il nostro ambito di orientamento per rispondere alle esigenze di tutti”.
E questa attitudine al cambiamento costante è anche nelle considerazioni finali di Spaccapaniccia: “Questa era una scuola partita con indirizzi maschili, poi negli anni ’90 c’è stato l’inserimento dell’indirizzo moda e, a seguire, con la dirigente Scatasta abbiamo esteso ad acconciatori e benessere. Oggi ci attestiamo a circa 50 e 50 nel rapporto tra ragazzi e ragazze; credo siamo uno dei pochi istituti professionali in Italia con queste percentuali”.
LE RELAZIONI
“Il lavoro sui 5 giorni, ogni piano dell’istituto attrezzato con spazi dove i ragazzi si possono incontrare, studiare, parlare – conclude la Scatasta – sono occasioni che ci permettono di trattenere a scuola i nostri ragazzi, di avere con loro un rapporto ed un dialogo quotidiano che va oltre la relazione di insegnamento e apprendimento. È bellissimo il fatto di vedere i ragazzi a tavola con i docenti che parlano tra loro. La nostra è una scuola che ha necessariamente il bisogno di inventarsi una modalità di relazione nuova, che non è quella tradizionale, perché i nostri ragazzi, diciamola così, non sono affatto tradizionali e hanno delle enormi potenzialità”.
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