di Pierpaolo Pierleoni
Un J’accuse ad un clima di odio che cresce, un appello a proteggere e promuovere la cultura, una difesa decisa di Fabio Fazio e degli artisti che esprimono le proprie convinzioni. Chiamato a descrivere la stagione di prosa 2019 del Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio, di cui è direttore artistico, Neri Marcorè, intervenuto via Skype alla conferenza convocata alla Fondazione Carifermo, ha voluto assumere una presa di posizione forte.
Una riflessione, la sua, partita dalla partecipazione a Che tempo che fa su Rai Uno, ieri, sera, in collegamento da Genova. “Ho voluto essere lì dal ponte Morandi, accogliendo volentieri l’invito di Fabio Fazio. Ho legato Genova al suo cantautore più amato e riconosciuto, Fabrizio De Andrè. Mi ha onorato essere considerato parte della famiglia, dato che con Dori Ghezzi e Cristiano siamo amici da tempo. A Fabio Fazio tutta la mia solidarietà per gli attacchi che sta subendo a dispetto della sua professionalità. Non è il momento nel quale si possa ragionare con serenità dei valori, tutto sembra messo in discussione. Ormai si considerano elites tutti coloro che hanno una professione. Non esistono più punti di riferimento, ci si deve sentire in colpa solo per aver fatto un lavoro con passione raggiungendo dei traguardi e dei ruoli importanti. Trovo folli gli attacchi a Fazio e tutti quelli che si sono guadagnati sul campo ciò che hanno ottenuto. Anche le istituzioni alimentano un clima di astio e di odio che non fa bene a nessuno”.
Difende la cultura, Marcorè, “che dovrebbe essere un bacino di crescita come persone. Oggi non è certo di moda. Basti pensare che in Brasile, Bolsonaro ha abolito il Ministero della cultura. Ed anche da noi non si respira un’aria cristallina. Spero sempre che si possa tornare a ragionare serenamente, si può anche ragionare superficialmente e pensare che si viva di solo pane, ma così si tagliano i ponti al futuro”.
L’attore e direttore artistico non si preoccupa delle critiche. “Sono fisiologiche, ormai esprimere un’opinione porta sempre ad una banalizzazione. Parli dell’altro, di accoglienza, e trovi chi ti dice ‘accoglili a casa tua’, frasi che considero da mentecatti. Ma finchè siamo uomini liberi, voglio esprimere il mio pensiero, attraverso le attività che svolgo ed anche la stagione che propongno come direttore artistico. Rivendico la serenità di esprimere la propria opinione, al di là dei ritorni di popolarità. Non esprimersi adesso solo per vigliaccheria è un peccato grave. Magari la mia voce contrasta con quello che oggi è il sentire comune. La classe politica non si è creata da sè, è lo specchio del sentire del Paese ed evidentemente svolge il suo ruolo egregiamente. Ma gli umori e gli istinti delle masse cambiano. Chi non apprezza quello che dico, dato che di disimpegno e spensieratezza ne troviamo in abbondanza, non farà fatica a trovare qualcosa di diverso. Ormai la parola impegno è diventata una bestemmia, ma c’è chi non la pensa così. La natura è fata anche di profondità. vivere sempre in superficie, alla fine, porta all’infelicità”.
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