IL PUNTO
Il commercio cambia volto
L’enogastronomia sarà l’ancora di salvezza

PORTO SAN GIORGIO - Il commercio in città cambia volto. Pub, pizzerie e vinerie prendono il posto dei più tradizionali negozi di abbigliamento ed oggettistica. Spuntano come funghi gli esercizi legati al mondo dell'enogastronomia. Tendenza che non può passare inosservata all'amministrazione comunale.

di Sandro Renzi

Il commercio a Porto San Giorgio sta cambiando volto. Basta guardarsi un po’ intorno per capire che settori tradizionali, per non dire storici, si pensi all’abbigliamento ed all’oggettistica che hanno contraddistinto per anni il commercio rivierasco, stanno a mano a mano lasciando spazio a tutto ciò che gravita intorno al mondo dell’enogastronomia. Che siano pub, vinerie, ristoranti, pizzerie al taglio, paninerie, piadinerie, birrerie, poco importa. Oggi c’è un’area ben precisa della città, che va da Corso Castel San Giorgio a via Oberdan, da viale Buozzi a viale Don Minzoni, dove non si contano le aperture di esercizi che hanno a che fare il cibo. Segno evidente dei tempi che cambiano, complice il web e nuovi modi di fare acquisti. Tutti ci sentiamo chef e critici gastronomici pronti a dire la nostra anche su una banale tazza di thè. E molti, oggi, si rivolgono ad internet per comprare scarpe e vestiti, per non parlare degli oggetti tecnologici. Le conseguenze sono presto dette.

Nessuno si sente più rischiare e di investire soldi per aprire un negozio di abbigliamento, mono o plurimarca, dal momento che la concorrenza del web è assai spietata. E tanti, qualcuno a dire il vero anche improvvisandosi ristoratore dell’ultim’ora, si sono buttati sulla moda del momento, che poi è una tendenza ormai radicata da qualche anno, ovvero l’enogastronomia. E la cosa per ora sembra funzionare. Nel fine settimana non è semplice trovare un tavolo libero al ristorante o in pizzeria. Quella di mangiare fuori, soprattutto nel weekend, è un’abitudine assai diffusa e il settore della ristorazione ancora tiene colpo agli effetti della lunga crisi decennale. Se nel 2017 ed in parte nel 2018 la parola d’ordine per il settore del commercio è stata turnover a Porto San Giorgio, con tante chiusure ma pure molte aperture, è altrettanto vero che ad alzare le saracinesche sono stati in stragrande maggioranza pubblici esercizi che puntano più alla gola dell’avventore che a soddisfare le voglie di un abito di tendenza o di una scarpa alla moda. Sarà anche per questo motivo che ad attirare di più sono quei mercatini che si specializzano nell’offerta di prodotti tipici culinari.

Si cercano la qualità e la particolarità. Non sarebbe allora così azzardato pensare di caratterizzare la città come luogo della gastronomia con tanti piccoli locali a disegnare un centro diverso, possibilmente più pedonale, magari sulla stregua della chiusura al traffico che interessa d’estate via Gentili, e investire su un cambio di rotta che potrà fare da traino, a quale punto, anche all’apertura serale degli altri negozi tra luglio ed agosto. Insomma identificare Porto San Giorgio come città di mare ma anche di gastronomia perché, come sentiamo ormai ripetere da tempo, la sfida è investire non sul turismo ma sui turismi. 

 


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