Protezione dei minori nella Chiesa,
l’Arcivescovo Pennacchio: “Siamo in linea
con il Papa e pronti ad organizzarci

FERMO - "Non sfugge che dovremo porre maggiore attenzione alla selezione dei formatori dei nostri ragazzi e dei seminaristi, come al discernimento sulla maturità umana e spirituale dei candidati idonei al sacerdozio"

“Si è concluso un incontro mondiale di Vescovi e Superiori di Congregazioni religiose su ‘La protezione dei minori nella Chiesa’. Il Papa, al termine, ha ricordato che ‘la gravità della piaga degli abusi sessuali su minori è un fenomeno storicamente diffuso purtroppo in tutte le culture e le società’ e che ‘teatro di violenze non è solo l’ambiente domestico, ma anche quello del quartiere, della scuola, dello sport e, purtroppo, anche quello ecclesiale’. La notizia che le violenze avvengono soprattutto fuori dall’ambiente ecclesiale non allevia la nostra responsabilità. La violenza perpetrata ai danni di un minore o adulto vulnerabile è odiosa e insopportabile anche qualora, dice il Papa, ‘nella Chiesa si rilevasse un solo caso di abuso, che rappresenta già di per sé una mostruosità’ “. Inizia così la riflessione sul tema della protezione dei minori nella Chiesa che l’Arcivescovo di Fermo Mons. Rocco Pennacchio ha affidato ad una lettera aperta pubblicata nel sito ufficiale dell’Arcidiocesi(LEGGI LA LETTERA INTEGRALE). Mons. Pennacchio che parla di una Chiesa che non si sottrae alle proprie responsabilità e che deve puntare sempre più alla formazione, partendo dai seminari, come quello che si trova nella diocesi fermana. Arcivescovo che ha fatto riferimento anche alle rivelazione di don Vinicio. 

“Nel corso di un’intervista televisiva – prosegue il vescovo Pennacchio – don Vinicio Albanesi ha rivelato di aver subito molestie sessuali negli anni della formazione in Seminario. Le sue parole ci hanno amareggiato, pensando alla sofferenza patita e al contempo all’impossibilità di non poter oggi intervenire nei confronti dei responsabili, essendo trascorsi ormai sessant’anni. Anche questa dolorosa esperienza, seppur avvenuta tanto tempo fa, conferma l’urgenza di affrontare con decisione la questione degli abusi su minori ed adulti vulnerabili da parte di persone consacrate. Non si può negare che negli ultimi anni la comunità cristiana, sotto la spinta di Benedetto XVI prima e di Francesco poi, ha acquisito sempre maggiore consapevolezza di questa piaga; ai Vescovi, in particolare, è affidato il delicato compito di mettere in atto gesti concreti perché venga sradicata; il primo di questi gesti, ribadisce il Papa, è senza dubbio l’attenzione alle vittime, quindi ‘ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori abusati, sfruttati e dimenticati, ovunque essi siano’. La Chiesa deve continuare ad essere per tutti, in particolare per i piccoli, una casa nella quale sentirsi al sicuro, accolti e accompagnati ad avere fiducia nella vita, nelle persone, negli educatori, nei sacerdoti”.

L’arcivescovo Rocco Pennacchio

Arcivescovo Pennacchio che nel suo intervento prosegue:”La Conferenza Episcopale Italiana già nel 2014 elaborò delle linee guida perché i Vescovi potessero affrontare tempestivamente i casi di abuso nelle proprie diocesi, compiendo i passi giusti, nel rispetto della legge e delle persone coinvolte. Nel maggio prossimo queste indicazioni verranno aggiornate ponendo attenzione alla prevenzione che è l’attività più impegnativa perché coinvolge la comunità cristiana nella sua funzione educativa, con efficacia nei tempi lunghi. Nell’immediato, è richiesto ad ogni diocesi di predisporre strutture di ascolto, composte da persone preparate ed esperte, dove si eserciterà un primo discernimento dei casi delle presunte vittime per poi intervenire con decisione, accertando le responsabilità. La nostra diocesi di Fermo è pronta ad organizzarsi in tal senso anche perché, a partire dal 2012, tra le prime in Italia ha avviato la formazione di esperti in questo campo”.

Da qui Mons. Pennacchio ribadisce l’importante del seminario diocesano come luogo principale di formazione: “Non sfugge che dovremo porre maggiore attenzione alla selezione dei formatori dei nostri ragazzi e dei seminaristi, come al discernimento sulla maturità umana e spirituale dei candidati idonei al sacerdozio, escludendo, come già Paolo VI suggeriva, ‘soggetti di insufficiente equilibrio psico-fisico e morale’. Il nostro Seminario diocesano, con l’annesso Istituto Teologico, da quasi cinque secoli è chiamato a svolgere questa funzione. La storia luminosa di intere generazioni di sacerdoti che hanno dato la vita per il nostro popolo, testimonia il ruolo irrinunciabile di questa istituzione, nella consapevolezza che il Seminario non ha il compito di formare il prete perfetto ma consacrati che ogni giorno convertono il loro cuore a Cristo”.

L’Arcivescovo conclude: “Vorrei concludere questa lettera facendo miei i sentimenti del Papa a conclusione dell’incontro mondiale ‘Ringrazio, a nome di tutta la Chiesa, la stragrande maggioranza dei sacerdoti che non solo sono fedeli al loro celibato, ma si spendono in un ministero reso oggi ancora più difficile dagli scandali di pochi (ma sempre troppi) loro confratelli. E grazie anche ai fedeli che ben conoscono i loro bravi pastori e continuano a pregare per loro e a sostenerli’.Nell’imminenza della Quaresima, cogliamo l’invito del Santo Padre a vivere in spirito di ‘umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l’unico modo di vincere lo spirito del male’. La Madonna protegga la nostra diocesi”.


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