di Paolo Paoletti
Un suggestivo cortile per eventi all’aperto, immersi nella storia della città di Fermo e circondati dalle sale del nuovo museo archeologico. Negli ultimi anni si è sentito molto parlare del progetto di recupero dell’ex Fontevecchia, la struttura che sorge sopra le cisterne romane nel cuore della città. Stralci, finanziamenti, fondi, pratiche burocratiche e molto altro. Quello che era uno dei punti centrali del programma elettorale dell’amministrazione Calcinaro e del vice sindaco Francesco Trasatti questa mattina è stato presentato in tutta la futura concretezza.
Grazie ai rendering e alle immagini del cantiere, è emersa tutta l’importanza di un progetto che andrà a rivoluzionare la vita culturale della città e non solo. Fermo avrà il suo nuovo museo archeologico che permetterà di restituire ai cittadini e ai turisti un tesoro di beni inestimabili con circa 1500 pezzi, al momento conservati in deposito ed in fase di catalogazione. Oltre a questo il cortile del Fontevecchia, il primo dei due presenti nel complesso architettonico, diventerà uno spazio per eventi all’aperto, primo tra tutti il cinema estivo.
Un intervento suddiviso in tre stralci, il primo ormai ultimato di consolidamento e recupero dello stabile, il secondo in fase di partenza e il terzo di rifunzionalizzazione e allestimento del museo e dell’area eventi. Un lavoro corale che ha visto protagonisti, oltre all’amministrazione del Comune di Fermo, la Regione Marche, rappresentata questa mattina dall’assessore alla Cultura Moreno Pieroni, il sovrintendente Carlo Birrozzi, la professoressa Francesca Spigarelli delegata dal rettore dell’Università di Macerata, la professoressa Emanuela Stortoni, docente di archeologia e protagonista del riallestimento con il suo team scientifico e l’architetto Paola Malvestiti.
Un gioco di squadra, grazie al quale la rinascita del Fontevecchia è stata possibile. Quanto mai orgogliosi l’assessore alla cultura Francesco Trasatti e il sindaco Paolo Calcinaro che hanno voluto ringraziare tutti gli uffici comunale e l’assessore ai Lavori Pubblici Ingrid Luciani assente per altri impegni.
IL NUOVO MUSEO ARCHEOLOGICO
Il percorso del nuovo museo fermano sarà strettamente collegato con le cisterne romane. Addio all’ingresso di Via degli Aceti, troppo scomodo e difficile da raggiungere, si accederà alle cisterne da dentro il museo che avrà il suo ingresso principale in Via Paccarone. La struttura sarà divisa su due livelli, il piano terra e quello seminterrato. Una volta entrati ci saranno armadietti per depositare zaini e borse, la biglietteria e un’area accoglienza. Si procederà poi nella sala a piano terra con la collezione e le varie sale espositive. Prevista anche un’aula didattica, servizi igienici, locali tecnici e un’ascensore di collegamento con in piano seminterrato che ospiterà altri spazi espositivi.
Per quanto riguarda l’allestimento si inizierà con la storia delle collezioni fermane, soprattutto quelle delle grandi famiglie Ottocentesche partendo da Carducci o De Minicis. Si proseguirà poi con i Piceni, i Romani fino ad arrivare al Medioevo nello spazio seminterrato. Affascinante sarà anche il lapidario che sarà il punto di collegamento tra il cortile e i locali del museo.
IL TEAM SCIENTIFICO DELL’UNIVERSITA’ DI MACERATA
Fondamentale, per arrivare all’allestimento del nuovo museo, il lavoro di catalogazione e musealizzazione dei reperti custoditi nel deposito del Comune. Un compito affidato al team scientifico della professoressa Emanuela Stortoni dell’Università di Macerata. Al suo fianco anche Marco Antognozzi, Silvia Forti, Alessandra Volpi.
“La nostra Università è protagonista anche con i suoi studenti neo laureati o laurendi – ha spiegato la professoressa Stortoni – che abbiamo coinvolto in questo lavoro. Obiettivo del progetto è inventariare e fornire un riscontro inventariale della collezione archeologica comunale., Oltre a questo la sistemazione e il censimento dei materiali archeologici statali provenienti dal territorio di Fermo conservati nel deposito archeologico”. Gli studenti che collaborano al progetto sono Luca Marinucci, Vanessa Tonelli, e il laureando Elia Bevilaqua. Da ieri sono al lavoro, insieme al team di docenti ed esperti. Il tutto dovrà essere completato per il 30 aprile. Si parla di quasi 1500 pezzi da catalogare, in parte basandosi su opere di catalogazione già esistente ma in altri casi partendo da zero.
Professoressa che ha mostrato in anteprima assoluta le immagini dell’apertura della prima cassa dove, su circa 50 pezzi solo 20 sono stati catalogati con informazioni chiare, gli altri erano totalmente privi di riferimenti. Tra i primi pezzi musealizzabili delle stupende terracotte e del vasellame quanto mai interessante.
L’apertura della prima cassa in deposito
IL CORTILE E LO SPAZIO EVENTI
Per quanto riguarda il cortile sarà uno spazio quanto mai suggestivo il cui accesso sarà completamente autonomo rispetto al museo archeologico in modo da poter ospitare eventi anche non strettamente collegati con la struttura espositiva. Uno spazio immerso nella storia quanto mai suggestivo, munito di servizi, foyer, un desk d’accoglienza.
Il pezzo forte sarà il portico, che ospiterà il lapidarium. Proprio per salvaguardare questa struttura architettonica lo schermo e il palco sono stati posizionati sul lato dell’ingresso del pubblico. “Potrà ospitare – ha spiegato Trasatti – quello che i fermani hanno amato per molti anni, ovvero il cinema all’aperto che prima si teneva nel cortile della Casina delle Rose. Oltre a questo tanti altri eventi”.
I COMMENTI
Unanime la soddisfazione per questo traguardo importante. Per l’assessore Francesco Trasatti: “Per noi questo rappresenta un grande risultato. Il mio pensiero corre a 4 anni fa quando scrivemmo il programma elettorale e immaginammo una visione della città che fosse a sistema. Mettere a segno questo progetto da 1 milione 550 mila euro che vede tutto il lavoro di coordinazione non è stato facile. Arrivare a tutto questo è un grande motivo di soddisfazione. Una struttura che si inserisce nel piano complessivo di rilancio a sistema della cultura, da Torre di Palme al nuovo terminal, andremo a raccogliere frutti di un lavoro di regia complessiva che in questa città mai era stato fatto. Penso anche anche al trasloco in centro dei musei scientifici. La riapertura di San Filippo Neri. Abbiamo cercato di far diventare una crisi, come quella post sisma, una risorsa. Rimboccandoci le maniche quelli che era no auspici oggi sono realtà”.
Piena soddisfazione anche dal sindaco Paolo Calcinaro: “Francesco è stato il regista principale di questo disegno. Uno spazio che rappresenta un importante valore aggiunto per la nostra città, possibile grazie alla compartecipazione di molti attori: sovrintendenza, Regione, Università di Macerata. Andare avanti insieme a voi ci fa capire l’importanza strategica del nostro centro storico, parte culturale della città che è una forza e una fragilità allo stesso tempo. Proprio oggi è stato fatto uno nuovo sopralluogo in via Bellesi e stiamo valutando i lavori da fare in Via della Rocca dove anche li il terreno ha presentato dei cedimento. Tutto questo lavoro serve anche per il comparto turistico economico: allungare la presenza del turista è fondamentale. Il nuovo Fontevecchia sarà qualcosa che oggi non possiamo nemmeno immaginarci per quanto potrà essere utile al sistema cittadino”.
Per l’assessore regionale Moreno Pieroni: “Fermo in questi anni ha dimostrato una grande voglia e vivacità di tener alta l’asticella per la cultura e per i beni culturali. Questo è fondamentale in un sistema marchigiano dove tutte le nostre città hanno qualcosa da offrire. Come Regione abbiamo detto sì ad un percorso che recuperava questo patrimonio immenso della Regione e di Fermo usando in maniera forte anche i fondi europei. Le Marche senza questi fondi sarebbero in stallo visti i problemi economici di gran parte degli enti. Come Regione abbiamo detto sì con 750 mila euro sul Fontevecchia e per l’accoglienza culturale, futuro volano della nostra economia anche per creare nuovi posti di lavoro”.
Un progetto promosso anche dal Sovrintendente Carlo Birrozzi: “Siamo di fronte ad una collaborazione che porta risultati. Abbiamo sempre pensato di valorizzare quanto più possibile i musei locali e favorirne l’apertura di nuovi. Credo molto in questo progetto. E’ bene che le amministrazioni oggi nello strutturare nuovi musei prendano consapevolezza della evoluzione del territorio nel tempo. Chi esce da un museo archeologico non deve trovare poi un territorio distrutto e saccheggiato. Il museo deve essere presa di coscienza del valore primario e inestimabile del territorio”.
La professoressa Francesca Spigarelli delegata dal rettore dell’Università di Macerata ha concluso: “Fermo rappresenta un grande laboratorio per far crescere il territorio. Grazie al Comune per questo incarico all’Università che a mio avviso raggruppa missioni che vanno dalla didattica per gli studenti alla ricerca e all’arricchiemnto scientifico. Un vero e proprio laboratorio accademico per costruire un progetto così concreto”.
IL MUSEO ARCHEOLOGICO PRIMA E DOPO
IL CORTILE/AREA EVENTI PRIMA E DOPO
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