Quarantenne, italiana, coniugata e con figli: la fotografia della donna che subisce violenza

MONTE URANO - Esperti e rappresentanti delle istituzioni a confronto per la rassegna "Lei è Franca Viola". Nel 2018 sono state 409 le donne che nelle Marche hanno fatto richiesta di aiuto a centri antiviolenza

di Andrea Braconi

Nel 2018 sono state 409 le donne che nelle Marche hanno fatto richiesta di aiuto a centri antiviolenza. Si tratta di un’ampia maggioranza di italiane, con un’età media di 41 anni, coniugate e con figli. Una violenza che vive all’interno delle mura domestiche e che viene subita anche dagli stessi figli, in un numero che supera le 500 unità.

“È una violenza che non viene da un estraneo e questo limita il numero di denunce” ha spiegato Meri Marziali, presidente della Commissione regionale Pari Opportunità, in occasione del primo incontro della rassegna “Lei è Franca Viola” a Monte Urano. “Questo avviene perché denunciare il padre dei propri figli significa esporre il proprio privato in una sede che rende pubblico quello che avviene dentro casa. Spesso queste donne non sono in una condizione di indipendenza economica, mentre altre volte c’è una sottovalutazione dei fatti”.

Un progetto culturale contro le discriminazioni di genere, quello della manifestazione giunta alla sua quarta edizione, sul quale l’Amministrazione comunale ha creduto fortemente e continua a portare avanti con forza. “È una rassegna molto corposa rispetto agli anni passati – ha precisato la consigliera comunale Loretta Morelli – con un programma che costruiamo insieme a molte associazioni di Monte Urano. Quello della violenza di genere è un fenomeno che si fa difficoltà a contrastare, i risultati sono molto lenti e difficili da raggiungere, ma proprio per questo è necessario un lavoro di rete tra istituzioni, associazioni e cittadini. È difficile cambiare il nostro sistema culturale, che ha radici profonde ed antiche, e per questo è importante portare questi progetti all’interno delle scuole e a contatto con i ragazzi. Per questo motivo tra aprile e maggio saremo nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado”.

E tra chi ha visto crescere la rassegna negli anni c’è anche la stessa Meri Marziali. “Sono progetti di ampio respiro che permettono di costituire una cultura altra rispetto a questi fenomeni. Ci sono cose che non dovremmo mai dare per scontate, soprattutto in un tempo in cui c’è una volontà di svuotare diritti e conquiste realizzate in tanti anni. Dobbiamo essere custodi di questi diritti e rilanciare sempre più a livello culturale”.

Al centro dell’incontro di Monte Urano la rete dei servizi per il supporto a donne vittime di violenza. Una rete “dove ogni interlocutore istituzionale ha una propria competenza” e che nel Fermano trova il suo cardine nel protocollo sottoscritto alla fine del 2017 in Prefettura. “Avere istituzioni che fanno rete non è una cosa scontata. Un altro presidio importante è quello delle Forze dell’Ordine, che fanno un lavoro straordinario. E dentro questa rete abbiamo voluto anche il Pronto Soccorso, con un percorso riservato per permettere alla donna di dire cosa è realmente accaduto. Ritengo, perciò, che quanto costruito nel nostro territorio sia uno strumento importante. Le donne devono sapere che non sono sole e che c’è un sistema che può accompagnarle in una strada che è in salita. Accanto a questo nell’agosto 2017 è stata aperta anche una casa rifugio, dove vengono ospitate donne che si trovano in una condizione di pericolo, una struttura gestita da On The Road”.

Un’attività fondamentale, ha tenuto a rimarcare, è il rapporto con le scuole per intercettare le nuove generazioni. “Sono i giovani il fattore determinante per un cambiamento culturale e per superare stereotipi e pregiudizi”.

Il compito di ripercorre la genesi della Commissione provinciale Pari Opportunità è stata la vice presidente Maria Grazia D’Angelo. “Era il 22 dicembre 2014, è passato diverso tempo e voglio ringraziare la presidente Canigola (presente in sala, ndr) che ci è stata sempre vicina. Quest’anno abbiamo deciso di organizzare una serie di incontri divulgativi, informativi e anche formativi: il primo si è tenuto a Fermo, in Questura, su aspetti giuridici e tecnici; il secondo a Pedaso e lo abbiamo voluto incentrare sulla prevenzione; il terzo a Porto Sant’Elpidio sulla rete dei servizi; il quarto, invece, sarà a Porto San Giorgio e verterà sulla risposta dei servizi sanitari alla violenza sulle donne”.

Un’ulteriore novità è stata quella degli incontri itineranti, proprio come quello di Monte Urano. “Riteniamo che non si può parlare di violenza soltanto il 25 gennaio e l’8 marzo. Dobbiamo parlare di violenza, parità e rispetto sempre, durante tutto l’anno. Dobbiamo superare gli stereotipi, considerando che la violenza tra le persone è ancora un tabù e che purtroppo si tratta di situazioni trasversali, anche là dove c’è un bagaglio culturale adeguato. Una violenza che non è solo fisica, ma che può essere anche psicologica o economica. Quindi bisogna divulgare il più possibile il rispetto delle differenze e per questo andiamo avanti, facendo sapere quanto di buono c’è in questa provincia su simili problematiche”.

Chiara Ferrari, operatrice del centro antiviolenza della provincia di Fermo, coordinato da Laura Gaspari dell’associazione On The Road, ha illustrato le caratteristiche di una realtà presente da circa 10 anni, con una presenza capillare e diversi sportelli attivi (Pedaso, Fermo, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare e di recente Comunanza per l’area montana). “Accogliamo donne vittime di qualsiasi forma di violenza, anche vittime di stalking. La nostra è una metodologia basata sull’empatia e ci poniamo in una posizione paritetica. Siamo accanto alle donne e rispettiamo le loro scelte, aiutandole a farlo in maniera consapevole, Lavoriamo non con la donna ma per la donna, per restituirle un ruolo attivo perso nella relazione violenta. La violenza di genere è un fenomeno culturale, causata da disparità di potere. I servizi che offriamo sono l’accoglienza allo sportello, la consulenza legale, il supporto psicologico sia individuale che di gruppo. Imprescindibile è il lavoro di rete e penso a tutte le istituzioni a cui la donna si trova a doversi rivolgere, come Forze dell’Ordine, ospedali, servizi sociali, tribunali, etc”.

Un’ultima informazione ha riguardato i numeri verdi 1522 e 800215809, “importanti per segnalare situazioni di difficoltà o di manifesta violenza”, ha affermato la Ferrari.

“L’autorità di pubblica sicurezza politica è la Prefettura, quella tecnica è la Questura – ha voluto precisare Vincenzo Longo, sostituto commissario coordinatore della Questura di Fermo -. Il questore, quindi, è responsabile anche dell’andamento dell’ordine sociale e della prevenzione dei reati. Dal 17 luglio scorso in questo territorio se c’è un intervento di ordine e sicurezza pubblica è il questore a disporre questo intervento a tutte le forze di Polizia. Cambia, quindi, la visione territoriale dello Stato. In materia di femminicidio o violenza di genere, se si tratta di percosse, lesioni o aspetti penali, c’è una terza autorità, che è il Tribunale. C’è uno strumento che si chiama ammonimento, un atto amministrativo con conseguenze giuridiche tra cui il venire meno del requisito della buona condotta. L’ammonimento per violenza domestica parla anche dell’esistenza di percosse o lesioni, e non è necessario andare all’ospedale. Altro punto forte è che la donna non deve fare l’istanza di ammonimento: verrebbe meno il principio fondamentale dello Stato di tutelare la donna anche se non vuole dirlo a qualcuno. Basta la segnalazione degli organi investigativi del territorio e il questore avvia un procedimento di natura amministrativa, con un provvedimento che ha funzione monitoria. Altra natura ha l’ammonimento per stalking, che presuppone la richiesta da parte della vittima. Quindi, impariamo tutti a distinguere, che gli atti persecutori sono altra cosa rispetto alla violenza domestica e usiamo la parola ammonimento con il peso giusto”.

Questo, ha aggiunto, fa in modo di prevenire alcune azioni di violenza di genere domestica. “Il questore si avvale anche di organi come il centro antiviolenza, la rete territoriale, On The Road, che hanno segnalazioni che invece prima si perdevano nel vuoto”.


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