“Ogni giorno se ne sente una diversa. Leggo che il reparto geriatria dell’Inrca di Fermo sarà trasferito al Murri e l’Inrca si trasformerà in una struttura dedicata alle cure post ospedaliere, riabilitazione e attività ambulatoriale (leggi l’articolo). Si rafforza il Murri, attività di ricerca e tante altre vuote parole”. Questo l’incipit di una riflessione a tutto campo dell’ex sindaco di Fermo, Saturnino Di Ruscio. Una riflessione critica sulla gestione della sanità fermana che si conclude con un invito e un imperativo da parte di Di Ruscio: “Spero che qualcuno si risvegli dal torpore e batta qualche colpo. Io ci sono e ci sarò”.
“La parola magica – la critica di Di Ruscio – è razionalizzazione che significa chiudere dopo gli ospedali di Montegiorgio, Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro e Porto San Giorgio, in cambio di una promessa riconversione di fatto mai avvenuta, anche l’Inrca di Fermo. Mi domando perché i processi di razionalizzazione sanitaria, leggasi anche chiusura o ridimensionamento sanitario, nelle Marche sono stati fatti solo nella provincia fermana? Nella Provincia anconetana abbiamo a 15 km di distanza dall’ospedale di Torrette quello di Chiaravalle, a 26 km quello di Jesi e a 21 km quello di Osimo! Forse ne dimentico qualcuno nei dintorni.
Abbiamo due problemi collegati tra di loro: da una parte l’apatia della comunità fermana oramai rassegnata al peggio, e provate a fare le stesse cose nella vicina provincia ascolana dove addirittura si farà un nuovo ospedale chiudendone solo uno tra quelli di Ascoli e San Benedetto del Tronto, dall’altra una classe politica che per un posto al sole deve “vendere” come una grande conquista quella che di fatto è la disfatta di un territorio. Purtroppo non trovo più da nessuna parte quello spirito di appartenenza e l’orgoglio che ha portato questo territorio ad ottenere il riconoscimento dell’autonomia provinciale. D’altronde se per ricordare l’onorevole Zama abbiamo chiamato i suoi oppositori? Sarà il segno dei tempi?”.
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