Non conta l’avvenenza in un caso di violenza sessuale. L’aspetto fisico è del tutto «irrilevante». Lo dicono i giudici della Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha annullato il verdetto assolutorio emesso in appello nei confronti di due peruviani accusati di violenza sessuale di gruppo.
L’aspetto fisico è «un elemento non decisivo» per provare la credibilità delle parole della vittima. Vittima che dai giudici di secondo grado (erano tre donne) era stata definita «scaltra peruviana» con una «personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare». La ragazza, una connazionale degli imputati che non vive più in Italia, era stata anche sospettata di aver organizzato lei la «nottata goliardica» con i due peruviani. Uno sarebbe stato indotto ad «avere rapporti sessuali per una sorta di sfida». I giudici di secondo grado si sarebbero basati su una «incondizionata accettazione» della versione proposta dalle difese, senza fare riferimento ad alcun «serio raffronto critico» con la sentenza di primo grado. Con l’annullamento del verdetto, il processo si dovrà rifare alla Corte d’Appello di Perugia.
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