E’ in uscita, edito da Italic Pequod, l’ultimo libro di Giuseppe Bommarito, avvocato libero professionista, presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”, collaboratore da quasi dieci anni di Cronache Maceratesi, particolarmente impegnato in inchieste e ricostruzioni di vicende di droga, criminalità organizzata e problematiche giovanili.
Il libro, dal titolo “Adesso riposa”, sarà presentato dall’autore nell’ambito del festival letterario “Macerata Racconta” sabato 4 maggio 2019, alle 16, al teatro della Società Filarmonica di Macerata. Un’ulteriore presentazione avrà luogo il 10 maggio 2019, alle 15, a Torino, nello stand della Regione Marche presso il Salone Internazionale del Libro, al centro fiere del Lingotto. Nella presentazione maceratese l’autore sarà affiancato dal prof. Valerio Calzolaio e dal dott. Gianni Giuli, direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Area vasta 3.
Il romanzo si muove su due distinti piani di narrazione, apparentemente distinti ma in realtà strettamente collegati tra di loro. C’è in primo luogo un lungo viaggio nel mondo della droga – oggi indubbiamente la madre accertata di tanti incalcolabili drammi allorché con sottile e spesso inarrestabile violenza irrompe nelle storie individuali – e nel mondo giovanile attratto dalla pseudocultura dello sballo e dello spaccio, vista nei suoi aspetti oscuri, autodistruttivi, inquietanti, nichilisti, criminali. C’è poi, favorito da una gravissimo evento traumatico, il raccontarsi nella sua dimensione interiore del principale protagonista, a sua volta vittima secondaria e indiretta di una vicenda di droga e di sballo: un disperato dialogo con il figlio in stato di coma, un approfondito tentativo di introspezione, un mettersi sempre più a nudo, un monologo a volte allucinato, un viaggio doloroso e faticoso alla riscoperta dei propri sentimenti, della propria identità, delle proprie fragilità, dei propri errori, dei propri vissuti, sia quelli reali che quelli artatamente costruiti durante anni e anni di minuziosa e inconsapevole simulazione. Un romanzo anche introspettivo, quindi, dove ad un certo punto il tempo e lo spazio si fermano in una minuscola stanza bianca e seguono, attraverso percorsi inizialmente ignoti, i ritmi lenti e le ricostruzioni, a volte distorte, a volte disordinate e caotiche, della coscienza spoglia da ogni maschera e finalmente libera da censure consapevoli e inconsapevoli. Dove gradualmente si comprendono cose e fatti accaduti, i cui contorni erano precedentemente sfuggiti. Dove con tutta l’anima si cerca un figlio nella memoria evanescente, nel cuore, forse nella pura illusione. Dove, partendo dalla droga e dai suoi disastri, i ricordi si dipartono, riaffiorano a ondate in maniera imprevista, producono frammenti di pensieri ed emozioni positive e negative sino ad arrivare ad un folle delirio, lacerano edificanti quadretti familiari. Dove impazza il meccanismo subdolo e devastante dei sensi di colpa, che, in un turbine crescente di vergogna, ossessioni, dolore e paura, penetrano sempre più profondamente nel cuore delle vittime come la lama affilata di un coltello e accompagnano, condizionandolo, lo sviluppo degli avvenimenti. Dove in un silenzio innaturale non succede niente e succede tutto.
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