di Andrea Braconi
Ricostruzione veloce, zona franca, differenziazione del cratere, messa in sicurezza dei territori. E soprattutto l’Appennino centrale come bene comune. Sono i temi sollevati nella mattinata a Roma, davanti a Montecitorio, in occasione di una manifestazione delle popolazioni terremotate, estenuate da una situazione che ancora non riesce a sbloccarsi.
Da Castelluccio, Norcia, Arquata, Ussita, Visso, Castelsantangelo, Camerino, Tolentino, Caldarola, Fiastra, Amatrice e persino da L’Aquila, oltre 300 persone si sono mobilitate per protestare nei confronti delle istituzioni.
Neanche un acquazzone è riuscito a fermare la voce di cittadini che – insieme al Coordinamento Terremoto Centro Italia, Action Aid, Terre in Moto e Brigate di Solidarietà Attiva – hanno voluto raggiungere la Capitale per rimettere al centro della discussione la ripresa (sia da un punto di vista abitativo che economico e sociale) delle zone del centro Italia duramente colpite dai terremoti tra 2016 e 2017.
“Hanno parlato cittadini e comitati, ma senza politici” rimarca una partecipante all’evento. E il primo giugno si terrà una nuova manifestazione, sempre a Roma. “Non è un problema locale, tutto questo va superato a vantaggio di una visione d’insieme – prosegue -. Ci auguriamo sia l’inizio di una mobilitazione di tutti i territori e che il prossimo appuntamento sul raccordo sarebbe utile un intervento da parte di tutti. Dobbiamo farci forza insieme. Siamo di fronte a due mobilitazioni che, anche se con modalità diverse, portano avanti le stesse istanze. In tanti hanno detto che è importante unire e che serve accogliere tutti i momenti di protesta, al di là dei personalismi. Ripeto: è utile avere una visione comune e che ci si muova tutti sulla stessa strada”.