Caos Whirlpool: come procede
il piano aziendale a Comunanza

COMUNANZA - Confermati 19 milioni di investimento e 843.000 pezzi annui da raggiungere entro il 2021. Pronto il prototipo della lavasciuga da incasso da 8-9 kg, entrerà in produzione a inizio 2020. L’esodo volontario (incentivo 85.000 euro) interessa 98 dipendenti, 27 hanno già firmato

Albano Villa, Marco Polidori e Nicola D’Andrea: tre dipendenti della Whirlpool di Comunanza

di Maria Nerina Galiè

Il tavolo di coordinamento nazionale della Whirlpool, che si è tenuto a  Roma il 31 maggio scorso, doveva essere un incontro di routine tra azienda e sindacati per monitorare l’andamento del piano industriale 2019-2021. Doveva. Prima che esplodesse la bomba Napoli. L’annuncio della vendita del sito campano ha colpito come un fulmine i sindacalisti presenti e, pochissimo dopo, i lavoratori di tutta Italia e lo stesso vice premier Luigi Di Maio a capo dei Dicasteri del Lavoro e dello Sviluppo economico che minaccia sui media di ritirare gli ammortizzatori sociali, concessi fino al 2020 in cambio di strategie condivise e firmate. Un terremoto insomma che ha indotto i dipendenti ad incrociare le braccia, in segno di solidarietà verso i colleghi campani. Anche a Comunanza lunedì 3 giugno c’è stato il sit-in, con un presidio che ha sbarrato i cancelli dello stabilimento di Villa Pera. E’ forte lì la preoccupazione, nonostante le rassicuranti parole dell’ad Luigi La Morgia che ha confermato gli investimenti di 18 milioni e 600.000 euro per il sito piceno e la previsione di arrivare a 843.000 pezzi annui entro il 2021, in ragione di un’auspicata crescita del mercato. Durante la manifestazione di stamattina è stato riepilogato lo stato dei fatti, tra segnali positivi, negativi e incertezze. Su tutto impera la paura che il Governo possa fare retromarcia sulle misure a sostegno dei lavoratori. Da anni ormai gli operai di Comunanza percepiscono circa 1.000 euro al mese. Lavorano al 50% delle ore, per cui li paga l’azienda, mentre per le ore di fermo lo Stato riconosce il 60%.

«L’indotto sta risentendo pesantemente del calo di produzione della Whirlpool – ha sottolineato Roberta Pasqualini, dipendente del plant comunanzese – e così pure tutte le attività commerciali del territorio, perché viene meno la capacità di acquisto di un’intera comunità». Un paio di mesi fa i sindacalisti hanno chiesto alla Regione Marche di intervenire sulla busta paga con un’integrazione. Ma non hanno avuto risposta.

Il piano aziendale vede Comunanza come polo delle lavasciuga con il reshoring degli elettrodomestici da incasso dalla Polonia e, nel primo trimestre del 2020, la messa in produzione della nuova lavasciuga da 8-9 chili chiamata Built. «Il prototipo è già qui – hanno affermato le Rsu Marini, Bartomioli e Forti – abbiamo visto il prototipo. Segno che questo impegno sarà mantenuto. Il modello da 5-6 chili invece, che, si era detto, doveva rientrare qui dalla Polonia, probabilmente sarà eliminato». Man mano che sarà implementata la fabbricazione dell’incasso, a questo punto senza la lavasciuga polacca, la lavatrice top di gamma andrà via, come era negli accordi, ma non più diretta a Napoli. Che fine farà? «Non sappiamo nulla di certo a riguardo» hanno continuato i sindacalisti, che non escludono la possibilità che venga dirottata in Polonia. In fase di trattativa era spuntato, ma non riconfermato sull’accordo quadro firmato il 25 ottobre, un elettrodomestico innovativo ed altamente tecnologico, Unica, da produrre a Comunanza con un ulteriore investimento di 3 milioni e mezzo di euro. «L’hanno detto – sono ancora Marini e Bartomioli a parlare – ma non vediamo movimenti in tal senso».

Per Comunanza all’inizio della vertenza si prevedevano 135 esuberi, da scongiurare come condizione essenziale alla proroga degli ammortizzatori sociali. L’azienda ha buttato sul piatto 85.000 euro per l’esodo volontario da agganciare però entro il primo luglio. Sono ben 98, su poco più di 450 dipendenti, che hanno manifestato l’interesse per questo appetitoso incentivo. C’è ancora tutto giugno per decidere, ma intanto in 27 hanno firmato il patto. Tra loro ci sono anche i dipendenti vicini all’età pensionistica. Albano Villa, Marco Polidori e Nicola D’Andrea invece, tute blu da vent’anni circa, sono ancora piuttosto lontani dal meritato riposo. «Abbiamo poco più di quarant’anni. Sono tanti i soldi che ci hanno proposto, ma non tali da garantirci il futuro. Noi vogliamo continuare a lavorare» hanno affermato senza esitazione.

 


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