Eddy Mengo sul futuro: «Sono qui da
circa 8 anni e mi trovo benissimo,
decideremo con calma»

SERIE D - Il tecnico 41enne del Porto Sant'Elpidio ringrazia la sua famiglia, la società ed i giocatori: «Abbiamo vinto un campionato che all’inizio dell’anno nessuno si sarebbe mai aspettato. Ora staccherò completamente per alcuni giorni, perché è stata una stagione lunghissima, e poi mi incontrerò con la società e valuteremo»

Eddy Mengo, 41 anni, tecnico del Porto Sant’Elpidio

 

di Leonardo Nevischi

PORTO SANT’ELPIDIO – Nel Porto Sant’Elpidio che vince i playoff nazionali di Eccellenza e approda in Serie D a distanza di trent’anni c’è molto di Eddy Mengo. Il tecnico nativo di Recanati, dopo un’esaltante carriera da giocatore, esce a pieni voti dalla prima stagione in panchina, nella quale ha ottenuto la promozione in Serie D con gli elpidiensi.

Eddy Mengo è uno specialista dell’entusiasmo. Quando parla della sua squadra, sa renderlo una cosa palpabile: è lì, concreto, visibile. È una cosa che non sempre emerge a contatto con un allenatore, ed è verosimile che quell’essere autenticamente appassionato del suo lavoro abbia contagiato molti, i giocatori in primis.

L’altro entusiasmo, ovviamente, è quello di una città intera, Porto Sant’Elpidio, che lui stesso ha contribuito a creare, riportando la squadra nei semiprofessionisti al termine di un campionato prima affrontato da outsider quasi sconosciuta e reduce da una salvezza miracolosa, poi da macchina da guerra capace di contendere la vetta al Tolentino e sbalordire nei playoff. Se i biancazzurri sono stati la sorpresa tra le squadre di Eccellenza, Mengo è stato senza dubbio la sorpresa tra gli allenatori. Al primo anno su una panchina ha sbaragliato la concorrenza e ora, a meno di colpi di scena, è pronto a stupire anche in Serie D.

 

Mister, avete riportato il Porto Sant’Elpidio in Serie D dopo 30 anni dall’ultima apparizione. Quali sono le sue sensazioni?

«Sicuramente sono delle belle sensazioni, perché abbiamo vinto un campionato che all’inizio dell’anno nessuno si sarebbe mai aspettato. Eravamo partiti con una squadra costruita per la salvezza ed invece siamo riusciti a beccare giocatori importanti che poi hanno dimostrato di poter fare la differenza in Eccellenza. Fortunatamente è andato tutto bene, perché poi quando si vince il campionato serve superare i momenti di difficoltà con una certa velocità. Prima di tutto devo fare i complimenti alla mia famiglia che mi ha supportato e sopportato per dieci mesi: ritornare la sera alle 22 con mia figlia che mi aspetta per giocare è la cosa più bella di tutte. Per non parlare di mia moglie che mi cucinava a qualsiasi ora io tornassi e qualche volta aveva il viso abbastanza arrabbiato ma non me lo ha fatto mai pesare, conoscendo la mia voglia di fare calcio. Poi i complimenti vanno a questa società che non ci ha mai fatto mancare niente, ed io non parlo di quest’anno, quando le cose sono andate abbastanza bene, piuttosto degli anni addietro. Io sono arrivato qui da giocatore che eravamo ultimi in Promozione e siamo riusciti in questa crescita tutti insieme. Infine i complimenti vanno alla squadra, perché correre sotto la pioggia, sotto la neve, sotto l’umidità dopo 7/8 ore di manovia, sempre con una voglia pazzesca, è qualcosa di encomiabile. Forse – confessa il tecnico rivierasco – la prima volta in tutta la stagione che hanno mollato mentalmente è stato negli ultimi dieci minuti di domenica, perché non avevano mai staccato la spina nemmeno in allenamento. Questo ci sta, perché sono ragazzi che hanno fatto tanto sacrificio e fortunatamente abbiamo raccolto il massimo. Meritano tantissimi complimenti e a loro auguro le migliori cose positive. Rimarranno tutti sempre nel mio cuore perché sono stati i miei primi giocatori e li metterò sempre a paragone con quelli prossimi, dicendo che sono i giocatori più forti che io abbia allenato e lo farò anche in futuro, perché vincere questo campionato è stata una cosa difficilissima».

Negli ultimi minuti della gara di domenica, visto il prepotente ritorno degli avversari, le è mai balenato il pensiero di non farcela?

«Il Poggibonsi mi ha preoccupato sempre, non solo negli ultimi dieci minuti. È una squadra con giocatori di altissima qualità, con un’organizzazione importante ed il fatto che in campionato sono arrivati secondi segnando moltissimi gol è la dimostrazione che sono una squadra molto quadrata. Sapevamo che in finale non potevamo incontrare una squadra mediocre, ma anzi di altissimo livello. La mia preoccupazione scaturiva dal fatto che per la prima volta in tutta la stagione i miei giocatori non mi guardavano come le altre volte in cui avevamo affrontato un momento di sofferenza. Sapevo che lo scorrere dei minuti sul cronometro stava dalla nostra parte, ma il rigore mi ha creato abbastanza pressione. Fortunatamente dopo la realizzazione l’arbitro ha fischiato subito la fine. Tuttavia il verdetto è stato giusto: dopo aver rincorso il Tolentino per quasi tutto l’anno, meritavamo questa festa».

Questa stagione straordinaria, condita dalla promozione nella massima serie dilettantistica, significa conferma automatica per lei sulla panchina biancazzurra?

«Adesso non ci penso. Voglio godermi questo momento come ci siamo goduti giorno per giorno questa bella cavalcata nei playoff. Ora staccherò completamente per alcuni giorni, perché è stata una stagione lunghissima, e poi mi incontrerò con la società e valuteremo. Comunque io sono a Porto Sant’Elpidio da 7 anni e mezzo e mi trovo benissimo. Ho un ottimo rapporto con la famiglia della presidente Pilotti, ho giocato anche con il figlio a San Benedetto e non avrei nessun problema a proseguire. Comunque adesso è necessario staccare un po’ la spina perché altrimenti non sapremo nemmeno essere lucidi per affrontare il futuro».

 

Mister Mengo sorridente nel post partita di Poggibonsi


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