di Giuseppe di Stefano
Il regista belga Felix Van Groeningen non è un uomo di mezze misure. Realizza film sconvolgenti, emotivi, e l’ultimo esempio ne è Beautiful Boy, presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival dello scorso anno. La pellicola è l’adattamento di due memorie, quella del veterano giornalista David Sheff e quella di suo figlio Nic, entrambi i quali hanno documentato la dipendenza da droghe che ha colpito il ragazzo durante la sua adolescenza e quasi distrutto la loro famiglia. Il film risulta un po’ spiacevole, ma deve per forza esserlo se vuole riuscire a da catturare così vividamente le realtà macabre di questo mondo.
Timothée Chalamet è stato scelto per interpretare Nic prima del suo exploit del 2017, che lo ha visto apparire in due grandi film quali Lady Bird e Chiamami col tuo nome, i quali gli sono valsi una nomination come “Miglior Attore” e una serie di premi della critica. Steve Carell è invece David Sheff, padre di Nic e uomo molto calmo, che vedremo più e più volte imbattersi contro i limiti della ragione. I migliori momenti della sua performance – in particolare una toccante scena ambientata in un ristorante – arrivano quando lui è con Chalamet, il quale offre una prestazione radiosa e straordinariamente saggia.
Il suo personaggio insiste sul fatto che si tratti di una scelta piuttosto che di una malattia, fino a quando le uniche alternative che gli rimangono sono la guarigione o la morte. Chalamet riesce a rendere l’assoluto degrado di questo stato, ma anche le sottili sfumature di un dipendente le cui frasi possono benissimo essere un tentativo di manipolazione. La sua libera ma fiduciosa padronanza del mestiere, già più volte mostrata in passato, è qui ulteriormente approfondita e messa in risalto mentre incarna in modo completo un giovane malato in così tanti modi diversi da rendere le differenze quasi impercettibili.
Come in Alabama Monroe – Una storia d’amore (sempre di Van Groeningen), la musica è al centro di Beautiful Boy, attraverso l’abile uso di brani volto ad intensificare molti momenti senza appesantirli, arricchendo questo film che non vuole essere solo un ritratto brutalmente crudo della tossicodipendenza, ma anche la rappresentazione di una relazione padre-figlio che viene spinta al limite da una situazione apparentemente senza redenzione.
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