Eccidio di Caldarette del 1944,
l’omaggio alle vittime

FERMO - Presenti l'Arcivescovo Mons. Pennacchio, autorità militari, il sindaco Paolo Calcinaro, il prefetto Vincenza Filippi, il vice presidente della Provincia Stefano Pompozzi e il presidente dell’Anpi provinciale Scipioni

Sentita e partecipata come sempre la cerimonia che si è svolta giovedì 20 giugno, in occasione del 75° anniversario della Liberazione di Fermo e del Fermano. Il fronte nel giugno del 1944 passò il fiume Chienti, lasciando una scia di morte. Gli eccidi nazifascisti di Caldarette d’Ete nel territorio di Fermo e gli scontri nel Fermano spezzarono molte vite, un tributo di dolore alla rinascita nazionale.

La cerimonia ha avuto una prima parte, nel Santuario della Madonna del Pianto cui i fermani non fanno mai mancare affetto e devozione, con la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo di Fermo Mons. Rocco Pennacchio, alla presenza delle autorità civili, militari, religiose e delle associazioni della città, nel corso della quale la cittadinanza fermana ha rinnovato il voto fatto per la salvezza della Città di Fermo dai lutti di guerra, la cui preghiera è stata letta dal Sindaco Calcinaro.

A seguire, nel piazzale antistante la chiesa dell’Immacolata Concezione di Caldarette Ete la seconda parte, dove si è svolta la cerimonia commemorativa nel corso della quale si sono succeduti gli interventi del Sindaco di Fermo Paolo Calcinaro del Prefetto di Fermo, dott.ssa Vincenza Filippi, del vice Presidente della Provincia di Fermo Stefano Pompozzi, del Presidente dell’Anpi provinciale Paolo Scipioni e di Kristine Czellnick, figlia di Engelbert Bernard, di cui ha ricordato la figura: capitano del II Corpo d’Armata polacco nel periodo della guerra, Czellnick è stato uno dei primi ufficiali ad aver contribuito a liberare Fermo, città nella quale ha poi deciso di rimanere e sposarsi.

Don Paolo Scoponi ha benedetto le corone d’alloro che poi sono state deposte per omaggiare, alla presenza dei familiari e dei parenti, le vittime dell’eccidio compiuto a Caldarette il 19 giugno 1944, sui cippi in memoria di Giuseppe e Luigi Fortuna, che furono scambiati erroneamente per partigiani, crivellati di colpi dai tedeschi per rappresaglia, di Serafino Santini, che venne arso vivo per aver tentato di riappropriarsi delle bestie confiscate dai tedeschi, e del piccolo Giovanni Protasi, morto a soli sei anni per una scheggia di cannonata allo stomaco e privato delle cure necessarie.


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