di Andrea Braconi
Un’emozione grandissima e assolutamente inaspettata quella vissuta da Gioia Bartali, nipote dell’indimenticato campione di ciclismo, alla notizia che la storia di suo nonno figurava tra i titoli per la prima prova scritta dell’esame di maturità.
“Ho cercato di arrivare dappertutto cercando di testimoniare e di portare la mia memoria sulla figura del nonno – spiega – e oggi mi ritrovo a riflettere su alcune cose che mi hanno trovato in un certo senso impreparata.
Perché per Gioia attraverso l’esame di Stato si affronta la storia di un personaggio in un contesto che non è solo sportivo, ma che diventa una storia legata all’intera società italiana. “I ragazzi devono relazionarsi ad una situazione del passato, ma prendendo spunto per elementi che guardano verso il futuro. È importante veicolare i valori della vita che hanno ispirato mio nonno e che lo hanno portato a compiere azioni importanti, valori che rapportati ad oggi possono ancora di esempio per questi ragazzi”.
Parlare, anzi, scrivere di Gino Bartali in un tema di maturità vuol dire scrivere di memoria, di una storia legata ad un periodo tragico. “E in quel momento storico il ciclismo ha aiutato tantissima gente a darsi forza e coraggio per andare avanti” ricorda la nipote.
Decisa nell’evidenziare le scelte di vita del nonno, Gioia è più morbida sul suo parallelismo con figure di primissimo piano come Sciascia, Ungaretti e il generale Dalla Chiesa, anch’essi presenti nell’elenco della Maturità. “Sono sicuramente figure diverse, grandi personaggi ma in contesti diversi. La cosa che stupisce è che un ragazzo che racconta di Bartali può parlare nel suo tema di sport, che è una cosa piuttosto insolita. Forse c’è stata la voglia di inserire un personaggio non conosciutissimo dai giovani e mai studiato come testo. Gli altri appartengono al contesto dello studio, dove mio nonno invece è entrato a sorpresa. Ma credo che da ora in avanti sarà un profilo sempre più approfondito. È bello pensare che questa vicenda umana oramai fa parte della storia e il mio augurio è che vada in qualche modo ad incuriosire i ragazzi. Mio nonno ha salvato tanti ebrei ma è stato anche un grandissimo ciclista: quindi c’è la possibilità di argomentare la figura del nonno in tantissimi modi, traendone degli spunti importanti”.
Resta però un nodo da sciogliere: sul web di Bartali c’è tutto, mentre nei testi scolastici resta quasi inesistente. “La mia speranza è che la sua storia venga inserita, sarebbe un bellissimo risultato. Bartali è un personaggio amato, la gente gli vuole bene, quindi è anche semplice inserirla nel percorso di studio dei ragazzi, dai quali ho sempre ricevuto un grandissimo entusiasmo. Loro si identificano nelle sue gesta e si rivedono con una grande fierezza: per loro è un italiano buono, umile, è un esempio. E ricordiamo che quello che ha fatto, lo ha fatto in silenzio. Oggi invece siamo invece abituati a raccontare tutto, perché ci piace che la gente ci apprezzi. A lui bastava essere apprezzato dai tifosi, tutto quello che fatto al di fuori lo ha fatto per i suoi principi e per i suoi valori”.
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