Quando ha iniziato quell’avventura chiamata Museo del Mare, riordinando le mille idee sul connubio, o meglio sulla simbiosi, tra Adriatico e sulla sua ‘perla’ Porto San Giorgio, di certo non poteva immaginare cosa si sarebbe ritrovato tra le mani: un punto di riferimento per chi vuole ‘immergersi’ nella vita marinara a 360 gradi. Stiamo parlando del sangiorgese Stefano Campussè, padre e ideatore del Museo del Mare accolto nei locali al piano terra della splendida Rivafiorita. Proprio lui e solo lui una decina di anni fa ha iniziato, si diceva, a riordinare le idee: da dove partire, come organizzare l’esposizione, cosa sistemare sugli scaffali, come rendere unico un museo dunque in grado di rendere omaggio al mare e a chi di quel mare ha vissuto, vive, ha dato l’anima. E purtroppo anche la vita, rendendolo però un punto fermo per la città e segnandone la sua storia, la sua cultura, la sua tradizione. Ecco, cosa mancava? Sì, forse un unico aspetto era da ravvivare: il tramandare quelle tradizioni alle nuove generazioni.
Ebbene da quel 30 giugno del 2012, oggi Campussè può dire di avercela fatta, di essere riuscito nel delicatissimo intento di onorare la storia sangiorgese e di tramandarla quotidianamente alle nuove generazioni. Arricchendo il tutto da una specialissima esperienza sensoriale rivolta in particolar modo ai disabili, agli ipovedenti, ai sordi, e da una parentesi didattico-scientifica. Insomma come tuffarsi in mare senza bagnarsi o salire a bordo di una lancetta, o di una paranza vestendo i panni del lupo di mare. Dal taglio del nastro allo scorso anno il Museo ha infatti accolto ben 60 mila visitatori, da fuori città, regione, e anche Italia. Gente dalla Spagna, dagli Stati Uniti, dal nord Europa. Insomma un museo ‘globale’. “Non posso non ringraziare il sindaco e l’amministrazione, e tutti coloro che a vario titolo mi hanno aiutato, anzi meglio, hanno aiutato il Museo del Mare che è diventato, in parte, anche itinerante, come, da ultima, l’esperienza a Capodarco in occasione del 25 aprile o in quella ‘casalinga’ per la festa di San Giorgio. Non sapete che emozione aprire le porte, quasi ogni giorno, a scolaresche che arrivano da ogni parte della provincia ma anche da fuori regione. Di ciò ringrazio le maestre che accompagnano i giovani studenti”. Si entra e si è subito trascinati in un percorso sensoriale e didattico, fino ad arrivare a scoprire un vero e proprio laboratorio chimico. Ma nel camminare tra i meandri della storia dell’Adriatico e della sua ‘perla’ si ha inevitabilmente l’occasione di scoprire il vademecum del marinaio, dai nodi alle reti e ai venti, dalle paranze alle lancette, dai pescatori ai maestri d’ascia, dalle correnti ai cicli di vita dell’Adriatico. E non sorprendetevi se alla fine non avrete proprio intenzione di uscire, tanta è la voglia di scoprire e conoscere ogni minimo dettaglio del museo, forse perché non capita tutti i giorni di toccare con mano quella vita del pescatore, vita di mare, in mare e per il mare, fatta di leggende ma anche di immani sacrifici. Una gemma di un’Italia, di una Porto San Giorgio che sta scomparendo ma che riesce ancora a emozionare e a incutere fascino e rispetto. Una sangiorgesità ancestrale che rivive e trova il giusto omaggio nel suo Museo del Mare.
g.f.
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