Un aiuto ai proprietari di locali nelle zone periferiche. E’ quanto propone il capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Marcotulli in materia di Imu. “Una proposta concreta – la definisce – per incentivare il rilancio e la sostenibilità del commercio nelle zone meno centrali. Nelle zone più periferiche i locali commerciali, affittati e non, subiscono in maniera importante la pressione fiscale dell’Imu, che invece nel territorio è abbastanza omogenea, nonostante una diversa appetibilità”.
Il problema secondo l’esponente di minoranza è “la non adeguata diversificazione delle rendite catastali che determinano la base per il calcolo dell’Imu annuale. Quindi, nonostante una enorme diversità dei canoni di affitto tra il centro e le zone più periferiche, si ha un’Imu praticamente simile. Ne consegue che per edifici in zone centrali, mediamente con 1-2 mensilità di affitto si riesce a coprire la quota Imu, mentre in altre zone a canoni bassi ed in calo, servono fino a 5-6 mesi di locazione per far fronte all’imposta locale, conseguentemente i proprietari sono scoraggiati nel valutare la convenienza di un canone di affitto non troppo elevato rispetto a tenere il locale sfitto, allo stesso tempo diminuisco gli interessi immobiliari su dette tipologie di unità e non vi è alcuna intenzione di riqualificarle”.
“Le conseguenze – prosegue Marcotulli – sono plurime e non da rintracciarsi in maniera esclusiva nell’amministrazione, la responsabilità principale è legata al crollo del piccolo commercio diffuso, a una totale assenza di aggiornamento e diversificazione da parte dell’agenzia delle entrate (catasto) delle rendite catastali, ma l’amministrazione dal canto suo non ha saputo cogliere i suggerimenti e ha preferito portare avanti iniziative poco efficaci e mal calate nella realtà concreta cittadina. L’amministrazione per il 2019 da una parte ha aumentato al massimo l’aliquota al 10,60%, che appesantisce ancor di più le proprietà sfitte e o locate a bassi importi, ed ha approvato una riduzione del 30% dell’Imu a fronte di una riduzione minima del 20% dei canoni di affitto, tale disposizione purtroppo non può trovare alcun interesse nelle zone periferiche in cui i canoni sono già bassi e non vi è una giusta appetibilità”.
Ecco allora la proposta di Fratelli d’Italia:”Avviare una campagna di raccolta dati mediante contatti diretti e a mezzo piattaforma elettronica web per acquisire da parte dei proprietari dei valori di Imu e canoni di affitto per determinare la reale diversificazione nel territorio della percentuale di pressione fiscale legata al rapporto Imu/affitto e proporre così una riduzione percentuale che tenga conto di un rapporto più omogeneo a sostegno delle zone più critiche. “Se la pressione Imu/affitto è teoppo alta si avrà uno sconto sull’imposta maggiore”.
Per concludere, secondo il consigliere di Fdi, “la riduzione della pressione fiscale su questo rapporto, oltre a calarsi in maniera concreta ed efficace in tutto il territorio e in particolar modo per le zone più svantaggiate, avrà molteplici obbiettivi: incentivare nuove locazioni che anche a fronte di canoni non elevati rimarrebbero sostenibili, perchè al calo del canone di affitto calerebbe anche l’Imu per mantenere il giusto rapporto. Le realtà già affittate in cui i canoni di affitto soffrono in maniera importante la pressione Imu verrebbero alleggeriti, così da favorire anche interventi di riqualificazione dell’esistente e non da ultimo potremmo dare un piccolo segnale al mercato immobiliare. Sarà un lavoro lungo e impegnativo, più dati riusciremo a reperire più avremo una mappatura omogenea per completare lo studio di sostenibilità finanziaria. Proporremo a breve un primo incontro aperto a tutti, cercando di coinvolgere amministrazione, consulenti fiscali e associazioni di categoria per un confronto costruttivo sulla proposta che vorremmo comunque portare a termine entro la fine dell’anno e prima dell’approvazione delle nuove tariffe valide per il 2020”.
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