di Maria Nerina Galié
“Oggi abbiamo restituito, non donato, alla popolazione questo importante simbolo del territorio, recuperato nel pieno significato del termine”. Queste le parole di don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana, durante l’inaugurazione, ieri, del Centro di Comunità Sant’Andrea di Montefortino. L’edificio, rimasto inutilizzato da oltre 30 anni, è stato oggetto di una sapiente opera di ristrutturazione finanziata proprio dalla Caritas per oltre 207.000 euro, con i fondi raccolti durante l’emergenza terremoto. Gli stessi fondi che hanno permesso all’ente benefico di realizzare i Centri di Comunità di Amandola e Sant’Angelo in Pontano. “Il lavoro della Caritas – ha aggiunto don Soddu – è quello di ascoltare i segni del tempo per capire le vere esigenze delle persone e cercare di soddisfarle”.
In questo momento più che mai, con le ferite del sisma non ancora rimarginate e la ricostruzione lenta a mostrare i suoi frutti, ciò che serve nel bel borgo montano è “consolidare lo spirito comunitario”, è stato detto dalla maggior parte delle autorità civili e religiose presenti. C’erano il sindaco di Montefortino Domenico Ciaffaroni, l’Arcivescovo della diocesi di Fermo monsignor Rocco Pennacchio, il Prefetto di Fermo Vincenza Filippi, don Giampiero Orsini, parroco di Montefortino, e Gianluca Giglio, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Montegiorgio. A coordinare la cerimonia ci ha pensato don Pietro Orazi, vicario della diocesi fermana e direttore della Caritas diocesana. In prima fila, visibilmente emozionati ma altrettanto soddisfatti, gli artefici materiali dell’opera. Da Massimo Conti, progettista e direttore dei lavori, ai rappresentanti delle varie imprese che, ciascuna per le proprie competenze, si sono alternate nei lavori. A loro, ed in particolare all’architetto Giulia Alessandrini, autrice di una puntuale ricerca storica, ed a Leonardo Alessandrini, responsabile del cantiere, sono andati i ringraziamenti del sindaco Ciaffaroni, il quale ha ricordato anche l’impegno, mantenuto, di monsignor Pennacchio di farsi promotore dell’iniziativa presso la Caritas. “Montefortino ha poco più di 1.000 abitanti – ha ricordato l’Arcivescovo – ma ha un ruolo centrale nella diocesi fermana. Qui c’è il Santuario dell’Ambro, da poco tornato al suo splendore dopo i danni del terremoto”. Il restauro, come si ricorderà, è stato sponsorizzato dalla Carifermo. In segno di riconoscimento, il sindaco ha annunciato l’intenzione di conferire all’Istituto di Credito la cittadinanza onoraria. Mentre la piazza, pure recuperata, antistante l’ex chiesa di Sant’Andrea sarà dedicata a don Antonio Spagnoli.
“A minare la sopravvivenza di piccoli paesi come il nostro – ha sentenziato invece don Orsini – ci sono anche l’inesorabile spopolamento e l’incertezza occupazionale. Dobbiamo piuttosto ricostruire il tessuto sociale e fare comunità. Senza l’ostinazione, da parte dei pochi residenti rimasti, di volere per forza rimanere legati ai ‘campanili’ delle tre parrocchie, capoluogo, Santa Lucia e Vetice, che non riusciamo a mantenere. E’ la prima volta che mi esprimo così in pubblico. E spero che ora, con questa nuova realtà, ci sentiamo tutti un po’ più uniti e che sia finalmente l’occasione per identificarci in un’unica comunità”.
Delle tre sedi citate dal parroco, l’unica agibile è la chiesa della frazione Baldoni. San Michele Arcangelo, del capoluogo, ha subìto seri danni per il terremoto ed è attualmente oggetto di un’imponete ristrutturazione che terminerà entro pochi mesi. Al momento le funzioni religiose di svolgono nella palestra della scuola. La chiesa di Vetice sarà oggetto della seconda ondata di finanziamenti.
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