“La misura di una civiltà si vede anche dal posto che in essa ha l’arte. Questo concetto è stato usato per comprendere le società del passato ed è certamente utile anche per capire il presente e guardare al futuro della nostra comunità globalizzata e sempre più schizofrenica.
L’idea di organizzare la mostra Arte & Artigianato a Matera, capitale europea della Cultura 2019 – il commento di Marco Rotunno, scrittore e direttore del Miti – è stata del dottor Paolo Landi, nipote dell’architetto Umberto Preziotti, quest’ultimo fondatore a Fermo, nel 1959, dell’istituto d’Arte che oggi reca il suo nome. Perseguita con successo da Landi, che in essa ha profuso impegno, determinazione e sacrificio, questa idea cela una stratificazione di significati sottili i quali, a una riflessione attenta e non affrettata, si aprono e prospettano una visione che va oltre l’arte; tocca la nostra storia recente e passata, rivisita la percezione della società e dei rapporti umani, per tornare a questi luoghi, a Fermo.
L’architetto Preziotti sapeva che circa un secolo prima, in un’Italia appena unita ma già desiderosa di avventurarsi nell’ignota modernità, nell’allora istituto di Arti e Mestieri in Fermo, realizzato sul modello francese, si insegnava l’arte. Questa non era soltanto teoria, storia, matite, tele, pennelli e colori: si insegnavano materie come la plastica, in cui eccelleva ad esempio il professore e maestro Salomone Salomoni, grande scultore. Si insegnava a capire e plasmare la materia: l’arte e l’artigianato, che non a caso fanno capo alla stessa radice etimologica, erano un’importante risorsa basata anche sulla manualità per scolpire la nuova società e la qualità della vista sperate, sognate e finalmente in movimento, nella rincorsa ad altre società europee più avanzate. Quando poi, le vicende politiche e le radicali trasformazioni della società nella prima metà del Novecento videro sparire quell’offerta formativa (eppure anche tra i futuristi c’erano artisti) a favore della tecnologia, qualcuno a Fermo sentì nel profondo del cuore che c’era un gran vuoto e che questo vuoto era da colmare.
In tale chiave va letta la selezione di opere d’arte che da Fermo hanno abitato dal 13 aprile al 13 maggio di quest’anno al museo Josè Ortega di Matera. Ebbene, credo che la loro esposizione, grazie anche all’associazione Ex-Allievi dell’istituto statale d’Arte Preziotti e al Comune di Fermo, abbia restituito opere che sottilmente non sono più le stesse. Esse hanno incorporato il senso delle emozioni provate da chi le ha ammirate e sono state ambasciatrici del Fermano in terra lucana.
Tornate, queste opere hanno un valore che rimanda al potere creativo e alle capacità, abilità pratiche di concepire opere che risuonino con la mente e col cuore di chi le visita nella mostra a Palazzo dei Priori, aperta sino al 18 agosto prossimo. Le opere – conclude, nella sua disamina, Rotunno – testimoniano che Fermo è stata ed è un centro d’arte e di pensiero.
Gli artisti che espongono sono Massimiliano Berdini, Giacomo Beverati, Guido Botticelli, Annamaria Bozzi, Angela Ceri, Bruno De Angelis, Donato Landi, Mario Moronti, Eleonora Paniconi, Lucia Postacchini, Gisella Rossi, Micaela Sason Bazzani, Lucia Spagnuolo e Corrado Virgili”.
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