Il Jova beach party “incorona” Calcinaro
Adesso però si pensi al futuro

IL PUNTO - Commenti e critiche. Nelle piazze e sui social il 'dopo Jovanotti' fa ancora discutere. Chi parla di occasione persa per Porto San Giorgio e chi plaude l'amministrazione Calcinaro

di Sandro Renzi

Non oso neanche immaginare quello che sarebbe potuto accadere se qualcosa, anche un minuscolo ingranaggio della complessa macchina organizzativa del Jova beach party, fosse andata per il verso sbagliato. Nelle piazze e sui social si sarebbe scatenata una guerra verbale senza quartiere tra chi l’evento lo ha voluto e sostenuto e chi lo ha snobbato e criticato. La stessa che, più misurata, in queste ore continua a tenere banco. Se alla vigilia “l’ansia da prestazione” ed il timore di poter toppare qualcosa avevano indotto i primi ad avere un atteggiamento indubbiamente più cauto, a festa finita i freni inibitori sono stati sciolti. Ed ecco l’indice puntato verso i detrattori, verso i gufi, verso chi ha remato contro dall’inizio, verso chi, più modestamente, del concerto se n’è fregato. Preferendo magari andare a mangiare una pizza in uno dei tanti chalet di Porto San Giorgio magicamente vuoti sabato sera. Non che i secondi non abbiano la loro dose di responsabilità nell’alimentare questo scontro e procrastinare questo stressante dibattito (chissà poi su cosa e perché?).

Legittimo e democratico criticare e prendere le distanze se non si è d’accordo (anche su questo evento), ma intestardirsi nel fare le pulci ad una macchina organizzativa che oggettivamente ha funzionato e bene, e continuare caparbiamente a fare confronti tra Fermo e Porto San Giorgio, tra quello che si poteva fare lì e quello che non si poteva fare, tra un treno perso dall’amministrazione Loira ed uno preso al volo da quella Calcinaro, francamente non ha più senso. Fermo e la sua giunta si godono un meritato successo. Hanno scommesso sul progetto e lavorato perché tutto andasse per il meglio. E questo grazie anche al silenzioso lavoro delle forze dell’ordine ed al coordinamento della Prefettura di Fermo. Il concerto è stato bello e le oltre 30mila persone si sono divertite. C’è chi orgogliosamente potrà dire un domani a suo figlio “io c’ero” e chi, altrettanto orgogliosamente, dirà “io non c’ero”. Il concerto di Jovanotti sarà ricordato sicuramente per essere l’evento dell’estate 2019. Forse neanche l’arrivo di Papa Giovanni Paolo II, prima a Fermo e poi al centro neocatecumenale di Porto San Giorgio nel 1988, riuscì a catturare tante persone. E’ giusto riconoscere questa volta i meriti a chi ha voluto che l’artista, toscano d’adozione, si esibisse a Lido di Fermo. Al netto dei ringraziamenti di prassi, degli applausi, delle lodi e degli autoincensamenti, dei “sermoni ambientalisti” che Jovanotti diffonde ad ogni concerto e di cui si potrebbe fare anche a meno perché la “coscienza” e l’attenzione per le tematiche legate all’ambiente sono assai più diffuse di quanto si pensi, anche tra i suoi fan, un dato su tutti resta. Ad aver vinto è Fermo. Ed il territorio? Quello, forse, è rimasto al palo. Chi è venuto appositamente da fuori per ascoltare Lorenzo Cherubini se n’è andato con altrettanta rapidità. Assai improbabile allora che lasciando il Fermano abbia portato via con sé qualcosa di queste terre e delle sue bellezze, concerto ed emozioni escluse, naturalmente. Poteva essere l’occasione di agganciare potenziali turisti se, e solo se, una cabina di regia unica avesse messo a sedere allo stesso tavolo, con largo anticipo, quanto meno le realtà comunali più vicine all’evento, da nord a sud. Al di là di quella che è stata la macchina organizzativa squisitamente tecnica e doverosa per accogliere 35mila persone. La festa è finita, l’ansia è scemata. C’è ancora tempo, ma non troppo, per ragionare insieme sul futuro turistico di questa provincia.

 

 


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