di Andrea Braconi
La salvezza e l’impegno nei confronti del prossimo sono i concetti chiave di un pomeriggio che Santa Vittoria in Matenano non dimenticherà mai. Con la festa per i 30 anni dalla fondazione e la presentazione della nuova ambulanza, la locale Croce Azzurra ha infatti toccato uno dei suoi punti più alti, alla presenza di tante istituzioni del territorio e, soprattutto, di numerose consorelle.
Tra i sindaci – oltre al padrone di casa Fabrizio Vergari, all’assessore regionale Fabrizio Cesetti e all’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, il vicario della Questura di Fermo Ignazio Messina e il maresciallo dei Carabinieri Marco Pede – anche Romina Gualtieri per Monsampietro Morico, Domenico Ciaffaroni per Montefortino, Marino Screpanti per Montelparo e Giorgio Grifonelli in rappresentanza del Comune di Montefalcone Appennino. Non poteva mancare Cesare Milani, direttore dell’Area Vasta 5 e primo presidente della Croce Azzurra.
Ma il nome riecheggiato con più forza è stato quello di Uberta, moglie del compianto Giuseppe Massi, guida della pubblica assistenza per ben 27 anni. A lei l’onore di tagliare il nastro della nuova ambulanza acquistata, sulla cui fiancata destra campeggia proprio il nome del marito. Un momento toccante, scandito dalle lacrime dei presenti e dal suono delle sirene delle ambulanze e dei mezzi delle altre Pubbliche Assistenze che non sono volute mancare a questo storico appuntamento: dalla Croce Gialla di Agugliano alla Croce Verde di Porto Sant’Elpidio, dalla Croce Gialla di Montegranaro alla Croce Verde di Fermo, dalla Croce Azzurra di Sant’Elpidio a Mare – Monte Urano alla Croce Verde Valdaso, dalla Croce Arcobaleno di Petritoli alla Croce Verde di Corridonia, dalla Croce Azzurra di Montalto Marche – Montedinove a quella di Porto San Giorgio, fino alla Misericordia di Montegiorgio.
“Nel discorso di saluto ai presenti alla festa dell’agosto 2017 – ha ricordato Roberto Tanucci, che ha sostituito Massi dopo la sua morte -, nelle righe iniziali il presidente faceva riferimento al terribile sisma che aveva colpito i nostri territori, all’ambulanza distrutta e a tutta la trafila mediatica e burocratica che erano venute appresso. Mi ritrovo qui nel 2019 a comporre un saluto, come nuovo presidente, dopo che un altro evento ha travolto la nostra associazione: la scomparsa del nostro amato presidente Peppe”.
Un traguardo molto importante, quello dei trent’anni. “Significa essere riusciti nel bene e nel male con fatica e dedizione a tenere fede ad un impegno, messo nero su bianco all’inizio del nostro cammino: quello di essere presenti sul territorio, considerato una zona disagiata, e di aver garantito nel tempo un servizio assistenziale essenziale per tutta la popolazione”.
Il merito, ha proseguito Tanucci, va a chi ha avuto l’idea di creare tutto ciò ma anche a tutti quelli che si sono impegnati per la crescita della Croce Azzurra: dai vari presidenti ai direttivi, fino a tutti i volontari ed il personale dipendente, “la parte viva dell’associazione”.
“Gli obiettivi che ci eravamo prefissati come direttivo sono stati per noi da considerarsi come raggiunti – ha tenuto a sottolineare il presidente -: la nuova autoambulanza e la creazione tramite l’affitto di alcuni locali di una nuova sede distaccata ad Amandola, oltre che il mantenimento dell’attuale servizio h24 a Santa Vittoria in Matenano e Amandola”.
E tante, ha ricordato, sono le sfide che attendono questa Pubblica Assistenza. “Una sempre maggiore affermazione sul territorio, con il coinvolgimento dei Comuni limitrofi; un continuo investimento nel rinnovare il nostro parco macchine in modo da poter rispondere nel più breve tempo possibile e con sempre maggiore competenza e sollecitudine alle esigenze quotidiane o emergenziali che ci si pongono dinanzi; in ultimi il cercare di far essere la Croce Azzurra sempre più fiore all’occhiello ed orgoglio della nostra comunità”.
Se Tanucci ha rimarcato l’impegno di chi fa fatto grande la Croce Azzurra, a Don Alessandro il compito di far riflettere i tanti fedeli presenti alla santa messa sul concetto di salvezza. “Il Signore dà un’esortazione: non è importante sapere se sono pochi o tanti a salvarsi, ma ci chiede di sforzarci, chiede impegno a favore del prossimo. Una lode va a questo trentesimo anniversario, soprattutto ai volontari e a coloro che operano e per l’accortezza che hanno verso le piaghe di ogni ferito. Ricordiamo che la fede staccata dalla realtà non è la vera fede e che l’amore di Dio si riversa nel prossimo, nelle nostre assemblee, soprattutto nelle persone più deboli”.
Sono tante le associazioni di volontariato, ha proseguito il parroco, che magari operano in maniera nascosta, con tanti sacrifici e senza ringraziamenti. “Perché hanno questa spinta? – ha domandato ai fedeli -. Hanno capito che l’amore fattivo è sempre quello che porta crescita”.
Un ricordo, Don Alessandro, lo ha riservato a Peppe Massi ma anche anche agli altri protagonisti delle Pubbliche Assistenze che sono scomparsi. “Persone che hanno operato a favore nostro” ha affermato, aggiungendo come tutte le associazioni stimolino la vita di ogni paese e siano da un lato un pungolo per le Amministrazioni, dall’altro una testimonianza e un esempio per tutti. “Fare del bene fa bene, il Signore ci esorta a non perdere tempo e ad impegnarci fattivamente” ha concluso.
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