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Il procuratore Lupacchini in Questura:
“Sarò sempre legato a Fermo, la prevenzione dei reati è fondamentale” (FOTO E VIDEO)

FERMO - Il procuratore generale della Corte d'appello di Catanzaro in visita nella sua terra natale: "I grandi investigatori intervengono quando fallisce la prevenzione, il vero fulcro dell'attività di polizia"

 

di Pierpaolo Pierleoni (foto Simone Corazza)

E’ arrivato in tarda mattinata, accompagnato dal questore Luciano Soricelli e dal prefetto Vincenza Filippi, il procuratore generale della Corte d’appello di Catanzaro, Otello Lupacchini. Originario di Lapedona, da 40 anni in magistratura, protagonista di alcune tra le più delicate indagini in Italia, ma anche scrittore e raffinato intellettuale, ha tenuto a visitare la questura di Fermo, un luogo che gli è caro, per molte ragioni.

Ad aprire il momento di incontro con gli agenti, il questore Soricelli: “Sono oonorato di ricevere la visita del dottor Lupacchini, uomo che ha svolto alcune delicatissime indagini, tra cui quella sulla Banda della Magliana. Ha pubblicato anche libri sul terrorismo e la criminalità organizzata, è un esperto di alto livello. Lo ringrazio perchè dà lustro a questa struttura. Un uomo molto legato alla provincia di Fermo, dove rientra sempre volentieri quando il lavoro ed il tempo glielo consentono. Voleva visitare questa struttura perchè gli ricorda qualcosa. Questo immobile ha ospitato il collegio della polizia di Stato, costruito nel 1960. Fermo fu scelta tra ben 43 città che si erano proposte, grazie all’impulso del generale Galli. Ringrazio i familiari del generale, che oggi hanno accettato l’invito a presenziare”.

Si congratula col questore il prefetto Filippi: “Mi complimento per aver voluto organizzare questo prezioso momento di confronto, ci onora la presenza del procuratore Lupacchini, che ben conosce questo territorio. Qui a Fermo ho trovato un ambiente ideale ed una efficace collaborazione tra tutte le forze di polizia, che hanno ottenuto risultati di tutto rilievo e svolgono un grande e costante lavoro nella prevenzione del crimine”.

Poi la parola al magistrato, che rimarca di vedere, nel Fermano, “sostanziali differenze con altri luoghi che frequento con consuetudine. Qui è risuonata una parola importante: prevenzione. Il vero problema non è tanto ottenere risultati concreti, che consacra il grande investigatore. Ma il grande investigatore interviene a sancire il fallimento della prevenzione. Un’attività oscura che non finisce sui giornali, va letta in filigrana nelle statistiche, ma rappresenta il momento fondamentale per una forza di polizia. Il vero tema, quindi, è quello di guardare non tanto ai successi investigativi, spesso certificazione di ciò che è accaduto e non doveva accadere, ma essere in grado di analizzare ciò che succede ed intervenire per riparare”.

Lupacchini ricorda poi al Cops. “Questa struttura nasce per volontà dal generale Galli e con l’impegno progettuale dell’architetto Messina. Fu caratterizzata da un’efficienza impensabile, la prima pietra è posta nel 1958 e la realizzazione dell’opera è del 1960. Quando iniziai il liceo nel 1967, questo collegio era attivo e molti studenti frequentavano le scuole del Fermano. Perchè tra 43 città fu scelta Fermo? La ragione fondamentale è che Fermo era all’epoca la città degli studi, aveva un istituto Montani in piena efficienza. Grandi intelligenze si sono affermate nell’attività imprenditoriale a cui quella scuola preparava. C’erano altre istituzioni culturali di altissimo livello. Questo è il motivo per cui si scelse Fermo. Non si parlò di tangenti nè attività sotto banco, l’allora sindaco Agnozzi svolse un grande lavoro per individuare i 12 ettari di terreno necessari a realizzare la struttura”.

Dopo l’intervento, l’omaggio del dottor Soricelli, con ul gagliardetto della Questura, la medaglia che ricorda i 100 anni dell’Aquila, simboli della polizia di Stato ed il libro Guardie, dedicato a tutte le vittime del terrorismo. Un dono che ha dato spunto a Lupacchini per un’ultima riflessione, salutata da uno scrosciante applauso. “Non bisogna mai perdere la memoria del nostro passato, di chi si è immolato per mantenere la democrazia nel Paese. La memoria non sia selettiva. Nell’attenzione selettiva si annida il diavolo, derubricando i morti a serie B, C e D, per consentire a qualcuno di giocare solo con alcuni morti di serie A per ingigantire la propria immagine, con l’eleganza del nano che indossa il mantello dei giganti”.

 


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