Il commissario Farabollini in scadenza:
“Si parla di Legnini come mio sostituto,
nel caso ci guadagnerò in salute”

SISMA - Il geologo treiese, che a fine anno concluderà il suo mandato, è intervenuto ieri sera a una conviviale a Monte Cavallo: "Ho la coscienza pulita, ci vorrebbero pieno poteri per gestire 138 comuni». L'ex vice presidente Csm in pole per l'incarico. E spunta pure un ricordo di Cesare Bocci all'amico Piero dopo la nomina alla guida della ricostruzione: «La vita è ingiusta, io sono vice di Montalbano da più di 20 anni"

 

Piero Farabollini ieri sera a Monte Cavallo

 

di Maurizio Verdenelli

Dopo Piero Farabollini? Giovanni Legnini, ex vicepresidente Csm, parlamentare abruzzese, sottosegretario, ex candidato governatore, proposto al premier Conte dallo stesso Pd abruzzese. La ‘notizia’, tratta dalla stampa regionale, la butta là con noncuranza lo stesso commissario alla ricostruzione post sisma. Succede tutto ad un incontro conviviale al ‘Nido dell’Aquila’, ieri sera a Monte Cavallo. «Il mio incarico si conclude a fine anno, poco fa ho saputo che sta circolando con insistenza il nome di Legnini come mio successore. Lo stato di emergenza verrà prorogato, io proprio non so, stando ai rumors. E se non otterrò la proroga, ci guadagnerò comunque in salute». E con amarezza, più volte ribadendo il calembour: «Sono in scadenza come una mozzarella». E’ il bilancio di un anno di lavoro per il treiese docente universitario voluto a sorpresa dal M5S davanti ad una platea fermana/camerinese costituita dal Club dei Cenatori presieduto dal notaio Alfonso Rossi (la partecipazione di Farabollini e del prof. Pietro Paolo Pierantoni, anch’egli docente Unicam è invece promossa da Roberto Santacchi).
«Ho la coscienza pulita, da geologo ho conoscenza profonda del territori. Tuttavia per gestire il cratere sismico con i suoi 138 comuni ci vorrebbero pieni poteri non solo una legge, la 189, che si spalma all’occasione seppure le situazioni ambientali siano diverse…». Un concetto cardine questo che lui accosta al caso del ponte Morandi, dove la politica ha fatto una scelta diversa rispetto a quella del terremoto del Centritalia. La platea incalza il commissario: quasi una fossa dei leoni. Ma Farabollini non ci sta, rivendica la bontà  dei suoi risultati nonostante intralci burocratici e difficoltà varie ed ordinarie.

Giovanni Legnini

«Perdipiù sono i vincoli culturali. Un esempio? La chiesa di S.Benedetto a Norcia puntualmente danneggiata ad ogni terremoto. E risanata ogni volta con criteri obbligati ma non risolutivi. Spese enormi senza alcuna sicurezza di stabilità antisismica”‘. “Sono entrato in carica, sostituendo l’attuale ministro Paola de Micheli, il 5 ottobre 2018. Il numero delle ordinanze era allora a quota 68. Ora siamo a 86. In proposito ricordo le oltre 500 prodotte ad oggi nel post sisma in Emilia Romagna…». Ancora: «Non è facile muoversi per quanto riguarda ad esempio, un bando di gara tra il codice degli appalti, la congruità Anac e la Corte dei Conti che può bloccare l’iter, com’è successo, ritenendo il bando stesso non scritto bene. Poi ci troviamo difronte a situazioni dove è risibile il numero dei progetti presentati rispetto al monte dei finanziamenti. E’ il caso del settore della residenza privata e degli impianti di copertura (tunnel, tensostrutture) per l’agricoltura e l’imprenditoria in genere. Pochi progetti e pure non pochi errori formali che ne impediscono il normale iter». Il commissario snocciola dati che per la loro esiguità destano perplessità nell’agguerrito uditorio del club dell’eclettico notaio elpidiense. «Stiamo lavorando adesso sulle scuole, attivamente. Per il resto e spesso la mia attività è quella di controfirmare le richieste dei vicecommissari: i quattro governatori del cratere sismico». E alla conviviale dei Cenatori, Farabollini offre altri elementi di riflessione sulla sua difficile vita da commissario: «Le Sae hanno registrato un improvviso rialzo dei costi. Dagli 800 euro per metro quadro si è passati a 6.500! Le macerie, poi. Una tonnellata nelle Marche ha un valore di 50 euro, 116 in Abruzzo».

Nella sala accanto, per la cena, c’è il sindaco di Muccia Mario Baroni reduce dall’aver incontrato Andrea Bocelli per il piano scuola che la fondazione sorta per iniziativa del tenore continua a proporre nell’Alto Maceratese. Calorosa stretta di mano con il commissario, ma tornando al suo raviolo diviso, tra gli altri, con l’ex coordinatore degli arbitri, Maurizio Mattei e l’ex presidente del consiglio comunale di Macerata, Massimo Pizzichini, Baroni si lascia sfuggire sottovoce un eloquente: «Speriamo però di poter accelerare con la ricostruzione…».

Il commissario Piero Farabollini

Prima di Farabollini, il prof. Pierantoni aveva illustrato come dopo tre anni, quattro sequenze e tante devastazioni, l’evento sismico nel Centritalia si stia lentamente esaurendo. «Per la ricostruzione tuttavia le ricette precedenti non sono stare prese stavolta in considerazione. Si è dovuto ricominciare tutto da zero. Inoltre le varie componenti e categorie interessate non hanno mostrato quella osmosi necessaria per operare al massimo» dice al cronista il geologo atteso in Albania per un importante progetto. E’ passata la mezzanotte quando Farabolini e Pierantoni lasciano Montecavallo. «Professore, se non lo confermano, le spetta comunque il posto di rettore” dice un ex contestatore di poco prima al commissario pronto a raggiungere nella notte il quartier generale di Rieti. «Faccio 7/8.000 km al mese. Ho già consumato l’auto di mia proprietà perché per il commissario la macchina di servizio non c’è a differenza dei suoi vice».
E a tal ….proposito, Farabollini aveva esordito ricordando un amico di corso all’Università. Un amico divenuto famoso «Si, Cesare Bocci. Da studenti Unicam abitavamo assieme. Cesare ha sempre passato regolarmente gli esami fino a quando l’amore per la recitazione non ha preso il sopravvento. Lasciando cosi’ l’università per Zanzibar, il programma tv con Bisio. Non ci siamo in ogni caso mai perduti di vista. E quattro anni fa, spinto da me, Cesare finalmente ha preso la laurea in Geologia. Sono stato io il suo relatore! E quando ho ricevuto l’incarico da commissario, gli ho telefonato. Lui, sostituto televisivo di Montalbano, scherzando mi ha detto: Piero, vedi che ingiustizia! In breve tempo tu sei diventato commissario, io da venti anni resto ancora vice!».

 


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