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Lavoro nelle Marche, Cgil:
“Assunzioni in calo,
i più colpiti sono i precari”

LAVORO - Santarelli: "C’è una frenata dell’occupazione nel Paese che, nelle Marche, è ancora più marcata e che mette a nudo i limiti di un’economia fatta di piccole imprese e di lavoro poco qualificato"

Giuseppe Santarelli

“Nei primi sei mesi del 2019, le aziende marchigiane hanno assunto 61mila persone, il 15,8% in meno rispetto allo stesso periodo 2018.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, elaborati dall’Ires Cgil Marche, la maggior parte dei assunzioni è con un contratto a termine o precario (91,4%), solo l’8,6% è stato assunto con un contratto a tempo indeterminato”. E’ il report fornito dalla Cgil Marche sui primi 6 mesi dell’anno in corso.

“La novità, dopo diversi anni, è che – continuano nell’analisi sul trend lavorativo dalla sigla sindacale – in tutte le tipologie di lavoro precario si registra una diminuzione dell’occupazione, tra l’altro già confermata qualche giorno fa dai dati Istat.
Le uniche tipologie che crescono in termini di assunzioni sono quelle del lavoro stagionale che tocca quota 11mila attivazioni (+6,4%) e del lavoro intermittente che raggiunge 12mila unità (+1,7%).
La forma comunque più utilizzata resta quella del contratto a termine (22mila) che però diminuisce rispetto allo stesso periodo del 2018 del 21,8%.

Per la prima volta, dopo oltre tre anni, si arresta la crescita del contratto di apprendistato che diminuisce del 4,3%, fermandosi a 3.205 unità. I contratti a tempo indeterminato, pari a 5mila assunzioni, diminuiscono del 4,8% ma nel complesso delle attivazioni accrescono il loro peso che, però, resta pari alla metà della media nazionale (15,3%).

Le cessazioni di rapporti di lavoro, nello stesso periodo, sono state oltre 43mila e diminuiscono del 15,5%. Tra le varie forme di contratto l’unica ad avere un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni è il tempo indeterminato, con -2.800 contratti: ciò significa che i contratti stabili attivati nel 2019 sono molto di meno rispetto a quelli cessati. Tra le altre forme di lavoro, tutte registrano invece un saldo positivo, anche il tempo determinato che però diminuisce rispetto al saldo dello stesso periodo dello scorso anno.

Le Marche sono la penultima regione d’Italia per percentuale di contratti a tempo indeterminato attivati nei primi sei mesi del 2019 (solo l’8,6% sul totale); registra un dato peggiore solo il Trentino Alto Adige (8,2%).
Inoltre, risulta essere la seconda regione per utilizzo di contratti di lavoro intermittenti, dietro solo all’Umbria e ben oltre il doppio della media nazionale.

Per quanto riguarda le trasformazioni dei contratti precari a tempo determinato, si registra un dato positivo in tutte le tipologie, con un aumento del 51% delle trasformazioni da contratto a termine, del 27% dei contratti intermittenti e dell’8% dei contratti d’apprendistato”.

Dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale Cgil: “I dati dell’Inps confermano quelli preoccupanti diffusi dall’Istat qualche giorno fa. C’è una frenata dell’occupazione nel Paese che, nelle Marche, è ancora più marcata e che mette a nudo i limiti di un’economia fatta di piccole imprese e di lavoro poco qualificato. Il calo degli ordinativi nei settori manifatturieri sta facendo aumentare il ricorso alla Cig e i primi a farne le spese sono i lavoratori precari, cioè i primi ad essere espulsi dal processo produttivo. E‘ così che si spiega il calo del 17% dei tempi determinati e la conferma giunge dall’aumento delle domande di Naspi (indennità di disoccupazione). L’unica nota relativamente positiva è che iniziano a vedersi gli effetti del decreto dignità sulle trasformazioni da contratti a termine a tempo indeterminato; effetti però attenuati e vanificati dall’andamento generale del mercato del lavoro”.


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