Il direttore dell’Asur Area Vasta IV, Licio Livini
di Andrea Braconi
Oltre 16.000 ricoveri all’anno per una popolazione provinciale che si attesta sulle 175.000 persone. Oltre 2,5 milioni di prestazioni ambulatoriali e più di 51.000 accessi al Pronto Soccorso. Quasi 2.000 casi di assistenza domiciliare e 560 posti letto di residenzialità. Ci sono anche 1.500 casi con dipendenza patologica trattati nell’ultimo anno ed un’attività di prevenzione che conta 28.000 vaccinazioni. E infine il monitoraggio su sicurezza alimentare, controllo degli esercizi e attività veterinaria.
Pillole di una sanità, quella dell’Area Vasta 4, che in questi ultimi anni ha rialzato la testa, pur tra mille difficoltà. E che vede profilarsi all’orizzonte anche la nascita di due nuove strutture ospedaliere.
Il direttore Licio Livini, intervistato dal direttore Paolo Paoletti ai microfoni di Radio Fermo Uno, non si è sottratto ad una lunga ed articolata riflessione sullo stato dell’arte, senza negare le criticità ma ponendo con forza anche i fattori positivi che hanno fatto registrare un potenziamento dell’offerta, sia in termini quantitativi che qualitativi.
LISTE D’ATTESA, QUEL PUNTO DI EQUILIBRIO
È innegabile come le prestazioni specialistiche ambulatoriali rappresentino un tema di grande attualità. “Come Regione e come aziende abbiamo cercato di concentrare tutti gli sforzi possibili. Il sistema sanitario pubblico è chiamato a fare la sua parte per dare risposte puntuali e appropriate, ma lo è anche chi fa la richiesta all’interno di un sistema di regole. La prestazione deve essere richiesta quando necessaria e quando serve a chiarire dei dubbi diagnostici, sempre rispettosa dei canali messi in campo. E anche il cittadino deve acquisire la risposta, mantenendo alto il senso civico”.
IL SISTEMA DI RISPOSTA
Concetti, questi, ribaditi nella conferenza stampa dello scorso martedì alla presenza del presidente Luca Ceriscioli e dei vertici dell’Asur Marche, in occasione della quale sono stati illustrati i risultati raggiunti nell’ultimo periodo. “Non siamo ancora alla perfezione, ma siamo sulla buona strada con un sistema di risposta in grado di fronteggiare circa il 98% di situazioni, sia con classe di priorità breve che differita. Sei mesi è invece il tempo massimo che ci siamo dati per le prestazioni programmate”.
PERCHÉ AUMENTANO LE PRESTAZIONI
Sull’aumento delle prestazioni, Livini ha affermato come questo sia frutto anche di percorsi come l’aumento dell’offerta e, quindi, maggiori disponibilità nelle agende di prenotazioni. C’è poi il discorso sull’appropriatezza per quanto riguarda i prescrittori, l’informatizzazione con la ricetta dematerializza che ha semplificato i percorsi e c’è anche la garanzia di una presa in carico per i pazienti cronici. “Si è creata una situazione favorevole ma abbiamo anche la possibilità della lista di garanzia, un elenco di prestazioni che al momento della prenotazione non siamo in grado di prendere in carico ma che vengono comunque garantite, prendendoci il tempo per trovare posti disponibili, magari per via di una disdetta o per un’offerta maggiore. Così quei pazienti vengono richiamati e riprenotati dove troviamo disponibilità”
UNA SANITÀ PARTECIPATA
Nel corso di questi anni è cambiato anche approccio dell’Area Vasta 4, con un rapporto più diretto ed una comunicazione più immediata anche grazie alle nuove tecnologie. “Questa direzione ha una convinzione: il fatto che la sanità è un bene della comunità e come bene deve essere tutelato e avere tanta attenzione. Non significa però che è un’entità isolata e distante dai propri cittadini. Anzi, ritengo debba essere un ente aperto, che comunica e che parla con la propria comunità. Occorre, quindi, un coinvolgimento di tutti i portatori di interesse, di tutte le forze, anche con sinergie tra enti siano pubblici, no profit o privati. Per questo ci sono tanti enti che fanno donazioni e sono di supporto per la nostra organizzazione, per questo mettiamo i nostri servizi a disposizione e intorno a questi vogliamo che sia partecipazione”.
TRA FIDUCIA E STRUMENTALITÀ
Ma tra gli obiettivi raggiunti c’è anche quello di una sanità uscita sempre più dall’ospedale, per incontrare la gente. E nonostante la presenza di detrattori che tendono a minare una fiducia, per Livini, è aumentata nei confronti degli operatori sanitari, l’azienda continua a credere nel dialogo. “Vogliamo che la gente ci conosca, ma vogliamo anche mettere in campo le nostre qualità e i nostri professionisti. Così facciamo anche iniziative fuori dall’ospedale, nei quartieri, nei paesi vicini, portiamo i nostri primari ad incontri con la popolazione. Viviamo un momento difficile e di ristrettezze che ci condizionano, ma cerchiamo di spingere al limite le situazioni e pur di garantire i servizi facciamo cose particolari, sempre all’interno della legalità. A me dà fastidio quando arrivano critiche e osservazioni che sanno tanto di strumentale, perché credo che invece vadano apprezzare le nostre professionalità e quanto riusciamo a mettere in campo”.
Positivo, perciò, resta il suo giudizio. “I nostri cittadini hanno la possibilità di andare anche nei territori vicini per qualche servizio che non abbiamo a Fermo. E se per avere qualcosa di specialistico occorre fare qualche chilometro in più, credo che i nostri cittadini riescano a capirlo”.
MALUS PER CAPIRE
Livini ha anche fatto il punto sul sistema Malus. “Vogliamo farlo passare come messaggio educativo e culturale. Lo vogliamo presentare come un aspetto di grande responsabilità, che deve avere il cittadino nei confronti di una prenotazione che sta in agenda e intorno alla quale c’è un sistema organizzato”.
Perché se il cittadino non disdice e non si presenta, ha rimarcato Livini, per chi ha organizzato la risposta quello diventa un momento fortemente negativo. “Per adesso non pensiamo di penalizzare o di chiedere indietro il danno, in prima battuta cerchiamo di capire perché l’utente non si è presentato, siamo propensi ad accogliere giustificazioni credibili. Se c’è però negligenza si arriverà in qualche maniera a chiedere conto al cittadino, ma prima di mettere in campo il risarcimento vero e proprio abbiamo altri passaggi su cui vogliamo muoverci”.
Circa il 30% dei prenotati, per diversi motivi, non si presenta alla visita. “Chi vuole una visita perché rappresenta una priorità ce l’ha, chi invece la vuole vicino casa e non si vuole spostare magari rischia di averla con tempi di prenotazione molto dilazionati. Non è sempre facile coniugare le esigenze delle persone con quelli che sono gli aspetti organizzativi. Capisco le esigenze delle famiglie, di persone che sono sole e che stanno in difficoltà, ma da una parte e dall’altra deve esserci buon senso”.
SE IL CITTADINO (NON) SCRIVE
In aumento, stando anche a quanto pervenuto quotidianamente alla nostra redazione, gli attestati di ringraziamento da parte di cittadini a chi ha prestato loro o ad un familiare un determinato servizio. “Ma il dato che risalta molto è che stanno diminuendo le lettere di critica e di disservizio. Questo vuole dire che, seppure con qualche limite, stiamo lavorando e operando sulla strada giusta, cercando di mantenene la qualità dei nostri servizi ad un buon livello”.
I MEDICI CHE MANCANO
Le critiche non mancano però sul fronte delle esternalizzazioni. “La nostra organizzazione è costretta a volte ad esternalizzare qualche servizio pubblico. Ricordo a tutti che pur chiamandoci azienda noi non produciamo, facciamo servizi affinché la gente possa stare bene e che a volte ci sono difficoltà oggettive. Perciò, abbiamo questi servizi esternalizzati perché in questo periodo storico troviamo un’estrema difficoltà nel reperire figure mediche, soprattutto in certi settori: mi riferisco al Pronto Soccorso, ai pediatri e ultimamente anche a figure di area medica come la psichiatria. Sono professionisti che non ci sono sul mercato e, pertanto, per garantire servizi ricorriamo ad aiuti esterni”.
Livini ha tenuto a precisare come il suo auspicio sia quello di fase transitoria. “Voglio sperare che siano situazioni momentanee, che non perdurino nel tempo, ma potrebbe anche essere un campanello d’allarme. Noi abbiamo difficoltà anche nelle coperture dei turni di guardia medica”.
Fondamentale, quindi, avviare una riflessione immediata. “Penso che università, ordini professionali, sigle sindacali e tutti quelli che hanno l’investitura e la possibilità di ragionare intorno a questi temi debbano iniziare a portare qualche soluzione, per guardare avanti e andare a coprire tante situazioni che al momento fanno pensare in negativo. Ma occorre farlo velocemente. Certo che i corsi di specializzazione delle università devono riorganizzarsi, certo che devono uscire più specialisti per quanto riguarda il settore dell’emergenza, i pediatri e altri. E certo che possiamo ragionare affinché gli specializzandi possano venire da subito a svolgere i tirocini di specializzazione presso le nostre strutture e retribuiti. Qualcosa va rivisto, togliendo anche alcune incompatibilità nei corsi di formazione per quanto riguarda la medicina generale. Insomma, alcune barriere vanno abbattute”.
UN OSPEDALE MODERNO, AL SERVIZIO DELLE MARCHE
Il nuovo, anzi, i nuovi ospedali, dicevamo: da un lato quello di primo livello e di rete che avrà sede a Fermo, in località Campiglione; dall’altro il cosiddetto ospedale di zona disagiata che verrà costruito ad Amandola.
Soprattutto del primo in questi ultimi giorni si parlato molto, anche in considerazione dell’annuncio di una visita al cantiere da parte del presidente Ceriscioli e dell’assessore Cesetti. “Sono state fatte tutte le opere di preparazione e bonifica, sia ambientale che bellica – ha ricordato Livini -. Ora siamo nella situazione di poter dire che partono i lavori veri e se come penso verranno rispettati i tempi (con una ditta che gode di ottima credibilità) avremo presto questa struttura. Struttura che viene seguita dalla Regione Marche: noi, infatti, abbiamo partecipato alla costruzione del progetto rimodellando le attività e proponendo un aumento della volumetria e dei posti letto. Abbiamo proposto un ospedale moderno, per intensità di cure, che si integra in maniera diretta con una rete di servizi di tipo territoriale e che dovrebbe superare il vecchio sistema dove si parla di reparti. Qui si parla di aree di degenza con bassa, media e alta intensità assistenziale, si parla di piattaforme tecnologiche, di area di day hospital e di area di day service. C’è un’impostazione moderna, con servizi aggiunti rispetto all’impostazione iniziale”.
Perché è questo il vero senso del nuovo ospedale, ha aggiunto. “Non è il fare muri nuovi, perché la struttura del Murri è a norma, con la sua certificazione antincendio, dove abbiamo fatto tanti lavori di adeguamento. Ma il nuovo ospedale guarda alla modernizzazione, alle nuove gestioni informatizzate e sarà al servizio di questa Area Vasta ma anche di tutta la sanità marchigiana”.
COSA STA CAMBIANDO
Nell’attesa, che si spera il più compressa possibile, sul Murri e sugli altri spazi si lavora da un punto di vista strutturale per ottenere la maggiore efficienza possibile. “Nei nostri piani di investimento, pur con i limiti in termini di risorse, uno spazio ad adeguamenti e rinnovamenti degli ambienti lo destiniamo sempre”.
Il riferimento è anche al punto prelievi di Via Zeppilli. “C’è stato un importante intervento di recupero degli spazi, riorientando anche i flussi delle persone e con aggiustamenti che sono anche più funzionali. Questo un servizio dove ogni mattina vanno circa 150 persone e che funziona all’interno di una rete. È un settore su cui non vengono segnalate criticità particolari e funziona con quanto c’è di collaterale, con un laboratorio centrale che si trova al Murri”.
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