di Marco Renzi
Quando diciamo Brasile immediatamente il nostro immaginario si connette con il calcio, il samba, il Carnevale e le spiagge infinite di un paese lontano e straordinario, contesti più che appropriati ed anche se spesso evocati sommariamente bisogna dire che sono pur sempre veri e validi. Effettivamente il Brasile è tutto questo e molto altro ancora: è anche la foresta Amazzonica, la miseria delle favelas, l’immensità delle sue metropoli, la multiculturalità e ancora avanti per pagine e pagine. Pur tuttavia quando diciamo Carnevale centriamo uno dei pilastri fondanti della Nazione, le immagini che ogni anno la televisione porta nelle nostre case raccontano solo in parte di questa festa che forse meglio di ogni altra racchiude l’anima di un popolo, Carnevale non sono solo le maestose sfilate nel sambodrono di Rio de Janeiro (struttura costruita appositamente per le sfilate del Carnevale) ma una passione che dura praticamente un anno intero.
In occasione del mio recente viaggio a San Paolo con “Teatri Senza Frontiere” ho avuto modo di vedere cosa può significare Carnevale in Brasile, come tutti sanno l’ossatura delle sfilate sono le famose “Scuole di Samba” e in una megalopoli come la città paulista ce ne sono davvero tante.
A fine settembre sono andato in una di queste, un gigantesco capannone, coperto solo nel tetto, grande più o meno come la Piazza del Popolo di Fermo dove a sei mesi dall’evento si fanno già le finali per stabilire quali sono gli elementi migliori da presentare alle sfilate di Febbraio, segno che già da tempo se ne parla e si fanno le selezioni preliminari. Accanto al palco una struttura a gradoni dove prendono posto oltre cento percussionisti, un maestro che dirige su un palchetto rialzato e altri due all’interno del gruppo, quando cominciano a suonare, per chi non è abituato, è come se un’onda anomala di energia improvvisamente si riversasse addosso rendendo impossibile restare fermi, ogni cosa attorno si muove, persone e cose, trascinati da un ritmo pazzesco gli allievi della Scuola cominciano a ballare il samba per uno spettacolo che non si può dimenticare, un vortice di movimenti che se solo provassi a imitare mi lusserei un’anca, ballano tutti: giovani, adulti ed anche anziani mentre i percussionisti battono duro per ore. Mi ha detto Padre Luigi Valentini, che ci ha ospitato, che il samba per questo popolo è molto più di un ballo, una sorta di benzina per la vita, che mette felicità, che accumuna, che abbraccia, che risiede nel dna della gente. Le percussioni sono l’anima di questi ritmi e creano un tappeto che come quello magico di Aladino ci fa volare, si sentono le influenze africane ma sono diverse, è una commistione unica e particolare, fatta da strumenti diversi e anch’essi specifici.
A Rio de Janeiro, città meravigliosa e immaginifica, abbiamo incontrato un fermano doc, Andrea Raccichini, 34 anni, da nove vive nella megalopoli carioca, dove si occupa di progetti sostenibili da sottoporre ad aziende che operano nel paese, cercando di convincerle che non conta sempre e solo il profitto ma che uno sguardo, oggi più che mai, va lanciato anche all’ambiente in cui tutti viviamo e alla dimensione sociale. Andrea, oltre a questo, si è portato in Brasile una passione che già a Fermo aveva coltivato frequentando Alfredo Laviano, che lui considera suo Maestro, quella delle percussioni.
Lo abbiamo incontrato la prima sera in un minuscolo locale di Copacabana, il “Bip Bip” (tradizionale locale della cultura carioca), un posto dove all’interno entrano i musicisti e poco altro, il pubblico è fuori, non dimentichiamo che qui il freddo come noi lo conosciamo non esiste, c’è un piccolo tavolo esterno con un signore che annota su un quaderno le ordinazioni delle birre che vengono, con molta calma, successivamente fornite. Andrea è lì, insieme ad altri cinque musicisti e suonano samba, un cartello fuori dal locale avverte che in quel posto sono passati mostri sacri della musica brasiliana quali Tom Jobim, Paulinho da Viola, Elton Medeiros, Beth Carvalho e anche moltissimi musicisti della gioventù brasiliana attuale che mantengono viva la cultura carioca.
Lui, senza timore, suona al Bip Bip il “surdo”, il “pandeiro” e il “tamborim” che insieme ad altre percussioni, di cui ignoro il nome, garantiscono quel tappeto sul quale poggia la musica delle chitarre e della voce. E’ un uomo col sorriso stampato in faccia Andrea, si è subito innamorato della musica brasiliana ed oggi suona in maniera continuativa in tanti locali, non solo, tiene pure dei corsi, una scuola per brasiliani che vogliono imparare le percussioni, lui, un fermano che impartisce lezioni sulle poliritmie di una delle musiche più belle del mondo a chi quelle musiche le ha create. Al termine del concerto, verso la mezzanotte, è andato al Salgueiro, importantissima Scuola di Samba di Rio, per una sorta, come quelle a San Paolo, di preparazione al Carnevale, perchè fa parte anche della big band di percussionisti Bateria Furiosa, suonano il “repique” e sfilerà nel mitico sambodromo Marquês de Sapucaí durante la settimana più pazza dell’anno, in Febbraio. Ci dice che lo ha fatto anche lo scorso anno e che è stata una grande emozione, erano circa 270 a suonare le percussioni per quella sola Scuola, la quale ha sfilato con quasi cinquemila persone e che a nella Sapucaí di Rio sfilano tutti i giorni, dal Venerdì al Martedì di Carnevale, dal tramonto fino all’alba, per dare a tutte le Scuole la possibilità di esibirsi e lui è lì, col suo sorriso timido che rivela una grande sensibilità e una simpatia contagiosa. Ci parla di Rio, della sua vita in Brasile, di Fermo dove ogni anno torna, del Carnevale che trasforma la città in una gigantesca magia di musica e ballo, perché al di là del sambodromo sono le feste nei vari quartieri, spesso spontanee, che danno quel colore unico al mondo a questo posto davvero meraviglioso.
Andrea ama Fermo, lo si capisce dalle sue parole, ma anche il posto dove sta vivendo, la sua musica, la sua gente, che riempie le strade, i bar e ogni angolo possibile ed anche immaginabile, vive questi due amori e non ci sfuggono i motivi, ma soprattutto Andrea è un fermano che è riuscito a suonare e a insegnare percussioni nella capitale mondiale del ritmo e della danza. Bravo Andrea.
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