di Pierpaolo Pierleoni
“Quanto vale l’ex Gigli?” E’ la domanda a cui il consigliere di Fratelli d’Italia Giorgio Marcotulli ha cercato di rispondere mercoledì sera, all’assemblea pubblica organizzata alla Piccola, per approfondire la vicenda relativa all’acquisto dell’ex cineteatro di piazza Garibaldi. Non erano tantissimi i cittadini presenti, una quarantina circa, tra cui diversi addetti ai lavori. Hanno partecipato tra gli altri il capogruppo del Laboratorio civico Alessandro Felicioni, la capogruppo del Movimento 5 stelle Moira Vallati, la coordinatrice della Lega Gioia Giandomenico,il coordinatore provinciale di Fdi Andrea Balestrieri, il leader locale di Casapound Francesco Pacini. Marcotulli aveva invitato anche il sindaco Nazareno Franchellucci e la proprietà dell’immobile, ma nessuno dei due ha presenziato all’incontro.
Una ricostruzione partita da lontano, quella dell’ex candidato sindaco, a ripercorrere tutte le tappe della vicenda, fino ad arrivare alle ultime novità, con la stima dell’Agenzia del demanio che ha indicato in 1,5 milioni di euro il reale valore della porzione d’immobile che il Comune era in procinto di acquistare, ben 440.000 euro in meno del corrispettivo pattuito.
“Non si può restare sorpresi per la valutazione effettuata dal demanio – nota Marcotulli – i segnali c’erano tutti”. Il consigliere ha ricordato il lungo iter. La stima dell’Agenzia delle entrate del 2015, che valutava l’intero immobile, prima del restauro, 430.000 euro. Poi la stima degli uffici comunali nel 2016, dopo l’accordo, tra Comune e proprietà del cinema, per la permuta tra ex Gigli e lotto di via Mameli. “Avviene a quel punto – continua Marcotulli – quello che ritengo il peccato originale. La valutazione del Comune per la parte di immobile da acquistare arrivò a 2.340.000 euro, pari a 3.300 euro al metro quadro. Già allora l’intera opposizione firmò una nota inviata all’Agenzia del demanio, evidenziando una cifra discordante con i prezzi medi di mercato, l’eccessivo costo di trasformazione, l’errore sulla corte esterna, calcolata per due volte. La sede territoriale dell’Agenzia delle entrate ritenne congruo quel valore, mentre il demanio chiese più volte chiarimenti”.
Si va avanti con il parere dell’Agenzia del demanio del 2017, che non entra nel merito e si limita a stimare 390.000 euro, alle condizioni in cui si trovava prima del restauro, la porzione da acquistare dell’ex Gigli. “Si fece però presente – ricorda il consigliere di Fdi – che non si sarebbe potuto spendere più di una somma tra 1.800 e 2.400 euro al metro quadro”. La disamina arriva poi al cambio di direzione, con la rinuncia alla permuta tra ex Gigli e lotto di via Mameli, due operazioni che proseguono distinte l’una dall’altra. “A quel punto – ricorda l’organizzatore dell’assemblea – il privato formula la sua proposta, chiede 1,9 milioni per la parte dell’edificio da vendere al Comune. Una richiesta che il Comune prende subito per buona, andando a firmare il preliminare di vendita, in attesa del parere di congruità del Demanio”.
E si arriva alla fase attuale, quando l’agenzia invia la sua perizia, nella quale la superficie complessiva che l’ente dovrebbe acquisire viene ricalcolata in 640 metri quadrati e non 690, viene azzerato il valore della corte esterna, per arrivare a una stima conclusiva di 1.510.000 euro. In conclusione, secondo l’esponente di minoranza, “abbiamo assistito ad una lunga serie di errori e sottovalutazioni. Il parere del demanio non è una sorpresa, c’erano tutti i segnali per capire che si sarebbe arrivati a questa situazione. Ora però non voglio limitarmi alla critica e mi chiedo anche cosa si debba fare. Stasera non abbiamo una enorme partecipazione, evidentemente non c’è tutto questo interesse sul fatto che il Comune stava spendendo troppo per comprare quell’edificio. Nessuno vuole che l’ex Gigli rimanga per anni inutilizzato. Per questo sono disponibile a sedermi a un tavolo e collaborare, se finalmente l’amministrazione deciderà di coinvolgere anche la minoranza e non commettere altri errori. Non sto discolpando nessuno, le responsabilità sono chiarissime, è evidente chi ha sbagliato. Ora però trovo più interessante trovare una soluzione per evitare che quell’immobile rimanga nell’abbandono per chissà quanto tempo”.
Si è poi aperto il dibattito, con gli interventi del pubblico. Tra questi, il capogruppo del Laboratorio civico Alessandro Felicioni, che invece si è mostrato lapidario. “Noi abbiamo sempre detto che si stava spendendo una somma eccessiva per questa compravendita. Non riteniamo di doverci sedere ad alcun tavolo o trattare con nessuno, c’è un parere dell’Agenzia del demanio che ha valutato quell’area 1,5 milioni di euro e quella è la somma che il Comune può spendere”.
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