Lo Spazio Grb è lieto di presentare Eternal landscape, esposizione personale di Siu Kim a cura di Piero 1/2 Botta e in mostra dal 2 al 5 di novembre.
Si tratta della terza mostra in Italia dell’artista sud-coreana, nella precedente del 2018 si è occupata degli aspetti sociali e antropologici delle manifestazioni visive legate alla proprietà privata in Corea. Quest’ultima è il risultato di una ricerca pittorica sull’idea di un paesaggio interiore.
“Parte di questo lavoro inedito – spiegano dall’organizzazione della mostra – è stato scelto appositamente per l’ambiente intimo dello Spazio Grb: un allestimento realizzato seguendo l’esempio della classica ‘quadreria’. I quadri sono esposti allineati tra di loro alle pareti e sospesi con delle guide fisse nell’unica stanza accessibile. Come d’uso presso certi mercanti nel XIX secolo, ma anche agli inizi di quello successivo (soprattutto nel dopo- guerra): trasformavano le loro abitazioni in vere e proprie gallerie private. Seguendo un ordine prestabilito, l’infilata delle opere presentate da Siu Kim si apre al confronto con due paesaggi di piccolo formato e realizzati da due artisti italiani del passato. Si tratta di due pittori che per convenienza definiamo ‘classici’. Il confronto con le loro opere, una tardamente impressionista e l’altra post-impressionista e di matrice vagamente ‘vangoghiana’, risulta interessante, se si pensa che questi esempi pittorici sono stati probabilmente realizzati dal vero, attuando un rapporto diretto con la natura. Questi pittori, immergendosi nella realtà fisica del paesaggi, cercavano di dare corpo a un’idea della natura, dall’aspetto bucolico e rasserenante. Questa è evidentemente la sola protagonista dell’evento. Nel dipingere un paesaggio, questo motivo oggi non è più sufficiente a motivare Siu Kim. Pur cosciente dell’impossibilità di rappresentarlo, la pittrice tenta comunque di rapportarsi alla natura o meglio di realizzare l’idea che ha di questa, nonostante sia pervasa da un sentimento di angoscia e frustrazione. Riconosce in fondo che il tempo storico non le permette più di contemplare, di soffermarsi sulle piacevoli variazioni cromatiche percepite en plein air, in certo senso il vezzo del mestiere, ma si arroga il diritto di una consapevolezza critica, anche attraverso l’espressione di un’autentica nostalgia per quel fare. In questo modo l’incapacità di contemplare la natura dal vivo, attraverso l’esperienza del quadro, diventa per lei un desiderio frustrato che trova espressione attraverso una negazione. Nelle pareti domestiche dove si raccoglie per lavorare, si manifesta in lei un’oscura emozione anti- naturalistica, un desiderio di rappresentazione ambiguo, fatto di disgusto per la pittura, ma anche di romantico piacere e di nostalgia per qualcosa che non comprende. Ciò è capace di muoverla verso una visione innaturale e interiorizzata del paesaggio, per realizzare un ritratto indefinibile di una natura sempre uguale nell’idea, ma non nella forma. Con la pittura Siu costruisce un ordine che, nel tentativo di realizzare la sua idea, perentoriamente annulla. I colori s’impastano l’uno sull’altro come trascinati dalla forza di una profonda nevrosi e nel quadro si perde la possibilità di ‘riconoscere’ la realtà. In questo senso il paesaggio dell’anima, il paesaggio interiore di un’anima inquieta che non trova pace, diviene eterno”.
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