Si è concluso il ciclo di incontri Quello che (a)i figli non dicono, una biennale sull’educazione che è diventata una ricorrenza per il nostro territorio, rivolta a tutti gli educatori, organizzata dall’Associazione Amici del Don Ricci, con il patrocinio dei Comuni di Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Provincia di Fermo, Ambito Sociale XIX, Famiglia Nuova, Arcidiocesi di Fermo, il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, Solgas, Cobit, Sergio Moreschini, DACA vetrine d’autore, e la collaborazione della Nuove Frontiera, della Parrocchia di Santa Caterina e CSV Marche.
“L’obiettivo dell’iniziativa – spiegano i promotori – è quello di educarci, come adulti, prendono sulle spalle le proprie responsabilità generazionali nella fase di maturazione dello smartphone e del tablet. Le analisi evidenziano la grave problematicità dei modelli di riferimento di fasce sempre più ampie e sempre più giovani di popolazione, che confliggono con quanto famiglia, scuola, Chiesa ed altre agenzie educative stanno proponendo soprattutto per una crescita equilibrata, umana e spirituale. Il tutto sta uniformando il modo di vivere, di pensare, di agire e anche la trasmissione della fede: e, questo, non sta interessando solo i più giovani, ma anche noi adulti”
Associazione che prosegue: “Gli incontri, tenutesi a Fermo presso la sala Montalcini del Complesso Sagrini, sono iniziati il 4 ottobre con il prof. Luigi Alici che ci ha parlato dei 3 buchi della rete: la realtà, il tempo ed i legami. Il prof. Alici, il cui intervento ha riscosso unanimi consensi da parte del numeroso pubblico presente, ci ha fatto comprendere il contesto entro il quale ci muoviamo e la novità che esso rappresenta, mettendo in evidenza l’inconsistenza dei legami che si “stringono” nella rete, amicizie che si aprono e si chiudono con un click, la confusione che si genera tra il mondo reale e quello virtuale, l’assenza della dimensione temporale Ci ha così introdotto alle problematiche che sono state approfondite nelle successive conferenze. Nella giornata di venerdì 11 ottobre ci siamo chiedesti se i nostri figli (e noi con loro) sono ancora liberi con lo smartphone in mano: apparentemente sì, ma il dott. Marco Brusati, che è anche il coordinatore di questo ciclo di conferenze, ci ha spiegato che non è esattamente così, perché i soggetti che decidono cosa passa nelle reti digitali sono pochissimi in tutto il mondo, solo 12”.
Associazione che aggiunge: “Gli smartphone non sono scatole vuote, ma barattoli pieni di contenuti preparati da persone che comunicano con noi, entrano in relazione con noi ed influenzano il nostro modo di vivere. Formalmente sono milioni ma spostando lo sguardo più a monte possiamo vedere che la gran parte delle relazioni mediali passano attraverso il filtro di un ristretto numero di soggetti, poche unità globali, che hanno finito per avere un potere enorme su ciò che si fa, si crede, si dice e persino…si pensa. Questo fatto interessa, in particolare, bambini e giovanissimi. Nel terzo incontro del 18 ottobre abbiamo affrontato con il dott. Diego Buratta, educatore professionale, esperto di dinamiche relazionali nell’età evolutiva. un tema molto concreto e legato a doppio filo alla diffusione dello smartphone: il bullismo ed il cyberbullismo. Nel quarto incontro del 25 ottobre ci siamo spostati un po’ di lato e affrontando il tema della fede nella società mediale: come viene raccontata e come viene, talvolta o spesso, mal raccontata o persino, ingessata e sterilizzata. E’ importante capire come parlare di temi come l’aborto, l’eutanasia, la famiglia, ecc., oggi nell’era mediale, sia tra noi adulti, sia con i nostri figli; la dott.ssa Martina Pastorelli, giornalista professionista ed esperta di comunicazione, fondatrice di #neldialogo, che ci ha raccontato come comunicare le grandi questioni etiche, sociali e morali sono oggi al centro del dibattito pubblico e protagoniste dell’informazione su Mass e Social Media”.
Giovanna Ferracuti presidente dell’associazione Amici don Ricci e Santurnino Di Ruscio de La nuova frontiera aggiungono: “Per le famiglie si tratta di una sfida educativa di primaria importanza: come prepararsi – e preparare i figli – a discernere i contenuti in una cultura dove è in atto una vera e propria rivoluzione antropologica? A relazionarsi con chi la pensa diversamente in un contesto multiculturale e iperconnesso, senza mai perdere di vista il bene comune? Ad interagire con la società secolarizzata mostrando bontà, verità e convenienza della proposta cristiana?”.
Il quinto e ultimo incontro si è tenuto venerdì 8 novembre, dopo il saluto introduttivo dell’Arcivescovo Rocco Pennacchio, è intervenuta Raffaella Iafrate, professore ordinario di psicologia sociale dell’Università Cattolica di Milano e membro del direttivo del Centro d’Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia introducendoci al tema della serata: “Educazione all’affettività”, un tema complesso e delicato. “Nella nostra società attuale ci troviamo davanti ad una cultura dominata da uno sbilanciamento a favore degli aspetti emozionali a discapito di quelli valoriali con una affettività sradicata dall’ethos, da una prospettiva di senso, percepita come pura saturazione di un bisogno, senza direzione e scopo, ridotta a puro sentimentalismo, a “ciò che si sente”, si prova. Anche a livello educativo si osserva tale equivoco sbilanciamento: gli affetti paiono non bisognosi di educazione”.
“L’etimologia del termine emozione ( ex-moveo) richiama un movimento individuale, che da “dentro” va “fuori”, mentre l’affetto (affectus da afficio forma passiva) significa “sono colpito, sono mosso” da qualcun altro, è un incontro con l’altro. Nell’emozione emerge la dimensione individuale, che sottolinea un “bisogno sa soddisfare”, senza spazio per l’incontro, mentre nell’affetto due persone si aprono all’ignoto, all’incontro. La relazione affettiva vive di tempi lunghi e necessita uscire da una visione egocentrata e proiettare gli affetti in una prospettiva che non può essere esaurita con scambi immediati e bilanci frettolosi, basati sulla pura risonanza emotiva”.
Con l’occasione invitiamo la cittadinanza a sostenere il Centro Educativo per Minori Opera Don Ricci, una eccellenza della Comunità Fermana e Marchigiana.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati