L’Istituto teologico inaugura
l’anno accademico: riflessione su chiesa
e diritti umani con Menozzi

FERMO - Alla cerimonia di apertura il sindaco Calcinaro e l'arcivescovo Pennacchio: "La scommessa è contemperare la società moderna con gli insegnamenti del Vangelo"

di Pierpaolo Pierleoni

E’ iniziata con i saluti introduttivi del sindaco Paolo Calcinaro, si è chiusa con dichiarazione di avvio delle attività dell’arcivescovo mons. Rocco Pennacchio, l’inaugurazione dell’anno accademico 2019/20 dell’Istituto teologico marchigiano. Un momento di riflessione e approfondimento, con la qualificata relazione del professor Daniele Menozzi, per discutere il lungo itinerario, attraverso la storia, del complesso rapporto tra chiesa e diritti umani. A coordinare i lavori ed avviare la giornata, il vicepreside dell’istituto, don Tarcisio Chiurchiù. Ad ospitare la cerimonia, la Sala dei ritratti del Palazzo dei priori, recentemente riaperta.

“Fa piacere accogliere qui alla Sala dei ritratti l’avvio del nuovo anno accademico – ha esordito il primo cittadino – L’istituto teologico marchigiano svolge una importante attività culturale a Fermo, una presenza che si sposa perfettamente con l’inserimento della città di Fermo nel circuito mondiale Unesco delle città dell’apprendimento, un riconoscimento alla qualità e varietà del percorso di studi che il nostro territorio offre”.

Quello proposto dal prof. Menozzi è stato un lungo percorso attraverso i secoli, che ha portato, via via, ad uscire dalla contrapposizione tra diritti dell’uomo e diritti di Dio. Un passaggio che secondo il docente di storia contemporanea alla Scuola Normale superiore di Pisa, passa per alcune tappe ed alcuni pontefici cruciali, a partire da Leone XIII, che agli inizi dell’800 “percepì l’isolamento in cui stava cadendo la chiesa e intuì l’esigenza di una proposta positiva, per riuscire a governare il consorzio umano. Per questo evidenziò come la dottrina ecclesiastica fosse custode ed interprete della legge naturale”.

Un iter che passa, nel secolo scorso, attraverso la tragica epoca dei totalitarismi. “Inizialmente forse la chiesa visse l’illusione di poter vedere riaffermato il diritto di Dio, invece i regini sostituivano la religione cristiana con una nuova religione secolare, con una sacralizzazione del nazionalismo, della razza, per quanto riguarda il nazismo, della classe, nel comunismo”. Il percorso tra religione e diritti dell’uomo attraversa tutto il Novecento, passa per la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu che, ricorda il docente, “Papa Pio XII non citò mai per tutto il suo mandato. Papa Giovanni XXIII per la prima volta espresse apprezzamento, evidenziandone anche degli aspetti distanti dalla dottrina cattolica”. Secondo il prof. Menozzi, un passaggio decisivo si ebbe con il trattato di Helsinki del 1975. “L’impegno della Santa sede per affermare, all’interno di quegli accordi, anche il diritto alla libertà religiosa, ha avuto un’importanza straordinaria. Non ci sarebbe stato il crollo del muro di Berlino, se prima non ci fosse stata Helsinki”.

Per finire, le contrapposizioni tra legge naturale e diritti umani riemergono anche durante il papato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, fino all’attuale pontefice. “Papa Francesco sollecita a considerare in modo più attento anche i nuovi diritti, come il rispetto dell’ambiente”. Al termine, diversi gli interrogativi posti dalla platea, tra storia ed attualità, al relatore, prima dell’atto finale.

“Mi congratulo con l’Istituto teologico marchigiano e con la sede di Fermo per l’ottima qualità dell’insegnamento ed il ruolo di promozione culturale” il breve saluto di mons. Piero Coccia, presidente della Conferenza episcopale delle Marche. La conclusione a mons. Rocco Pennacchio, che ha poi terminato il suo intervento pronunciando la frase di ufficiale apertura dell’anno accademico. “La riflessione teologica deve fornire apporti ai pastori per comprendere il nesso tra magistero, vangelo e diritti. La scommessa che ci attende è saper contemperare le esigenze della società moderna con la dottrina cattolica. Penso a Matteo 25, ad esempio (“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato”,ndr) dove Gesù mette in luce che alcune opere di giustizia caratterizzano il cristiano. Gesù non pensava all’attività della Caritas, voleva dirci che ogni essere umano ha diritto a determinate condizioni di vita”.


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