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Il Fermano si fa l’impronta ecologica
“Abbiamo violentato la natura,
adesso basta”

MONTE URANO - Le considerazioni emerse da un incontro sulla sostenibilità ambientale, al quale hanno preso parte l'assessore regionale Sciapichetti, il consigliere Giacinti e associazioni del territorio

di Andrea Braconi

Su un tema come la sostenibilità ambientale occorre agire. E subito. Perché se poi da un semplice ma significativo test come l’impronta ecologica (cioè la quantità di terreno necessaria per sostenere i nostri costumi che emerge dalla quantificazione di indicatori come il consumo di carne, frutta e verdura, latte ed altri alimenti, passando per quello di acqua, luce e gas, fino alle spese per il divertimento e all’utilizzo di mezzi pubblici piuttosto che auto) emerge come in questo territorio e nel resto del Paese siano necessari 2,7 ettari procapite per mantenere una sostenibilità, ecco che l’orizzonte diventa sempre più fosco. E che l’acqua alla gola, come quella sollevatasi lungo le nostre coste nelle scorse settimane, diventa sempre più incalzante.

“Un conto è parlare e basta, un conto è fare le cose. Va di moda il termine ambiente, fare sit in, ma poi bisogna essere conseguenti e pensare a questo tutti i giorni”. A parlare è il consigliere regionale Francesco Giacinti, che in occasione di un incontro nella “sua” Monte Urano ha ricordato la scelta di creare un parco fotovoltaico pubblico oltre un decennio fa. All’epoca Giacinti era sindaco del Comune calzaturiero e Moira Canigola, presente all’incontro, aveva il ruolo di vice. “Noi siamo stati protagonisti di quell’investimento, che è cosa ben diversa da tante repliche di Comuni che hanno prestato qualche terreno con impianti installati poi da soggetti diversi. La nostra era una progettualità complessa, che è costata di molti studi, attività e problematiche da risolvere prima della realizzazione”.

Ecco perché parlare non basta più. “È ora di fare qualcosa. E se non lo fa un’amministrazione comunale o regionale chi è che deve occuparsene? Sono scelte di campo, che devono fare i conti i con numeri della popolazione e le sue esigenze. Per questo è importante adottare regole, normative e fare investimenti che vadano in una direzione di salvaguardia”.

A spiegare la scelta di un incontro dedicato a queste tematiche l’assessore comunale Loretta Morelli. “Questo è solo il primo momento di un ciclo di serate su temi di attualità. Per noi questo è molto importante non solo perché è di moda e viene cavalcato, ma perché è una questione politica: mi riferisco ad una lunga tradizione che abbiamo come amministrazione su questo tema e, in particolare, proprio all’impianto fotovoltaico realizzato durante la Giunta Giacinti, un progetto ambizioso e lungimirante. Oggi vogliamo continuare con progetti importanti, come già fatto con l’efficientamento energetico della pubblica illuminazione. E questo incontro vuole attivare un contatto più forte con la cittadinanza, nell’ambito di progetto che svilupperemo nel 2020 con le scuole e le associazioni del territorio”.

E a testimoniare il lavoro del volontariato del Fermano sono stati invitati Paolo Concetti dello Slow Food e Carlo Baleani di Legambiente. Il primo, nel ricordare il trentennale della nascita dell’associazione internazionale “fondata a Torino da un gruppo di ragazzacci capitanati da Carlo Petrini”, ha fatto cenno alla sostenibilità ambientale nell’arco della produzione degli alimenti. “È importante dare il giusto riconoscimento non solo da un punto di vista economico ma anche sociale a chi produce. C’è poi la nostra consapevolezza nella scelta del prodotto, che è un gesto che guarda al futuro. Perché il cibo non è solo quello che mangiamo, c’è tutto un mondo dietro”.

Oltre all’impatto di aziende agricole che oggi, in zone come Stati Uniti, Asia e Africa, hanno dimensioni e dinamiche simili ad industrie, Concetti ha posto l’accento sul tema della biodiversità. “Si tratta di una parola diffusa per lanciare qualsiasi tematica legata all’ambiente, ma in realtà nasconde aspetti molto interessanti, è la ricchezza della vita sulla terra, un’assicurazione per il nostro futuro”.

Ma in questa fase storica come sta esattamente il pianeta? “Da molto tempo ci sono grandi difficoltà – ha spiegato Baleani, membro del direttivo del Circolo Legambiente di Fermo e da un mese anche del direttivo regionale – al punto che come titolo per il nostro congresso nazionale abbiamo scelto ‘Il tempo del coraggio’, proprio perché abbiamo bisogno e necessità di fare delle scelte. E prima delle scelte delle amministrazioni vengono le nostre scelte: dobbiamo cambiare il nostro stile di vita e diminuire i consumi, anche se non è facile”.

Spostando lo sguardo sul Fermano, Baleani ha voluto lanciare un allarme su rifiuti e inquinamento. “C’è ancora difficoltà nel fare la raccolta differenziata. Dal rapporto di Italia Oggi, realizzato insieme all’Università La Sapienza sullo stato della qualità della vita nelle 107 province italiane, per noi emergono risultati non molto incoraggianti, al punto che la nostra provincia si piazza al 100° posto, quindi tra le ultimissime. Nel Fermano nel campo della differenziata siamo solo al 53,7% nel 2019, con 534 chili di rifiuti di produzione annua, circa 1,5 chili al giorno procapite”.

Altro dato preoccupante è quello delle polveri sottili, con una media annuale di 41 microgrammi metrocubo, quando il valore di legge è di 40. “Il dubbio però è come siano stati rilevati questi numeri, considerando che qui non c’è una centralina. E se questo strumento non c’è, se le istituzioni non se ne dotano e subito, su cosa facciamo le nostre valutazioni?”.

A chiamare in causa le istituzioni per il loro ruolo cruciale anche Angelo Sciapichetti, assessore regionale all’Ambiente. “Serve un confronto serio, ognuno deve fare la propria parte per invertire la rotta. C’è una sensibilità incredibile su questo tema, anche se è chiaro che a livello comunale, provinciale o regionale non possiamo pensare di frenare i cambiamenti climatici. Ma una cosa è certa: così come abbiamo fatto fino ad oggi, violentando la natura, non possiamo più andare avanti. E dobbiamo cambiare stile di vita”.

Sicuramente l’attività nelle scuole, anche grazie alle associazioni di volontariato, permette di veicolare informazioni determinanti alle nuove generazioni, formandole e responsabilizzandole, ma per l’assessore segnali come la fragilità del territorio, a partire dal costante rischio di dissesto idrogeologico, non possono più essere ignorati. E alla domanda su cosa abbia fatto in questi anni l’ente più importante, cioè proprio la Regione da lui rappresentata, Sciapichetti ha parlato di un bicchiere mezzo pieno. “Sulla differenziata siamo una delle regioni più virtuose, oramai la media regionale ha superato il 70%, con punte in alcuni Comuni superiori all’85%”.

Restano, però, le difficoltà sul versante impiantistica. “Abbiamo fatto una battaglia epocale contro il Governo di Centrosinistra guidato da Renzi, quando nel Milleproroghe stabilì che ogni regione doveva avere un inceneritore. Siamo stati gli unici a fare ricorso al Tar perché la ritenevamo una follia: nella nostra realtà non era assolutamente possibile realizzarlo e siamo riusciti a bloccarlo”.

Numerose le leggi approvate dalla stessa Regione guidata da Ceriscioli, come quella sulla tariffa differenziata per quanto riguarda la raccolta, che in via sperimentale verrà utilizzata in alcuni Comuni. “Ci permetterà di fare un ulteriore passo in avanti, come la legge sulla Plastic Free che in Italia abbiamo fatto tra i primi, anticipando la normativa europea. Sono esempi che vanno nella direzione di cambiare modo di comportarsi”.

Poi c’è tutta la partita dell’energia alternativa, con l’assessore che evidenzia (anche attraverso esempi concreti, come la mancata nascita del parco eolico nei dintorni di Camerino) come l’Italia resti ancora un Paese “che predica bene e razzola male”. “Denunce e ricorsi per 13 anni, poi la necessità di rifare il progetto perché nel frattempo le tecnologie a disposizione erano cambiate, e poi altre denunce e ricorsi: così diventa difficile, se non impossibile, amministrare. Noi adesso stiamo spingendo molto sull’elettrico per la mobilità, con un territorio da infrastrutturare. Abbiamo esentato dal bollo tutte le macchine elettriche e per quelle a metano la riduzione è del 50%. Inoltre, finanziamo 44 centri di educazione ambientale, realtà dove vanno i giovani, si formano, fanno attività di volontariato insieme alle associazioni”.

Un focus l’assessore lo ha fatto anche sulla cosiddetta economia circolare, ricordando da un lato la nascita di 23 centri di riuso, dall’altro la scelta virtuosa rispetto alle altre regioni del centro Italia colpite da terremoto di recuperare le macerie. “Sono state 690.000 le tonnellate di macerie raccolte ad oggi, recuperate e riutilizzare secondo un principio di economia circolare al 99,2%”.

Ma alla luce dei continui cambiamenti climatici, la priorità resta la messa in sicurezza del territorio. “Per fare questo serve un piano pluriennale che Governi nazionali di qualsiasi tipo non hanno mai voluto capire. Penso anche alle scogliere e ai fiumi: bisogna intervenire anche in maniera energica per mettere in sicurezza un territorio e questo creerebbe anche lavoro. Certo, ci vogliono decine di miliardi, serve un piano pluriennale a 10 anni”.

Proprio sull’urgenza dell’installazione di scogliere lungo la costa marchigiana, Sciapichetti ha puntato però il dito sulle scelte dissennate fatte negli scorsi decenni. “Abbiamo fatto costruire gli chalet a 5 metri dall’acqua e oggi legittimamente i proprietari chiedono di essere tutelati. Ma servono 3 milioni di euro a chilometro e se consideriamo che mancano da coprire ancora 60 chilometri di costa, ecco che diventano necessari 180 milioni”.

Da qui, perciò, l’urgenza di un grande lavoro per un cambiamento culturale, con un’avvertenza. “Dobbiamo fare attenzione non dobbiamo mettere in contrapposizione il tema del lavoro e quello dell’ambiente, come purtroppo sta avvenendo nel caso dell’Ilva di Taranto. Occorre trovare un’intersezione tra i due argomenti”.

Non è bastato a smorzare le preoccupazioni neanche l’annuncio da parte di Concetti che, a breve, nascerà il primo presidio Slow Food della provincia di Fermo, inerente la cipolla rossa di Pedaso. Un passo importante, sicuramente, ma inserito in un contesto ancora deficitario e carico di problematiche, che richiama le istituzioni, tutte, ad un cambio di passo epocale. E soprattutto celere.


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