Il generale Aiosa ricorda il conflitto
a fuoco del ’77: “Quel giorno lo Stato
ha vinto, non dimentichiamolo”

FERMO - Il generale è tornato a Fermo per i funerali del maresciallo Coppola e ricorda il conflitto a fuoco del 1977:"Non è superfluo ricordare che una pericolosa banda di criminali fu azzerata, il sacrificio non fu vano"

di Pierpaolo Pierleoni

E’ tornato a Fermo, ieri pomeriggio, per onorare il ricordo di un collega con cui ha condiviso anni di lavoro nell’Arma. Per lui è stata l’occasione per ritrovare un territorio a cui resta legato, ma anche rivivere momenti che rimangono scolpiti nella storia del Fermano. Il generale dei carabinieri Rosario Aiosa era presente ieri pomeriggio ai funerali del maresciallo maggiore Salvatore Coppola. Entrambi vissero il terribile, doppio conflitto a fuoco del 18 maggio 1977, costato la vita all’appuntato Alfredo Beni ed al maresciallo Sergio Piermanni. Per aver guidato i suoi uomini nel fronteggiare e catturare una pericolosa banda di criminali, il generale Aiosa, all’epoca comandante della compagnia di Fermo, ferito gravemente in quella sparatoria, è stato insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Quel drammatico episodio ogni anno viene ricordato, sia a Porto San Giorgio che a Civitanova Marche, i due scenari in cui i militari persero la vita. Secondo il generale, andrebbe posto maggiormente l’accento sul valore dell’operazione portata a termine dai carabinieri in quell’occasione. “Spesso, quando si ricorda il sacrificio di Alfredo Beni e Sergio Piermanni, si dimentica di evidenziare il contesto in cui morirono. Invece è un aspetto fondamentale. Quel 18 maggio pagammo un prezzo altissimo, ma lo Stato ha vinto. Una banda di pericolosi delinquenti del clan dei catanesi, evasi e pluriomicidi, venne completamente azzerata. Quattro criminali rimasero uccisi nello scontro a fuoco, due vennero arrestati. Non è così frequente che una banda venga totalmente fermata. Per quell’operazione vennero concesse 3 medaglie d’oro e due medaglio d’argento al valor militare, non ci sono altri casi nella storia dell’Arma dei carabinieri di un numero così consistente di riconoscimenti al valore per una stessa operazione”.

Aiosa ricorda inoltre che “nel bagagliaio dell’auto che fermammo, la famosa Volvo, c’era un vero e proprio arsenale. Esplosivo, fucili a canne mozze, ma anche corde, cappucci ed altre attrezzature per le attività della banda, dalle rapine all’estorsione, fino al sequestro di persona. Si trattava degli stessi autori dell’omicidio del commissario di polizia Vincenzo Rosano a Torino, alcuni mesi prima”.

Una precisazione, quella del generale dell’Arma, “che non mira a cercare il plauso di nessuno. Credo però sia una riflessione opportuna. Complessivamente in quel 18 maggio furono impegnati 10 carabinieri e l’intera organizzazione criminale, composta da 5 componenti della banda più un basista, venne azzerata. Parliamo di alcuni dei più pericolosi delinquenti attivi in quel momento in Italia. Tengo a ricordarlo perchè si dovrebbe andare oltre la commozione ed il rimpianto per due giovani servitori dello Stato uccisi. Il sacrificio di quegli uomini non fu vano: in quell’occasione lo Stato ha vinto”.

Tornare a Fermo per le esequie del maresciallo Coppola, che Aiosa ricorda come “un carabiniere esemplare, ma anche un amico ed una splendida persona”, per il generale è stato anche l’occasione per vedere alcune persone conosciute in quel 1977. “Ai funerali ho incontrato il nipote dell’allora presidente dell’Avis di Porto San Giorgio. Dopo quel conflitto a fuoco, l’Avis si mobilitò per trovare sangue da donare ai militari rimasti feriti e vi fu una straordinaria partecipazione della collettività, in poche ore venne raccolto un quantitativo di sacche che probabilmente sarà bastato per anni interi. E’ solo una delle tante testimonianze della straordinaria vicinanza che la comunità dimostrò verso l’Arma e le istituzioni”.


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