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Obiettivo sanità trasparente
“Ma la legge non previene la corruzione”
Serve più dialogo con i cittadini

FERMO - Videoconferenza tra Direzione generale dell'Asur Marche e le cinque Aree Vaste nell'ambito della nuova Giornata della Trasparenza

di Andrea Braconi

Rendere i numerosi percorsi socio sanitari sempre più trasparenti, efficaci ed efficienti. Un obiettivo che l’Asur Marche si è dato e che è stato rimarcato dai vertici della sanità regionale in occasione della 5a Giornata della Trasparenza. Un’iniziativa sviluppata in videoconferenza con la Direzione generale e le varie Aree Vaste, tra le quali quella fermana diretta da Licio Livini.

Ad aprire il pomeriggio Nadia Storti, neo direttrice dell’Asur, che ha salutato anche le associazioni intervenute. “Spesso non riusciamo a trasmettere tutte le cose che facciamo nelle nostre strutture e questo può generare perdita di fiducia. A noi giornate come queste servono invece per capire se stiamo andando nella direzione giusta. Riuscire ad avere un legame forte con cittadino e associazioni ci permetterebbe di migliore il nostro percorso”.

Prima azienda unica delle regioni in Italia, quella marchigiana contiene all’interno del proprio sistema una certa complessità per quanto concerne il territorio. “Mentre nelle strutture ospedaliere abbiamo la possibilità di avere una mappatura precisa delle attività e degli esiti, nel territorio troviamo difficoltà. Valutare così la percezione diventa più difficile”.

Altro aspetto importante sono i Dipartimenti di Prevenzione, attività che secondo Storti deve essere fatta con chiarezza, trasparenza, rispetto delle norme ma, soprattutto, con la partecipazione delle migliaia di dipendenti dell’Asur Marche. “È un percorso di tutti, un patrimonio a nostra disposizione”.

Sui numeri si è soffermato il direttore amministrativo Pierluigi Gigliucci. “Abbiamo 10.340 dipendenti del comparto, 2.408 per quanto riguarda la dirigenza. Inoltre, ci sono 1.395 tempi determinati, di cui 1.086 di comparto e 309 nella dirigenza. Siamo tutti volti a trovare un’organizzazione migliore all’interno di un sistema in evoluzione e che chiede sempre nuove attività”.

La sanità gioca un ruolo pesante in termini di bilancio regionale, con un’incidenza di circa l’80%. “Dal 2015 al 2018 la disponibilità del fondo ha avuto un incremento pressoché costante, arrivando a poco più di 2,4 miliardi di euro. Di pari passo c’è stato un aumento dei costi di gestione all’interno di un quadro economico e di compatibilità dei servizi”.

La vera sfida, ha affermato, è trovare la quadratura rimanendo efficienti. “Dal 2015 gli investimenti sono cresciuti, con una flessione a partire dal 2018. Parlo di investimenti sia a livello tecnologico che strutturale, in un sistema che fa una programmazione triennale delle proprie attività”.

Del Piano di Internal Audit, vale a dire lo strumento di supporto alla pluralità dei controlli espletati, sia interni che esterni, ha parlato la dottoressa Lucia Cancellieri. “Sono già state individuate le aree prioritarie di intervento e c’è un perfezionamento continuo dei processi, dando conto delle non conformità attraverso gruppi di lavoro e di controllo con verbali nei quali vengono indicate anche eventuali prescrizioni, oltre al follow up per verificare se il perfezionamento è stato raggiunto. Se facciamo verifiche, infatti, abbiamo contezza di certi gap procedurali dove può annidarsi materia per l’anticorruzione in generale”.

Un piano, ha aggiunto, a valere per l’anno successivo, e che vedrà anche un’integrazione all’incirca a metà percorso. “L’azienda è aperta ad eventuali osservazioni o suggerimenti sugli aspetti migliorabili” ha assicurato.

Di grande impatto il suo passaggio sulla possibilità di corruzione all’interno del sistema. “Noi non possiamo esercitare alcuna attività di coercizione della coscienza: in sostanza, chi vuole delinquere delinque. La legge anticorruzione non è in grado realmente di prevenire la corruzione. Questa passa per una forma di educazione e di rispetto civico sulle quali non possiamo entrare, passa per l’affrancamento della gestione dalla politica ma è una problematica che il legislatore e soltanto lui deve risolvere. Ricordo il Decreto Madia, che riguardava la dirigenza e che voleva assicurare la massima trasparenza nelle nomine, ma che era in realtà una formula vuota dentro la quale passavano scelte politiche”.

Normative che in passato la stessa Cancellieri aveva stigmatizzato perché, dal suo punto di vista, non darebbe alcuna garanzia. “La gestione della sanità dovrebbe essere affrancata dalla politica, invece se andiamo ad analizzare le normative la vede protagonista principale e attrice delle scelte. Prepariamo bellissimi piani anticorruzione, facciamo le verifiche, facciamo il follow up ma questo non ci salvaguarda. Il problema, infatti, è un altro. Ma noi ce la mettiamo tutta e ci prendiamo responsabilità molto pesanti per un fatto commesso da altri”.

Cristina Omenetti, referente dell’Internal Audit, ha sottolineato come entro l’anno la bozza di piano verrà approvato con le prime indicazioni su controlli specifici che verranno successivamente effettuati. “L’obiettivo è verificare l’adeguatezza dei sistemi di controllo interno. Si tratta di un’azione di miglioramento e omogenizzazione di un’azienda struttura come la nostra, anche per capire quali sono le cosiddette best practice. La rete è formata da 1 responsabile e da 10 referenti: 5 per la trasparenza che coincidono con i dirigenti Urp e 5 per la corruzione che coincidono con i dirigenti affari generali e contenziosi”.

A Sonia Piercamilli l’onere di descrivere il ciclo della performance, al quale tutte le Aree Vaste sono tenute a dare trasparenza. “Anno per anno abbiamo visto i risultati raggiunti e gli obiettivi che ci eravamo assegnati” ha tenuto a precisare, prima di illustrare i risultati del 2018, anche inerenti la spesa farmaceutica territoriale, l’assistenza ospedaliera e la prevenzione vaccinale.

Un percorso condiviso dalle associazioni presenti, che hanno ribadito l’importanza del coinvolgimento della società civile. “I cittadini sono sentinelle fondamentali per collaborare – è stato detto – ma bisogna trovare dei canali di comunicazione più efficaci, entrando nelle case delle famiglie. Rinnoviamo l’invito ad accelerare su questo profilo, perché manca il contatto con il cittadino”.

“Dobbiamo curare tutto il lavoro che facciamo, che è pauroso come mole, e come lo facciamo – è stato concluso -, facendolo arrivare all’utente finale”.


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