Il Terminal capolinea del mondo:
in mostra gli inediti di Mario Dondero
“È stato un grande fermano” (FOTO)

FERMO - Grande partecipazione di pubblico all'interno del Terminal dedicato al fotoreporter. Trasatti: "Era giusto e doveroso aprire con una mostra a lui dedicata"

di Andrea Braconi

Mario è stato un grande fermano. Lo ha rimarcato con forza il sindaco Paolo Calcinaro in occasione dell’inaugurazione della mostra con scatti inediti del fotoreporter, scomparso nel dicembre 2015, alla presenza di centinaia di persone. “Quando Mario ci ha lasciati – ha affermato rivolgendosi a Laura Strappa, che di Dondero è stata compagna di vita – ce l’eravamo promessi di dargli un omaggio”.

Un’esposizione fortemente voluta dall’assessore Francesco Trasatti, all’interno di quel Terminal dedicato proprio a Dondero. “Oggi diamo una visione di questo spazio nella sua versatilità. Era giusto e doveroso aprire con una mostra a lui dedicata, che era stato oggetto delle chiacchierate insieme a Pacifico e Laura” ha sottolineato il vice sindaco.

“Come Regione – ha proseguito l’assessore regionale Fabrizio Cesetti – insieme all’Amministrazione comunale abbiamo voluto il recupero di questo luogo importante e strategico. È un luogo centrale per la città capoluogo di provincia, la porta di ingresso e di uscita. Ho conosciuto Dondero in autobus quando ero a Roma nei miei anni da parlamentare. Siamo scesi a Castro Pretorio e abbiamo fatto due passi insieme verso Via Nazionale. Ci siamo poi rivisti altre volte. C’è stata in seguito la grande soddisfazione per la realizzazione della Fototeca provinciale, voluta fortemente dall’allora assessore provinciale Buondonno. Questa è una mostra che fotografa la memoria, ma che ci dà anche una proiezione verso il futuro”.

Caterina Melappioni della Sovrintendenza archivistica Umbria e Marche ha ricordato come l’Archivio Mario Dondero sia stato dichiarato rilevante interesse nazionale su interessamento del Gabinetto del Ministro Franceschini nel 2016. “È un patrimonio immenso di più di 600.000 scatti, materiale che ha bisogno di essere curato e conosciuto. Un archivio importante, per il quale vogliamo continuare a collaborare”.

A chi nel 2011 ha permesso l’inizio di questo progetto, vale a dire gli stessi Cesetti e Buondonno, è arrivato il ringraziamento, sentito, di Pacifico D’Ercoli, responsabile della Fototeca provinciale. “Senza di loro questo viaggio non avremmo potuto farlo. Lavoriamo a questo archivio da diversi anni e sul database abbiamo 276.000 scatti inseriti. Sono state scansionate circa 2.800 diapositive e selezionate 15.000. È un lavoro in itinere, per il quale c’è ancora molto da fare. Quando Francesco ci ha chiesto di fare una mostra abbiamo detto subito di sì, prendendola come una sfida. A parte 10 file già elaborati, il resto è tutto materiale ricercato, scansionato, restaurato e stampato in un brevissimo periodo di tempo. Il merito di tutti gli amici e volontari con il quale portiamo avanti questo lavoro”.

Fernando, Roberto, Diego (il responsabile scientifico), il vice presidente Andrea e due ragazzi dell’Università di Macerata ospitato per alcuni mesi: questi “gli eroi” che D’Ercoli ha omaggiato, prima di salutare Laura Strappa. “Il suo apporto è fondamentale, soprattutto sui quei 15 anni dei quali Mario non ha lasciato traccia per quanto riguarda la catalogazione. Lei è l’unica memoria che puoi aiutarci per risolvere alcuni enigmi. La mostra è una selezione dei gruppi sui quali avevamo lavorato negli anni passati. Per ogni gruppo ci sono 10 scatti in bianco e nero che raccontano Irlanda, Cuba, Africa, scuola, teatro e artisti incontrati da Mario. Inoltre, abbiamo scelto e stampato 8 fotografie in formato 80×120, per far vedere come il Mario a colori sia un materiale ancora da scoprire e far vedere”.

Grande, quindi, è la soddisfazione per il risultato raggiunto, oltre che per la preziosa collaborazione con Sistema Museo. “Oggi sulla mostra è uscito un inserto sul Corriere della Sera e dentro c’è anche una foto di bambini che vanno a scuola nella campagna di Reggio Emilia. Quelli siamo noi della nostra generazione che abbiamo vissuto il fango e lo sforzo con cui bisognava andare a scuola, non so come siamo diventati ma abbiamo voluto studiare”.

Un’ultima annotazione sulla contiguità con il lavoro portato avanti da Dondero. “Quando siamo andati a cercare i negativi e abbiamo trovato i provini, l’80% erano tutti segnati da Mario ed erano quelle che possiamo definire le sue scelte. Ci fa piacere continuare ad interpretare il pensiero e lo spirito di Mario”.

In un parallelismo tra Matera e Fermo, Laura Strappa ha sottolineato come i piccoli centri non abbiano bisogno di comprare le grandi mostre per diventare attrazioni. “Possono invece adottare una cultura orizzontale, prodotta dal lavoro delle persone che ci sono. E in questa mostra c’è stato questo lavoro orizzontale. Credo che all’interno della nostra piccola comunità ci sia un’immensa ricchezza di persone appassionate, che amano condividere le cose e non solamente per farsene vanto. Alla fine quello che viene fuori un lavoro fatto insieme e non solo per la città di Fermo. Le foto di Mario spaziano moltissimo e come lui sosteneva il fatto di avere un paese dietro vuol dire avere i piedi per spaziare nel mondo”.


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