La Croce azzurra in prima linea
nel sisma in Albania, il ‘grazie’
del centro volontariato Emergenza civile

PORTO SAN GIORGIO - Il presidente Belleggia: "Un ringraziamento davvero gradito perché sta a significare che il nostro contributo è stato utile ed apprezzato, nel pieno spirito di collaborazione nei momenti di difficoltà che, per noi, non conoscono confini perché la sofferenza e il soccorso non hanno limiti o barriere"

Loro, quelli della Croce azzurra di Porto San Giorgio, lo hanno fatto per spirito di servizio, per solidarietà. Perché rientra nella mission della pubblica assistenza che non prevede solo l’emergenza e i servizi quotidiani a disposizione dei cittadini. E il grazie della controparte non si è fatto attendere. Stiamo parlando del ringraziamento ufficiale del presidente del Centro di volontariato di Emergenza civile Albania, Nebi Mucaj, alla pubblica assistenza sangiorgese guidata dal presidente Gilberto Belleggia, che ha consegnato un attestato alla Croce azzurra per l’aiuto fornito nei giorni del tragico sisma che ha colpito il paese balcanico a fine novembre.

La Croce azzurra è scesa in campo fornendo aiuti, donando abiti e un’ambulanza “non più utilizzabile dal nostro sodalizio – spiegano proprio dalla Croce azzurra Porto San Giorgio – stando alle normative attualmente in vigore”.

Nel certificato ‘di apprezzamento’ del centro di volontariato di Emergenza civile si legge infatti: “Alla Croce azzurra, per il prezioso contributo nell’aiutare gli albanesi colpiti dal potente terremoto. Per i valori umani che trasmettono agli albanesi, per il loro enorme aiuto e la loro volontà di essere buoni vicini non solo nella gioia ma anche negli eventi così tragici”.

Ad accogliere il presidente albanese, una delegazione di militi dell’Azzurra con, in testa, proprio il suo omologo Belleggia: “Un ringraziamento davvero gradito perché – spiega Belleggia – sta a significare che il nostro contributo è stato utile ed apprezzato, nel pieno spirito di collaborazione nei momenti di difficoltà che, per noi, non conoscono confini perché la sofferenza e il soccorso non hanno limiti o barriere”.


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